La morte “naturale” di Imane Fadil

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-13

Il sospetto era che Imane Fadil fosse morta per avvelenamento da sostanze radioattive e si parlò per qualche tempo della pista del cobalto ionizzato. Sebbene il timbro della procura non sia arrivato, gli specialisti sembrano non avere dubbi e sono pronti a escludere qualsiasi tipo di avvelenamento

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Imane Fadil non è morta per avvelenamento di sostanze radioattive. La modella marocchina testimone chiave dei processi Ruby deceduta il primo marzo scorso, nel letto dell’ospedale Humanitas di Rozzano dopo un mese di agonia, disse di essere stata avvelenata prima di morire, ma le indiscrezioni sulla consulenza dei medici che hanno analizzato il suo caso fanno propendere per la morte naturale.

La morte “naturale” di Imane Fadil

Il sospetto era che Imane Fadil fosse morta per avvelenamento da sostanze radioattive e si parlò per qualche tempo della pista del cobalto ionizzato. Sebbene il timbro della procura non sia arrivato, gli specialisti sembrano non avere dubbi e sono pronti a escludere qualsiasi tipo di avvelenamento. Sia da sostanze naturali che da sostanze radiattive. A questo punto si apre un nuovo scenario, su cui i pubblici ministeri Luca Gaglio e Antonia Pavan, coordinati dall’aggiunto Tiziana Siciliano, dovranno concentrare le loro indagini. Di che tipo di morte naturale si tratta? Che responsabilità hanno i medici dell’ospedale Humanitas di Rozzano nella mancata diagnosi della malattia che avrebbe portato al decesso della ragazza?

imane fadil ruby rubacuori

Spiega oggi Repubblica che negli oltre cento giorni in cui sono state effettuate le analisi gli esperti le hanno provate tutte.

Prima per escludere l’avvelenamento da sostanze radioattive, poi per spiegare l’anomalo quantitativo di metalli ritrovati nel sangue della ragazza. Nelle ultime settimane la procura ha infine nominato nel team guidato dall’anatomo patologo Cristina Cattaneo una nuova figura tecnica, quella di Francesco Scaglione, farmacologo clinico del Dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia dell’università Statale di Milano che lavora anche all’ospedale Niguarda. Il suo lavoro, in corsia, è quello di affiancarsi ai medici per lo studio delle terapie per malattie rare e tumori, oltre che analizzare eventuali effetti collaterali da farmaci.

Il dipartimento di studi in particolare si occupa dei tumori del sangue, ovvero le leucemie. Proprio una delle ipotesi prese in considerazione: Imane Fadil fu ricoverata all’ospedale Humanitas per un’aplasia midollare, cioè quando il midollo osseo non è più in grado di produrre le cellule sanguigne. Fenomeno che può essere spiegato sia con un avvelenamento che con una vasta gamma di malattie, tra cui alcune patologie autoimmuni. Tra le altre malattie su cui gli esperti si erano interrogati nel caso di Imane c’era anche il Lupus.

Imane Fadil e il bunga bunga

Luca Sommi sul Fatto scriveva tempo fa che Imane Fadil il 6 aprile 2018 gli aveva rivelato di aver scritto un libro sulle notti di Arcore, intitolato “Ho incontrato il diavolo”:

Il suo racconto in quel caffè milanese arrivò a un risvolto incredibile anche se lucido, chiaro, tutti i dettagli al posto giusto. D’un tratto le parole che non ti aspetti: “In quella casa ho visto presenze strane, sinistre. Là dentro c’è il Male, io l’ho visto, c’è Lucifero”.

Poteva essere presa per pazza, ma lei no, non ne volle sapere di indietreggiare: “Non mi importa niente di cosa dirà la gente.E racconterò tutto, ma lo farò più avanti. Devo solo finire il mio libro”. Già, il suo libro, dedicato alla vicenda Berlusconi e Arcore. Cercava un editore, qualcuno che avesse il coraggio di pubblicarlo.

Emilio Fede invece non credeva all’ipotesi di avvelenamento: «Francamente, le dico, non ci credo. Non penso che fosse depositaria di tali segreti da spingere qualcuno a ucciderla. Chi ha frequentato di più Arcore è un signore ancora vivo che si chiama Emilio Fede. Io sono stato allontanato da Mediaset in quattro e quattro otto, senza neppure la liquidazione. Se avessero avuto problemi il testimone potevo essere io. E lo sono…».

Imane Fadil ad Arcore

Paolo Colonnello sulla Stampa scriveva che il file del libro adesso è nelle mani della Procura che finora, a quanto pare, non ha trovato nulla di particolarmente sconvolgente nei racconti un po’ confusi di questa ragazza:

Il cui omicidio, dovuto a un mix di sostanze radioattive difficilmente reperibili in commercio, assomiglia più a un’esecuzione di quelle messe in atto da qualche potente servizio segreto che a una vicenda legata alla semplice prostituzione o a qualche ricatto sessuale. Che senso aveva uccidere Imane Fadil adesso? Dopo che aveva testimoniato innumerevoli volte, dopo che aveva raccontato in video e nelle interviste le cose più assurde e stravaganti sulle sue esperienze nella villa di Arcore?

In una delle ultime interviste, rilasciate al Fatto Quotidiano esattamente l’aprile di un anno fa, Imane raccontò persino di essere convinta che nella magione di Berlusconi si fosse insediata una setta satanica composta quasi solo da donne diaboliche e che nei sotterranei vicini alla piscina vi fossero magazzini con lunghe tuniche servite più per delle messe nere che per i “bunga bunga” e una stanza tutta buia dove svolgere chissà quali orgiastici riti. Non che qualcuno in Procura l’avesse presa sul serio

Imane Fadil aveva frequentato la villa Casati Stampa ad Arcore, per un po’ aveva taciuto, poi s’era rivolta all’avvocato Danila De Domenico ed era andata in procura, per raccontare ciò che sapeva. I suoi interrogatori fanno parte dei fascicoli processuali.

Imane Fadil ad Arcore

Le sue confessioni hanno permesso di svelare i dettagli delle serate hot di Arcore che hanno portato a far esplodere, nel 2011, il caso Karima El Marough e al processo – oggi al filone ‘Ruby ter’ – con imputato Silvio Berlusconi. Allora 25enne, Fadil partecipò a otto ‘cene eleganti’ e durante alcune di queste, a suo dire, vide di tutto: spogliarelli, palpeggiamenti, travestimenti bizzarri, ma anche pagamenti generosi per l’intrattenimento. Dopo qualche tempo si presentò in procura per raccontare tutto, non omettendo nomi e cognomi delle ‘olgettine’. Le sue accuse messe a verbale, vengono ripetute a processo nel 2012.  Invitata da Lele Mora ed Emilio Fede, ricostruisce davanti ai giudici le serate a casa Berlusconi: ricorda Nicole Minetti e Barbara Faggioli che ballano vestite da suora, Iris Berardi travestita invece da Ronaldinho, fino al siriano che voleva mandarla ad Arcore in cambio di denaro. Al pm racconta di aver partecipato alle serate “perché ero disperata, lavoravo poco e ambivo a incarichi importanti”, poi in un’intervista a Il Fatto quotidiano, nell’aprile 2018, svela: “E stata una cosa devastante, impossibile descriverla. All’inizio ero sola contro tutti, nessuno credeva alla mia versione”.

Dopo le sue rivelazioni sul ‘Bunga bunga’, “Non riuscivo neanche a uscire di casa, mi è stata fatta terra bruciata intorno: la gente pensava fossi una prostituta, ho perso gli amici e quei pochi lavoretti che avevo. Ho vissuto un periodo di forte depressione, piangevo sempre, ho anche perso i capelli a causa del forte stress”, racconta la giovane marocchina. “In quella casa accadevano oscenità continue. Una sorta di setta, fatta di sole donne. In quella casa ci sono presenze inquietanti. Là dentro c’è il Male, io l’ho visto, c’è Lucifero”, dice ancora. A distanza di nove anni dallo scandalo Ruby, – testimone nel primo processo, parte civile nel secondo – viene esclusa come parte civile dal processo Ruby ter (14 gennaio scorso) e non trattiene la sua rabbia davanti al Palazzo di giustizia.

“Ho sempre detto la verità al contrario degli altri e ho respinto tantissimi tentativi di corruzione da parte di Silvio Berlusconi e di tutto il suo entourage”, spiega mostrandosi ancora fiduciosa nella giustizia e desiderosa di pubblicare il libro sulla sua vita. Dopo solo 15 giorni viene ricoverata in condizioni gravi all’Humanitas nel reparto di terapia intensiva, e poi in rianimazione fino al decesso avvenuto il primo marzo. Prima di morire ha detto al difensore e al fratello di avere il timore di essere stata avvelenata. Per capire la causa esatta della morte è stata sequestrata la salma ed “è stata disposta l’autopsia, che dovrebbe essere seguita a breve”, spiega il procuratore capo di Milano Francesco Greco. “Non c’è una diagnosi precisa sulla morte, “ma dalle analisi emerge una sintomatologia da avvelenamento”, rimarca il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Esito degli esami tossicologici che la clinica Humanitas “ha prontamente comunicato agli inquirenti” che ora indagano per omicidio volontario.

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