Opinioni
La sfiducia degli italiani è rivolta contro l’Italia non contro l’Europa
Thomas Manfredi 18/10/2018
Sabato scorso, Pagnoncelli ha prodotto alcune statistiche sulla fiducia degli Italiani nella UE e nell’euro. In breve, la fiducia nella UE sarebbe bassa, solo il 38% degli italiani avrebbe fiducia nella UE, mentre coloro che sono nostalgici della Lira sarebbero il 27%, in calo rispetto a un anno prima. Da pignolo, ho voluto controllare con […]
Sabato scorso, Pagnoncelli ha prodotto alcune statistiche sulla fiducia degli Italiani nella UE e nell’euro. In breve, la fiducia nella UE sarebbe bassa, solo il 38% degli italiani avrebbe fiducia nella UE, mentre coloro che sono nostalgici della Lira sarebbero il 27%, in calo rispetto a un anno prima. Da pignolo, ho voluto controllare con altri fonti statistiche, nel caso in specie l’Eurobarometro della Commissione UE, che due volte all’anno conduce un’inchiesta sulle attitudini, preoccupazioni, e priorità politiche dei cittadini degli stati membri. Ho prodotto risultati abbastanza interessanti che mi piacerebbe discutere con voi. Ho confrontato i dati del 2018 con quelli del 2014. Mi son concentrato sulla fiducia sia in istituzioni europee sia in istituzioni nazionali. Ho confrontato l’Italia con la media dei paesi UE. Il primo grafico a ragnatela (lo traduco in modo sovranista per non scontentare nessuno, se volete lo nomino in latino), mostra la percentuale di coloro che tendono ad avere fiducia rispettivamente nei partiti nazionali, nelle amministrazioni locali, nel governo, nel parlamento, nella UE in genere, e nell’euro. Come emerge dal grafico, il livello di fiducia nella UE è molto simile a quello riportato da Pagnoncelli (bene, questo elemento corrobora il suo sondaggio), ma non è molto dissimile dalla media UE, solo 5 punti percentuali più basso. È addirittura in aumento di 4 punti dal 2014. Ma è più basso di un decennio fa.
Per quanto riguarda l’euro il 61% degli Italiani si dichiara fiducioso, 7% in più del 2014. Anche qui Pagnoncelli ci vede giusto, sebbene la differenza nel trend in 4 anni sia più grande nel caso dell’Eurobarometro. Altra notizia da tenere a mente. A me, però, balza all’occhio più di tutto la scarsissima fiducia degli Italiani nelle istituzioni nazionali. Solo il 13% ha fiducia nei partiti, il 15% nel governo, il 18% nel parlamento. Non si salvano nemmeno le amministrazioni locali. Come vedete l’area italiana è sotto la media UE per tutti gli indicatori. Insomma la solita Italia, con zero fiducia nelle proprie istituzioni. Non molto è cambiato dal 2014, mentre nella media UE, anche per il ciclo economico migliore, i cittadini mostrano più fiducia nelle loro istituzioni nazionali.
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Ciò mi sembra in totale disaccordo con la retorica che continuamente proviene dai nostri media. I cittadini italiani sono certamente meno contenti della UE che in passato. Tuttavia sanno bene che i principali problemi sono a casa propria. Non mi sembra che questo aspetto cruciale sia mai – dicesi mai –enfatizzato nei media. Mi pare catturi accuratamente anche i pochi aneddoti che mi giungono dall’ Italia. Dove si annidano le storture e perché l’ultimo Governo sembra avere un sostegno ampio nei cittadini? Il secondo grafico mostra un’altra serie di indicatori, sulle attitudini rispetto al mercato, alla concorrenza, all’imprenditorialità, al libero commercio, alla globalizzazione e al welfare state. Ho anche aggiunto la Germania, perché oltre a essere il solito spauracchio, ritengo il paragone istruttivo.
Bene. Cosa dicono i dati? In Italia la fiducia nel commercio, nella concorrenza, nella imprenditorialità e nella globalizzazione è inferiore, rispetto sia alla media UE, ma soprattutto alla Germania, dove gli scarti sono nell’ordine di più di 10, a volte 25 punti percentuali, come nel caso dell’attitudine verso la concorrenza. Anche per quanto riguarda il Welfare, gli italiani sembrano non avere una particolare predilezione, la qual cosa è del tutto coerente con un sistema barocco e sclerotico, che spesso avvantaggia non chi ha bisogno ma i furbi. Anche qui nulla di nuovo. La cosa che personalmente trovo interessante (ma anche ilare) è che unico indicatore in cui gli italiani mostrano attitudini vicine o superiori ai partner UE è quello che misura la propensione al liberalismo. Cosa ne deduco? I cittadini italiani si ritengono liberali (più dei partner), ma non amano particolarmente la concorrenza, il mercato, addirittura l’imprenditorialità (a differenza degli altri europei)! Cosa tiene assieme dunque, nella mia opinione, il governo attuale? È un collante di una Italia che non crede nelle proprie istituzioni, ha smarrito fiducia in se stessa e nei partner, tende a chiudersi in se stessa, disdegna ciò che la ha sempre definita in meglio (concorrenza sui mercati internazionali, libero commercio, libertà di impresa, addirittura). Ha tuttora l’ancora dell’euro, in cui sembra ancora credere. Purtroppo, però, con queste attitudini e questo Governo, i problemi interni sarebbero di difficile soluzione. Non è con meno concorrenza, più protezione, meno commercio che la crescita potrà ripartire, o le istituzioni nazionali migliorare. È basilare, in ogni libro di economia. Soprattutto non è coerente con la spinta all’isolazionismo economico, sia esso una continua attitudine di scontro con i paesi UE, o la chimera del sovranismo monetario, che per funzionare necessita paradossalmente di più scambi e più mercato internazionale. Altrimenti la svalutazione a cosa servirebbe?