Sorpasso! Ora l’Italia è più rischiosa della Grecia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-08

Il tasso dei nostri Btp ieri infatti si è collocato a quota 1,25% contro quello dell’analogo titolo ellenico che ha segnato quota 1,23 per cento. Di conseguenza anche lo spread, cioè il differenziale di rendimento nei confronti dei Bund tedeschi, i titoli più solidi d’Europa, si è allargato

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L’Italia è più rischiosa della Grecia. Ieri sera per la prima volta dal 2008 i rendimenti del debito italiano a dieci anni sono diventati superiori a quelli greci, a conferma della diffidenza che circonda il Paese. L’annuncio è del Financial Times, e questo significa che per la prima volta dal 2008 il rendimento dei titoli di Stato italiani a dieci anni ha superato di 2 punti base quello dei titoli greci. Il tasso dei nostri Btp ieri infatti si è collocato a quota 1,25% contro quello dell’analogo titolo ellenico che ha segnato quota 1,23 per cento. Di conseguenza anche lo spread, cioè il differenziale di rendimento nei confronti dei Bund tedeschi, i titoli più solidi d’Europa, si è allargato: quello italiano ha chiuso a quota 151 mentre quello greco a quota 150 (sui terminali Bloomberg lo spread è rimasto a 138). All’inizio dell’anno la situazione era completamente diversa: i titoli greci rendevano 164 punti base più di quelli italiani mentre nel 2016 il differenziale, cioè lo spread, tra Italia e Grecia aveva raggiunto mille punti.

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Le previsioni della Commissione Europea sulla crescita dell’Italia (La Stampa, 8 novembre 2019)

E adesso? Le nuove previsioni della Commissione Europea dicono che in Italia il debito pubblico quest’anno salirà al 136,2% del Pil (dal 134,8% dello scorso anno), per passare poi al 136,8% nel 2020 e al 137,4% l’anno successivo. Il deficit nominale resterà fermo al 2,2% nel 2019, ma salirà al 2,3% nel 2020 per effetto della manovra. Il deficit strutturale (calcolato al netto del ciclo economico e delle misure una tantum) aumenterà di tre decimali il prossimo anno, anziché diminuire di sei: uno scarto pari allo 0,9% del Pil, circa 16 miliardi. Anche considerando uno 0,2% di flessibilità chiesta dall’Italia e un margine di tolleranza consentito dalle regole (il “bonus” per il 2020 sarà di 0,3%), resta uno sforamento di sette miliardi che la Commissione dovrà cercare di far quadrare. L’Italia è l’anello debole in un’area euro presa dalla sindrome giapponese, fatta di crescita bassa, investimenti lenti e risparmi alla stelle.

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