Strada dei Parchi e la chiusura del Gran Sasso

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-05-13

Strada dei Parchi ha annunciato che dalla mezzanotte del 19 maggio chiuderà il traforo del Gran Sasso in entrambe le direzioni. E Toninelli? Il ministro non parla, ma in compenso lo fa Mauro Fabris, vicepresidente di SdP

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Strada dei Parchi ha annunciato che dalla mezzanotte del 19 maggio chiuderà il traforo del Gran Sasso in entrambe le direzioniE Toninelli? Il ministro non parla, ma in compenso lo fa Mauro Fabris, vicepresidente di SdP. La società ieri ha chiarito di aver allertato il Ministero della volontà di chiudere il traforo sin dal 5 aprile, ricevendo una risposta “priva di obiezioni” il 10. Il Dipartimento per le Infrastrutture, i Sistemi informativi e statistici, la Direzione generale per la vigilanza delle concessioni autostradali, in quell’occasione hanno precisato che la società non ha competenze nei lavori di messa in sicurezza, quantificati in circa 170 milioni dalla Regione.

traforo del gran sasso

«Non possiamo reiterare un reato, siamo indagati per inquinamento delle acque e dobbiamo fermare il traffico di auto e Tir. I periti della procura hanno scritto che il rischio contaminazione esiste ancora», spiega ancora oggi la società di proprietà di Carlo Toto. L’inchiesta vede la concessionaria di Carlo Toto indagata insieme alla società del ciclo idrico delle acque Ruzzo spa e all’Istituto di Fisica nucleare del Gran Sasso, e riguarda l’inquinamento delle acque sotterranee, quelle che poi finiscono nei rubinetti di 700 mila abruzzesi. L’indagine nasce da alcuni casi di contaminazione delle acque potabili che, seppure gli inquinanti siano rimasti nei limiti di legge, hanno fatto accendere il campanello d’allarme.

E Toninelli? Il ministro non parla, ma in compenso lo fa Mauro Fabris, vicepresidente di SdPStrada dei Parchi e la chiusura del Gran Sasso: «Abbiamo scritto di nuovo al Mit e a otto istituzioni il 5 aprile, con il rinvio a giudizio, spiegando che eravamo costretti a chiudere, che c’era il pericolo di un nuovo sversamento dei laboratori e quindi di un nuovo reato a nostro carico. Riteniamo di non avere responsabilità, ma la magistratura ci ha chiamato in causa e non vogliamo peggiorare la nostra posizione. Cinque giorni dopo il ministero ci ha risposto che sì, l’eventuale impermeabilizzazione del sito non era nostra competenza né della Regione. Noi gestiamo il traffico, ma nel traforo non possiamo spostare una pietra». Il sito, la doppia galleria del Gran Sasso, è demanio di Stato. E ora lo stato minaccia l’azienda autostradale di toglierle il business: «Nel contratto non è mai previsto un nostro intervento per mettere in sicurezza i laboratori di fisica nucleare».

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