Economia
Il fallimento della strategia di Salvini sui “clandestini” da rimpatriare
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-09-10
Dal primo gennaio solo 4mila rimpatriati. Il ministro: con questi ritmi servono 80 anni
«Per come sono messe le cose oggi ci vorranno ottant’anni per rimpatriarli tutti»: è stato proprio Matteo Salvini, ieri ai microfoni di RTL, a certificare il fallimento della strategia di Matteo Salvini sui clandestini da rimpatriare. Il ministro dell’Interno ha dovuto ammettere che quello che prometteva in campagna elettorale, ovvero cinquecentomila rimpatri annui, è irraggiungibile anche se chissà quanti fessi ci avranno creduto al momento del voto. Anzi, tecnicamente i “clandestini” – come li chiama il ministro – sono aumentati proprio a causa della politica del ministero, che stringe sui permessi d’asilo ma poi non può rimpatriare rapidamente chi è fuori dalle regole.
Nell’infografica pubblicata oggi dal Corriere della Sera su dati del Viminale si scopre che dal primo gennaio al 2 settembre 2018 sono appena 4.269 gli stranieri rimandati nei Paesi di provenienza e non risulta che da giugno — cioè dall’arrivo dell’attuale governo— ci sia stata un’impennata. Anzi. Gli Stati con i quali l’Italia ha accordi sono sempre gli stessi e per tentare di ampliare la rosa si sta percorrendo la strada delle intese di polizia che comportano un impegno economico meno oneroso e soprattutto hanno un percorso più veloce. Conclude Fiorenza Sarzanini:
L’anno scorso sono stati rimpatriati complessivamente 6.514 stranieri. La media rimane dunque costante e secondo gli esperti sarebbe un successo arrivare a 10mila persone ogni anno. Per questo si sta cercando di incrementare le partenze verso Bangladesh e Pakistan, ma anche per il Sudamerica, ad esempio il Perù. In questi casi la procedura è però ulteriormente complessa, perché si devono utilizzare i voli intercontinentali con la scorta dei poliziotti che al ritorno devono viaggiare per contratto in prima classe. Il costo non è mai inferiore ai 10mila euro anche se le risorse vengono in gran parte compensate con i fondi europei.