A24: la chiusura del traforo del Gran Sasso

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-05-12

Il timore è che l’Abruzzo sia tagliato in due. Sul banco degli imputati sono finiti Strada dei Parchi e il Governo nazionale

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Strada dei Parchi vuole chiudere il traforo del Gran Sasso in entrambe le direzioni dalla mezzanotte del 19 maggio. Alla base della decisione c’è la vicenda giudiziaria per “presunte interferenze tra i laboratori, le gallerie autostradali e il sistema di condutture delle acque con criticità mai sanate e con un rischio permanente per la salubrità delle acque” delle falde acquifere del massiccio abruzzese, il più altro dell’Appennino.

La chiusura del traforo del Gran Sasso

L’inchiesta vede la concessionaria di Carlo Toto indagata insieme alla società del ciclo idrico delle acque Ruzzo spa e all’Istituto di Fisica nucleare del Gran Sasso, e riguarda l’inquinamento delle acque sotterranee, quelle che poi finiscono nei rubinetti di 700 mila abruzzesi. Spiega oggi il Fatto che l’indagine nasce da alcuni casi di contaminazione delle acque potabili che, seppure gli inquinanti siano rimasti nei limiti di legge, hanno fatto accendere il campanello d’allarme.

Uno risale all’agosto del 2016 e riguarda la contaminazione da diclorometano proveniente dall’esperimento Cupid dei Laboratori del Gran Sasso, l’altro è accaduto nel maggio 2017 e riguarda la contaminazione da toluene avvenuta in contemporanea con la verniciatura dei tunnel autostradali. In quest’ultimo caso, viene limitata l’acqua nelle case del Teramano provocando l’assalto ai supermercati.

A quel punto la Procura pone sotto sequestro la rete acquedottistica al di sotto dei laboratori e rileva che le sale degli stessi non sono impermeabilizzate, e che le condotte delle acque non sono adeguate perché permeabili e in uno stato di conservazione precario. Partono gli avvisi di garanzia e la perizia finisce sui tavoli di sessanta enti.

La riunione di venerdì in Prefettura a Teramo, durante la quale la concessionaria delle autostrade abruzzesi e laziali A24 e A25 ha illustrato il piano operativo per la chiusura, ha scatenato reazioni a catena sia da Roma sia nel territorio regionale. Il timore è che l’Abruzzo sia tagliato in due. Sul banco degli imputati sono finiti Strada dei Parchi e il Governo nazionale: pressante la richiesta di incontri urgenti con tutti gli attori coinvolti e la nomina di un commissario, che il Governo ha previsto in un provvedimento e che, oltre alla progettazione e ai lavori di messa in sicurezza per un importo stimato di circa 172 milioni di euro, si interessi anche di gestione dell’ infrastruttura.

La revoca della concessione della A24

Dopo l’intervento del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, che aveva parlato “di atto irresponsabile”, a scagliarsi contro la società è oggi il sottosegretario ai Beni culturali, il pentastellato abruzzese Gianluca Vacca, che ha minacciato la revoca della concessione se il traforo verrà chiuso. Spiega ancora Il Fatto:

La Regione, con un tavolo di lavoro a cui  partecipa anche Strada dei Parchi, in una delibera datata 25 gennaio 2019 chiede proposte progettuali per risolvere la situazione. Strada dei Parchi presenta cinque opzioni, in una di queste ipotizza addirittura la realizzazione del terzo traforo, ma ne viene accettata un’altra, che prevede 104 milioni di spesa.

Soldi che vengono chiesti allo Stato. Ciò nonostante Strada dei Parchi mette le mani avanti e afferma di “non dover pagare”, poi rilancia con la decisione di chiudere il traforo del Gran Sasso per evitare di “reiterare il reato”che gli viene contestato.

Stefania Pezzopane, deputata aquilana dei dem, si è rivolta al ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, sollecitando “subito la nomina del commissario e lo stanziamento delle risorse” e accusando il ministero e Vacca di inerzia. Il presidente del Consiglio comunale dell’Aquila, Roberto Tinari, ha parlato di atto sconsiderato. Il sindaco de L’Aquila ha chiesto la revoca della concessione.

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