DPCM Aprile: lo stop ai licenziamenti e alla pagella fiscale

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-27

In preparazione una profonda revisione del meccanismo degli indicatori sintetici di affidabilità fiscale (Isa) che hanno sostituito per le partite Iva i vecchi studi di settore

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Il prossimo decreto legge del governo Conte sull’economia ai tempi dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19, atteso salvo sorprese per giovedì 30, pur introducendo delle novità (a partire dall’avvio dei contributi a fondo perduto per le aziende danneggiate dalla pesantissima chiusura delle attività) punta in primo luogo alla conferma delle protezioni avviate a metà marzo con il provvedimento “cura Italia”. Ma, scrive il Messaggero, ci sono anche nuovi provvedimenti come lo stop alle pagelle fiscali e il blocco dei licenziamenti:

Ad esempio è attualmente in vigore una moratoria di 60 giorni (a partire dal 17 marzo) delle procedure di licenziamento e il datore di lavoro non può recedere dal contratto per “giustificato motivo oggettivo”: cioè non può, ad esempio, allontanare un lavoratore ritenuto non più necessario per ragioni che hanno a che fare con l’organizzazione del lavoro o la regolarità dell’attività produttiva. Una situazione decisamente non improbabile di questi tempi, ma che dovrebbe essere affrontata con il ricorso agli ammortizzatori sociali.

Dunque simmetricamente alla proroga delle varie forme di Cig, sono previsti altri due mesi di sospensione dei licenziamenti. Per gli ammortizzatori la dotazione finanziaria aggiuntiva si aggira sui 13-14 miliardi che serviranno a garantire altre nove settimane di copertura della mancata attività lavorativa, che però dovranno essere fruite in due periodi distinti di cinque e quattro settimane.

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Come già accennato, le indennità riservate ai lavoratori autonomi dovrebbero essere sicuramente confermate in via automatica per il mese di aprile (la prima erogazione era relativa al mese di marzo anche è stata pagata più o meno alla metà di questo mese). La rata spettante per maggio dovrebbe invece prevedere forme di selettività in base al reddito. L’imposto è destinato a salire verso gli 800 euro.

Il decreto andrà anche a raggiungere categorie che finora non avevano avuto “paracadute” pur in presenza di un forte rallentamento dell’attività: è il caso di colf e badanti, che in molti casi hanno dovuto interrompere o comunque limitare le proprie prestazioni lavorative: per loro dovrebbe essere in arrivo uno specifico sussidio. Infine il capitolo fiscale: accanto ai provvedimenti di proroga e “diluizione” per fermare la possibile valanga di atti e cartelle (potenzialmente in partenza da giugno) è in preparazione – anche in via amministrativa – una profonda revisione del meccanismo degli indicatori sintetici di affidabilità fiscale (Isa) che hanno sostituito per le partite Iva i vecchi studi di settore.

Anche i nuovi strumenti, pur se in forma diversa (una sorta di “pagella fiscale”), prevedono il rispetto di parametri legati ai ricavi che sarebbero però irrealistici in una situazione di questo tipo: basta pensare ad esempio alle forzate limitazioni dell’accesso dei clienti in negozi e ristoranti, anche una volta ripresa l’attività. Quindi le regole saranno notevolmente allentate in particolare per i settori più in difficoltà, se non completamente sospese.

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