Lo studio della UIL che demolisce la “flat tax” a tre aliquote

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-13

Beneficio solo per pochi lavoratori dipendenti e pensionati: a 30.000 euro di reddito il beneficio sarebbe di 41 euro mensili, a 20.000 di solo 15 euro. Un supersconto, di oltre 3.000 euro, si avrebbe solo con redditi superiori a 100.000 euro, che riguardano l’1,18% dei dipendenti e pensionati

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L’ipotesi di una ‘flat tax‘ a tre aliquote, circolata in questi giorni, avrebbe un beneficio solo per pochi lavoratori dipendenti e pensionati: a 30.000 euro di reddito il beneficio sarebbe di 41 euro mensili, a 20.000 di solo 15 euro. Un supersconto, di oltre 3.000 euro, si avrebbe solo con redditi superiori a 100.000 euro, che riguardano l’1,18% dei dipendenti e pensionati. A fare i conti è uno studio della Uil. “La simulazione dimostra – è scritto nel rapporto – che per oltre 16,7 milioni di lavoratori, il 76,87% del totale, l’impatto sarebbe nullo o minimo”.

Lo studio della UIL che demolisce la “flat tax” a tre aliquote

Il M5S ha rispolverato la proposta di semplificazione del sistema portando le aliquote da tre a cinque:23% per redditi da 10 mila a 28 mila euro; 37% da 28 mila e uno a 100mila euro; 42% oltre i 100 mila euro. I tre scaglioni verrebbero accompagnati da un ampliamento della no tax area (da 8mila a 10mila euro) e, in presenza di figli, anche fino a 26 mila euro. Lo studio della Uil ha confrontato l’ipotesi di una revisione dell’Irpef per i soli redditi da lavoro dipendente e assimilati con una riduzione a 3 del numero delle aliquote: 23% per lo “scaglione” di reddito compreso tra i 10.000 € e i 28.000 euro; 37% per lo “scaglione” di reddito compreso tra i 28.000 e i 100.000 euro; 42% per lo “scaglione” di reddito superiore ai 100.000 euro. L’elaborazione mostra che con la sola riduzione dell’Irpef a 3 aliquote non si genera alcun impatto per i redditi fino a 15.000 euro lordi annui, che caratterizza il 18,91% di pensionati e lavoratori dipendenti, in totale 4,1 milioni di persone. Pochi benefici, invece, per la fascia tra i 15mila e i 29mila euro di reddito, che rappresenta il 57,96% dei contribuenti con redditi da lavoro dipendente e da pensione. Su questa fascia, che contiene 12,6 milioni di dipendenti, la riduzione è contenuta.

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Irpef reale e ipotesi flat tax (Il Messaggero, 9 luglio 2019)

A 20mila euro l’anno le tasse calano da 4.800 e 4.600 euro l’anno, in pratica di 200 euro l’anno, 15 al mese. A 25 mila euro le tasse scendono di 400 euro l’anno, a 30 mila di 540 euro l’anno, che diventano 41 euro di alleggerimento al mese considerando le 13 mensilità contrattuali. Superata questa soglia i redditi diventano più alti e il numero di dipendenti e pensionati cala. Tra i 29 mila e i 100mila euro di redditi ci sono 4,7 milioni di dipendenti e pensionati (il 21,89% del totale). Per loro lo sconto passa progressivamente da 590 euro (a quota 35.000 euro di reddito) a 1.890 euro l’anno (sugli 80 mila euro). Un alleggerimento consistente arriva invece per i redditi dei dipendenti e dei pensionati più ricchi, quelli sopra i 100mila euro. Si tratta quasi di mosche bianche: 258mila contribuenti, pari all’1,18% del totale dei dipendenti. Per loro lo sconto supera i 3.000 euro. Dai 3.090 euro di minori tasse per quelli che guadagnano 100mila euro, si sale ai 3.290 dei contribuenti a 120mila euro, per passare a 3.390 di quelli a 130mila euro, e toccare i 3.590 euro a quota 150.000 euro.

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