La rabbia e la confusione degli italiani sull’Europa

di Elio Truzzolillo

Pubblicato il 2018-10-18

Secondo un sondaggio di Eurobarometro se si votasse oggi solo il 44% degli italiani sarebbero favorevoli alla permanenza nelle UE (32% indecisi, 24% contrari). Di contro ben il 65% si dichiara favorevole alla permanenza nell’Euro. Per chiunque abbia un minimo di buonsenso è evidente che non si può uscire dall’Unione Europea e rimanere nell’Eurozona. Siamo …

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Secondo un sondaggio di Eurobarometro se si votasse oggi solo il 44% degli italiani sarebbero favorevoli alla permanenza nelle UE (32% indecisi, 24% contrari). Di contro ben il 65% si dichiara favorevole alla permanenza nell’Euro. Per chiunque abbia un minimo di buonsenso è evidente che non si può uscire dall’Unione Europea e rimanere nell’Eurozona. Siamo quindi di fronte ad un esemplare caso di confusione collettiva. D’altronde agli italiani sarebbe anche da chiedere come mai hanno premiato i due partiti che più di tutti hanno sostenuto e prospettato l’uscita dall’euro se sono così massicciamente favorevoli alla moneta unica. Si dirà che dietro a questa apparente irrazionalità esiste un sentimento che va interpretato, cioè un profondo bisogno di un rinnovamento dell’Europa e delle sue politiche. Benissimo, riflettiamo su quali cambiamenti dovrebbero avvenire in Europa per i rabbiosi e confusi italiani. Per far questo scegliamo (arbitrariamente) di riferirci alle idee del primo partito italiano (tutti gli altri partiti hanno espresso concetti simili) e all’opinione di un intellettuale che non è sospettabile di simpatie sovraniste: l’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari (moltissimi altri intellettuali sostengono idee simili). Lo scopo è proprio quello di dimostrare una diffusa confusione a tutti i livelli sull’argomento.

 

Da leggere: Cosa pensano gli italiani dell’uscita dall’euro e del ritorno alla lira

 

Cominciamo dal M5S. Nel suo programma elettorale, nella sezione dedicata all’Unione Europea, il movimento lamenta innanzitutto lo scarso peso del Parlamento Europeo rispetto alla Commissione Europea e al Consiglio Europeo. Questo fatto avrebbe messo in secondo piano le esigenze dei cittadini, specie durante e dopo la crisi, non prevedendo misure di compensazione sociale. Il M5S sarebbe quindi favorevole ad un rafforzamento dei poteri del Parlamento Europeo. Benissimo, ma perché un parlamento con più poteri dovrebbe essere particolarmente attento alle esigenze italiane? Non si capisce per quale motivo i parlamentari tedeschi, francesi, olandesi, belgi, spagnoli, ecc., dovrebbero essere più generosi verso il nostro paese dei burocrati non eletti della Commissione e dei capi di stato e di governo riuniti nel Consiglio Europeo. Tra l’altro il Consiglio Europeo spesso decide all’unanimità (consensus), dando quindi un potere contrattuale fortissimo ad ogni singolo paese. Un sovranista che si lamenta dei “diktat” europei dovrebbe temere di sottostare ad un parlamento che decide a maggioranza su ogni questione. Tuttavia essendo molto confusi, i redattori del programma in altri punti si augurano la fine della regola del consensus, cosa che esporrebbe ancor di più il singolo stato alla volontà degli altri stati. Facciamo anche notare che il presidente della Commissione è eletto dal Parlamento Europeo su indicazione del Consiglio Europeo, quindi non è certamente più burocrate o meno legittimato dal popolo del nostro presidente del consiglio Giuseppe Conte, che non è stato eletto da nessuno, nemmeno come parlamentare. Proseguiamo, in un altro punto si esprime l’auspicio di un maggior ricorso alla consultazione popolare diretta con referendum consultivi. Nella loro retorica il popolo è sempre dalla loro parte, quindi anche l’intero popolo europeo sarà con loro. Ve lo immaginate un referendum popolare europeo sulla Legge di Bilancio italiana? Credono davvero che gli altri cittadini siano favorevoli alle pensioni anticipate per gli italiani? Grande confusione indubbiamente. Si parla anche di un mercato comune “da riformare secondo le esigenze dei cittadini” (quelli italiani ovviamente) e di trattati commerciali che dovrebbero sottostare al principio di precauzione. In pratica è una supercazzola con cui si richiede la protezione delle produzioni italiane dai paesi extra UE. Infine si sottolinea la necessità di “una profonda revisione dei vincoli economici contenuti nei trattati”, e di politiche a sostegno dei cittadini, contro la disoccupazione, la povertà e la disuguaglianza. Il tutto condito dall’esigenza di una governance più solidale. Tradotto dal politichese la nuova Europa immaginata dal M5S, è un’Europa che non chieda all’Italia di rispettare nessun vincolo di bilancio e che si accolli le spese del nostro welfare e del nostro debito. Infatti, molti nostri partner europei un welfare funzionante l’hanno già e se lo sono pagato con i loro soldi, così come hanno tassi di occupazione molto migliori dei nostri. Chi dovrebbe beneficiare di questa politica più solidale? L’Italia ovviamente, ha senso? No, per nulla, perché i cittadini degli altri stati dovrebbero mantenerci? Voi accettereste un’unione italo-venezuelana? Nella migliore delle ipotesi imporreste dei vincoli strettissimi alla politica economica del Venezuela giusto? In parole semplici non si può rivendicare più sovranità e pretendere poi più trasferimenti (persino i famigerati eurobond costituiscono un trasferimento dai paesi più ricchi a quelli più poveri). Nessuno è così stupido da mantenere i cittadini di un altro stato senza esigere delle condizioni. Più esistono vincoli reciproci e integrazione politica, più hanno senso meccanismi di solidarietà, rifiutare i primi e pretendere i secondi equivale a costruirsi una realtà tutta propria che non appartiene a questo mondo. Per concludere, vedrete come sarà generosa con l’Italia la nuova Europa sovranista se si realizzerà, al contrario di quello che pensano i sovranisti italiani sancirà la fine di ogni meccanismo di solidarietà. D’altronde essi sono confusi.

uscita dall'euro sondaggi sondaggisti matteo salvini

Per quel che riguarda Massimo Cacciari, facciamo riferimento all’appello che ha lanciato insieme con altri esponenti della cultura italiana il 3 agosto di quest’anno. Vale davvero la pena di leggere alcuni passaggi di un’intervista all’Espresso in cui l’ex sindaco di Venezia manifesta la sua visione:

“È indispensabile chiudere con il passato ed aprire nuove strade all’altezza della nuova situazione, con una netta ed evidente discontinuità”.

“L’Europa attuale è una costruzione a-storica, ignorante dello specifico di ogni tradizione, in preda da tempo a una deriva burocratica, centralista, anti-federalistica. La catastrofe finale è arrivata con la crisi economica, quando l’Europa si è mostrata incapace di difendere i suoi cittadini più deboli”.

“E quindi: politiche sociali diverse e una costruzione istituzionale di tipo federalista”.

“La costruzione centralistica e burocratica e le politiche sociali dominate dal tradimento delle promesse offerte dal vecchio welfare”.

“Le forze socialiste sono crollate ovunque per la loro subalternità culturale a un modello in cui andava bene tutto: bene l’Europa, bene la moneta unica, bene l’allargamento. Bene, più di tutto, la globalizzazione”.

È impossibile non notare come la semantica sia sempre la stessa. La solita solfa, del fallimento dell’Europa, di un’Europa piena di burocrati che non s’interessa del benessere dei cittadini, che non è solidale, che non è stata capace di dare risposte alla crisi, alla globalizzazione, la necessità di una svolta radicale, ecc. Siamo sempre lì, si vogliono più soldi e meno vincoli, cos’altro sarebbero le “politiche sociali” se non trasferimenti dagli stati ricchi a quelli poveri? Il problema è che a Cacciari sfugge che non è l’Europa a non volerlo, ma i singoli stati che la formano. L’Europa è un’entità talmente debole che si limita ad amministrare i trattati sottoscritti dagli stati che la compongono e poco altro. Ha poteri molto ma molto inferiori a quelli di uno stato federale che pure Cacciari invoca come contrappeso al suo centralismo. E ancora, come già scritto la globalizzazione non ha smantellato nessun welfare. Quello italiano era già corporativistico, mal progettato e sprecone, quello di molti stati europei era ed è migliore sotto molti punti di vista. C’entra nulla il fallimento dell’Europa, l’Europa non si occupa del welfare degli stati membri. In ogni caso uno stato si dota del welfare che si può permettere, specie se gioca a rivendicare maggior indipendenza. Insomma, tutti vogliono cambiare l’Europa ma nessuno pare avere idee molto chiare, a parte usare qualche parola ad effetto come “solidarietà”. Pochi hanno capito che gli sforzi principali dovrebbero essere diretti a cambiare l’Italia. Ecco che diventano comprensibili la rabbia e la confusione che i cittadini italiani esprimono nel sondaggio di cui abbiamo dato conto all’inizio. Ma dovremmo cambiare registro molto velocemente, perché la rabbia a determinate condizioni può anche essere un fattore positivo, la confusione non lo è mai.

 

Leggi sull’argomento: La letterina che la UE sta per mandare all’Italia

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