Ciao Sergio Mattarella, e grazie per questi sette anni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-31

Tra meno di un mese l’Italia avrà un nuovo Presidente della Repubblica: Sergio Mattarella lascia il Quirinale dopo uno dei settennati più difficili della storia repubblicana

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Quello di questa sera è l’ultimo discorso di Sergio Mattarella da Presidente della Repubblica: ci eravamo abituati ai suoi modi e torni garbati, alla sua eleganza e sobrietà, qualità con le quali ha svolto il suo mandato senza però rinunciare alla fermezza quando l’ha ritenuto necessario. Si era insediato da “arbitro” tra le forze politiche, con un discorso – pronunciato il 3 febbraio 2015 – interrotto ben 42 volte dall’applauso del Parlamento. Il suo settennato è stato uno dei più difficili della storia repubblicana, tra crisi politiche, economiche e pandemia: basti pensare che durante il suo mandato si sono alternati 5 governi con maggioranze diverse. La sua autorità è stata messa in discussione soltanto in un caso, con il caso Savona in seguito alle elezioni politiche del 2018: si oppose alla proposta di Lega e Movimento 5 Stelle di far insediare al Ministero dell’Economia Paolo Savona, per le sue posizioni euroscettiche. “Ho chiesto, per quel ministero – spiegò all’epoca – l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con l’accordo di programma. Un esponente che al di là della stima e della considerazione per la persona non sia visto come sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoruscita dell’Italia dall’euro”.

Ciao Sergio Mattarella, e grazie per questi sette anni

Per queste parole dovette subire la minaccia di Luigi Di Maio di essere messo addirittura in stato d’accusa. Alla fine passò la linea del Quirinale. Fermezza, ma anche garbo e momenti di ilarità. Come quando, parlando alla Nazione poco dopo l’imposizione del lockdown generale, si lasciò andare a una battuta con uno dei tecnici di ripresa: “Giovanni, non vado dal barbiere neanche io”, disse sistemandosi un ciuffo fuori posto. E poi l’esultanza alla Pertini sugli spalti di Wembley nel giorno della finale degli Europei contro l’Inghilterra. Gesti, momenti e prese di posizione che resteranno indelebili nella memoria di tutti gli italiani, che – al netto di chi lo ha attaccato per partito preso per ogni cosa – hanno apprezzato la sua presenza: lo testimoniano i 6 minuti di applauso alla Prima della Scala di appena un mese fa.

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