Fact checking
L’ideona della staffetta Lega-M5S a Palazzo Chigi
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2018-05-16
Secondo l’ultima mediazione i leader dovrebbero andare a Palazzo Chigi un po’ per uno. Quando si provò la staffetta tra Craxi e De Mita però finì malissimo…
Il governo Lega-M5S sarà politico e avrà a capo un eletto di questo parlamento. Mentre scoppiava la bomba del contratto, Luigi Di Maio e Matteo Salvini andavano all’ultimo vertice, quello che avrebbe dovuto significare rottura o accordo, e ne uscivano con una soluzione di compromesso che però non risolveva tutto. L’ultima mediazione prevede che a capo possa esserci uno dei due leader, oppure (udite, udite) si andrà alla staffetta.
L’ideona della staffetta Lega-M5S a Palazzo Chigi
Secondo Salvini e Di Maio Mattarella dovrebbe quindi accettare l’idea che uno dei due faccia il premier a scadenza: ovvero dopo un periodo di tempo finora imprecisato passi il testimone di Palazzo Chigi all’altro. Una soluzione inedita nella seconda Repubblica ma che ha un precedente nella Prima, quando in scena c’erano Bettino Craxi e Ciriaco De Mita: nell’estate del 1983 i due si misero d’accordo per mandare prima il leader socialista a Palazzo Chigi per poi far raccogliere il testimone a quello democristiano. C’è un problema: la “staffetta”, di cui parlavano i giornali, non era formalizzata in alcun modo nei documenti dell’epoca. Nel 1986 De Mita provocò la caduta del governo Craxi, che non aveva alcuna intenzione di rispettare il patto.
Si andò a nuove elezioni e la DC mandò i suoi a Palazzo Chigi (anche De Mita) mentre Craxi non tornò più a presiedere il consiglio dei ministri. Se la storia si ripetesse identica, questa volta a Palazzo Chigi dovrebbe andare Matteo Salvini (il leader del partito più piccolo tra i due) ma anche nella vicenda Sapelli oltre che nello scontro con Giorgia Meloni è stato chiaro che Di Maio vuole andare a Palazzo Chigi, per fare probabilmente come Craxi all’epoca: rimanerci finché non viene cacciato.
La staffetta come ultima carta per evitare il flop
Secondo Carmelo Lopapa su Repubblica Matteo Salvini ha accettato di prendere in considerazione l’ipotesi, per lui finora indigesta, di ricorrere alla staffetta.
Indigesta soprattutto perché vorrebbe dire cedere con molta probabilità al Movimento il pulsante dello start e consentire che sia un loro uomo a entrare per primo a Palazzo Chigi. L’altro passo indietro lo potrebbe compiere il capo dei 5stelle. Soprattutto se dovesse accettare di non essere lui il Designato. Ma fino a questo punto la trattativa ancora non si è spinta. Se sul Mister X ieri sera avessero scritto nome e cognome sarebbe stata annunciata la chiusura del lungo braccio di ferro. Non è così. Su un punto si sono ritrovati d’accordo. Sulla necessità che il prescelto sia un politico, «eletto dai cittadini». E non più un tecnico. Altra marcia indietro rispetto alla sventagliata di nomi dati in pasto ai media. Fino a quello del docente universitario fiorentino Giuseppe Conte, portato quasi sottovoce al Colle lunedì e poi lasciato cadere.
Quel che appare evidente, nelle ultime ore, è che la sindrome di accerchiamento ha in qualche modo scosso Di Maio e Salvini, spingendoli quasi a un colpo di reni «contro tutto e contro tutti». Secondo l’accordo, chi non prende la presidenza del Consiglio, si aggiudica la delega ai servizi (dove è in pole Giancarlo Giorgetti) e il ministero dell’Interno. È l’unica possibilità che si darebbe Salvini per vedere Di Maio a Chigi, sempre che vada bene a Mattarella. Questo significa che se la staffetta vale per Palazzo Chigi ci dovrà essere un rimpasto quando Di Maio passerà il testimone. Il Quirinale sarà d’accordo?