E ora il M5S balla la tarantella sul TAP

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-09-10

Dopo aver fregato tutto l’elettorato pugliese su ILVA, Di Maio e Lezzi provano il bis della sceneggiata dell’ILVA con il gasdotto che Conte ha già promesso a Trump. Ma non fa più ridere la gag delle torte in faccia?

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È credibile un MoVimento 5 Stelle che si rimangia ogni parola su ILVA e poi punta a dire no al TAP? «Il Movimento 5 stelle era ed è no Tap», dice Luigi Di Maio alla Fiera del Levante di Bari mentre la ministra per il Sud Barbara Lezzi torna per la millesima volta sull’argomento dicendo che l’opera non è strategica e dimenticando che in altre occasioni aveva affermato che i contratti erano firmati.

E ora il M5S è di nuovo contrario al TAP

Le ansie di Di Maio, lo sappiamo, sono prima di tutto elettorali. La Lega vola da tempo nei sondaggi e stacca il M5S che intanto finisce sulla graticola per aver illuso i no-vax sulle vaccinazioni obbligatorie e soprattutto per l’indegna tarantella scatenata su ILVA: il vicepremier ha tentato la carta dei giochetti politici parlando di contratti blindati che non poteva firmare quando l’Avvocatura dello Stato è tornata a ribadire che la responsabilità di annullare eventualmente la gara sarebbe stata del ministro. Di Maio non ha voluto fermare la vendita ad Arcelor-Mittal perché sarebbe finito nei guai e nei tribunali con ottime chances di sconfitta rovinosa e la rabbia dei tarantini si è riversata sugli eletti M5S in zona, che prima sono stati mandati a promettere e poi hanno dovuto rimangiarsi tutto.

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E la TAP? Ecco cosa dice Barbara Lezzi in un’intervista alla Stampa:

«Stiamo arrivando ad una decisione secondo le modalità previste dal Contatto di governo. Stiamo ultimando l’analisi di costi e benefici e sul tema ci confronteremo con la Lega. Ma è sempre più evidente che si tratta di un’opera che non è strategica né per la Puglia né per l’Italia. Il 90 per cento del gas portato da Tap andrà venduto al resto d’Europa e in ogni caso l’accordo a suo tempo concluso con questa multinazionale si concretizzò violando alcuni principii. Anzitutto quello della libera concorrenza, sancito da una direttiva europea. Grazie a questa deroga concessa a Tap, di costi minori per gli utenti potrebbero non essercene. Anzi. Tap potrebbe remunerare il capitale che ha investito nella costruzione dell’opera, proprio gravando sulle bollette».

La ministra Lezzi, il TAP e la libera concorrenza

In realtà è nel trattato internazionale che regola TAP che è stata sancita una deroga al principio di libera concorrenza: nessuna violazione. La Lezzi ne è consapevole perché lo ha detto in un’altra intervista. Ma le argomentazioni della ministra sono molto simili a quelle che lei stessa aveva portato a In Onda qualche tempo fa, scatenando l’ilarità generale soprattutto per il teorema dell’asciugamano sul gasdotto.

Ovvero si tratta di sciocchezze dette con l’intenzione di portare confusione in un dibattito in cui, come per l’ILVA, è già tutto deciso: l’acciaieria non è stata chiusa da nessuno nonostante le procedure aperte e i tempi dilatati (con costi a carico dello Stato); il TAP si farà come ha assicurato Giuseppe Conte a Donald Trump e come vuole anche l’alleato di governo della Lega. Ci aspettano altri giorni di dichiarazioni di fuoco, prese di posizione urticanti, penultimatum fondamentali al termine dei quali non succederà niente. E alla fine viene anche il dubbio: ma queste gag ripetute come le torte in faccia nei film muti non rischiano prima o poi di far capire che è tutta una recita anche agli irriducibili?

Leggi sull’argomento: Il fantastico show della ministra Lezzi che spiega il TAP parlando di asciugamani

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