Tecnologia&Legge

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2019-10-27

Il giorno dopo che sono arrivato dal Kazakhstan, il mio studente aveva organizzato la sua partecipazione a un convegno organizzato dalla Facoltà di Legge dell’Università di Milano per esporre la sua esperienza da miner di bitcoin (fatta nel tirocinio sotto la mia supervisione). Ora il mio studente si laureerà alla triennale di Informatica a Dicembre …

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Il giorno dopo che sono arrivato dal Kazakhstan, il mio studente aveva organizzato la sua partecipazione a un convegno organizzato dalla Facoltà di Legge dell’Università di Milano per esporre la sua esperienza da miner di bitcoin (fatta nel tirocinio sotto la mia supervisione). Ora il mio studente si laureerà alla triennale di Informatica a Dicembre ed avrebbe dovuto parlare di fronte a riconosciuti esperti delle blockchain. Non potevo lasciarlo solo. Quindi, nonostante la stanchezza accumulata nel viaggio, l’ho accompagnato al convegno. Durante il viaggio abbiamo discusso della presentazione. E’ andata benissimo: tutti pensavano fosse uno studente di PhD, non uno studente della triennale. E’ un degno rappresentante della nuova generazione di studenti: molto in gamba e molto agguerrita. Peccato che difficilmente rimarranno in Italia. Prendiamo il mio studente: una ditta d’Informatica Italiana lo pagherebbe 1500 Euro al mese, all’estero, con le sue capacità, raggiungerebbe facilmente e velocemente i centomila Euro all’anno. Se non si aumenteranno gli stipendi dei lavori altamente qualificati, l’unico futuro possibile per i nostri figli sarà quello di fare i camerieri. Il convegno sulle blockchain è stato decisamente interessante. Sono abituato a convegni tecnici, dove si discute di fattibilità tecnica e non di fattibilità giuridica. Giammai noi informatici-matematici ci interrogheremmo se uno smart contract sia legale o meno. Per noi ha la stessa validità di un contratto scritto a mano. Tanto non ci capiamo niente lo stesso. Simmetricamente, un esperto di legge generalmente non riesce a capire cose tecniche anche se basilari. Ad esempio è ovvio che un “hash” non permette la ricostruzione del documento da cui è derivato. I giuristi non conoscono le possibilità delle tecniche e i tecnici non conoscono le limitazioni che la legge pone ad uno sviluppo incontrollato della tecnologia.

blockchain rischi

Sono però convinto che i giuristi non tengano giustamente in conto il carattere trans-nazionale della tecnologia, l’aspetto anarcoide e libertario presente necessariamente nel DNA di uno scienziato e la globalizzazione ormai in atto nel mondo terracqueo. Molti sviluppi tecnologici legati alle blockchain sono sicuramente in contrasto con le linee della giurisprudenza mondiale: basti pensare al diritto dell’oblio, in quanto le blockchain scolpiscono nei blocchi che formano la catena informatica informazioni in modo permanente ed immutabile, e la privacy. Risulta inoltre assolutamente naturale usare questa tecnologia per “rankare” non solo ristoranti ed hotel ma anche gli esseri umani. Basta considerare l’esperimento del Social Credit cinese (dove a seconda del ranking avuto, i cinesi possono godere o meno di diritti e privilegi). Ora, per quanto ci possa apparire immorale, se queste scelte porteranno vantaggi competitivi importanti alla nazione che accetterà l’implementazione di nuove tecnologie, tutte le altre saranno costrette a seguire a causa della globalizzazione. Se, ad esempio, grazie al ranking del genere umano, si verificasse che i delinquenti vengano effettivamente isolati e messi in condizione di non nuocere, sarebbe difficile che tale approccio non venisse esteso progressivamente dappertutto. La storia dell’umanità ci ha fatto accettare l’idea di privare della libertà i delinquenti con il carcere, figuriamoci se non ci adatteremmo dell’idea di mettere un “label” di classificazione per distinguere gli onesti da quelli che non lo sono. A parere di un tecnologo come me, la Legge non è un valore assoluto, è il risultato di un contratto sociale condiviso. Se la tecnologia ha la potenzialità di cambiare le condizioni al contorno, anche la Legge dovrà necessariamente cambiare. Certamente è vera anche l’implicazione contraria: la Legge dà una direzione di cui lo sviluppo tecnologico non può non tenere conto. Legge e Tecnologia devono andare assieme, nessuna delle due può pensare di dominare l’altra. Il futuro sarà un interplay fra di loro. Il tumultuoso sviluppo tecnologico può essere regolato ma non fermato dal Legislatore.

bitcoin mining

Durante il convegno ho però capito che i due mondi sono ancora distanti. I “legulei” non capiscono che noi scienziati siamo come degli artisti. Facciamo le nostre “opere” per esprimere noi stessi, per superare le barriere del tempo. Pitagora, grazie al suo Teorema sarà famoso in eterno. Satoshi Nakamoto, quando ha creato il codice del Bitcoin, probabilmente non l’ha fatto non per guadagnare ma per creare un’opera che potesse durare per sempre e che soddisfacesse il suo desiderio di fama eterna (esattamente come per un artista). Noi “tecnologi” invece siamo ingenui, non capiamo le logiche di marketing. Perché mai FaceBook ha cercato di introdurre una stable-money come Libra quando tutti i tentativi analoghi fatti in precedenza erano stati inesorabilmente bocciati dalle autorità competenti? Noi tecnici non siamo in grado di dare una risposta. Mentre gli esperti di Legge ce l’hanno pronta semplicemente ed evidentemente una ben architettata operazione di marketing, risposta “pratica”e logica, ma molto lontana dalla mentalità di un tecnologo…

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