La strategia sporca del governo per sequestrare Sea Watch

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-01-28

Un’informativa inviata alla Guardia di Finanza per invitare la magistratura a indagare e sequestrare la nave. E l’accusa di essere andati in Italia

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È in una informativa inviata alla Guardia di Finanza per sollecitare la magistratura a sequestrare la nave la strategia del governo sulla Sea Watch. Scrive oggi il Corriere della Sera in un articolo a firma di Fiorenza Sarzanini che ai finanzieri è stato chiesto di ricostruire il percorso della nave della ONG per contestare al comandante e all’equipaggio il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

La strategia sporca del governo su Sea Watch

Ovviamente non si tratta di idee nuove: si tratta della stessa motivazione posta a capo delle inchieste di Carmelo Zuccaro che sono state archiviate senza tanti complimenti dai colleghi del pubblico ministero di Catania perché era impossibile sostenere l’accusa. Il governo, con un’ingerenza nei confronti del potere giudiziario del paese, sta però cercando di orientare l’inchiesta anche sul fatto di “aver messo a rischio la vita degli stranieri a bordo” perché la Sea Watch avrebbe rifiutato di andare verso la Tunisia come suggerito dalla Guardia Costiera e come hanno fatto altre imbarcazioni presenti nello stesso tratto.  La nave della Ong tedesca che batte bandiera olandese avrebbe invece «puntato verso l’Italia, pur sapendo che la distanza da percorrere era molto più ampia», ma soprattutto che non era stata concessa «alcuna indicazione sul Pos», il porto sicuro dove approdare. Anzi era stato ben specificato che l’Italia «non avrebbe concesso alcuna autorizzazione allo sbarco».

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Il percorso della Sea Watch (Il Messaggero, 28 gennaio 2019)

Spiega però oggi il Messaggero che la Ong sostiene che la scelta di andare verso l’Italia sia stata fatta proprio per trovare scampo dal «ciclone mediterraneo». E che, fin dal 19 gennaio, ha provveduto ad «informare regolarmente» del salvataggio le autorità libiche, italiane, maltesi e olandesi, ma nessuno ha assunto il coordinamento dell’intervento. E la nave è così rimasta nel Mediterraneo fino al 24 gennaio, giorno della tempesta e dell’arrivo in Sicilia. Gli inquirenti attendono la relazione. Ma non è detto che nell’operato dell’equipaggio siano ravvisabili ipotesi di reato: la scelta di virare verso l’Italia potrebbe rientrare nelle prerogative del comandante, che sostiene di avere optato per il percorso più sicuro.

Lo sbarco della Sea Watch

Nelle prossime ore potrebbe essere la magistratura, con un provvedimento verso il comandante o verso la stessa nave, a sbloccare la situazione, «costringendo» a quel punto il ministero dell’Interno ad autorizzare lo sbarco dei 47. La procura di Siracusa, che già lo scorso venerdì ha aperto un «modello 45», un fascicolo di «atti relativi», inora non ha elementi per intervenire: «Non c’è flagranza – dice il procuratore Fabio Scavone -. E non c’è rapporto della polizia giudiziaria, anche se sono costantemente informato della situazione».

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Il vicepremier Luigi Di Maio fa sapere che il governo è impegnato su due fronti, «produrre i documenti per sequestrare l’imbarcazione e far arrivare in Olanda» i migranti, per Salvini il porto di Siracusa resta sbarrato. Di Battista intanto invita Salvini a fare un gesto eclatante (andare al Colosseo e minacciare di buttarsi di sotto se Amsterdam non si prende i naufraghi?).

EDIT 12,56: Seawatch spiega la questione della Tunisia:

“L’Olanda ha detto a SeaWatch che avrebbe valutato se la Tunisia poteva essere un porto rifugio. L’Olanda ha quindi richiesto alle autorità tunisine di verificare questa possibilità ma non ha Mai ricevuto risposta a questa richiesta. E Sea-Watch non ha mai avuto risposta”. Lo scrive la Ong tedesca su Twitter pubblicando anche un video della portavoce italiana dell’organizzazione Giorgia Linardi in cui vengono ricostruite dal punto di vista della Ong tutte le fasi che hanno portato la nave davanti alle coste di Siracusa. “Vogliamo chiarire in tutta trasparenza” le accuse nei nostri confronti, dice Linardi, spiegando che “Sea Watch ha contattato autonomamente l’Olanda che, a sua volta, ha chiesto a Mrcc Italia e a Mrcc Malta di fornire un porto sicuro”. Le autorità olandesi, sempre secondo la Ong, hanno poi ricevuto una risposta da Roma “in cui si diceva che Lampedusa, che era il porto sicuro più vicino rispetto alla nave, non era un porto sicuro a causa del ciclone che si stava per abbattere sul Mediterraneo”. A quel punto, prosegue Linardi, “l’Olanda ha detto a Sea Watch che avrebbe valutato se la Tunisia poteva essere un porto dove rifugiarsi: ha richiesto a Tunisi di verificare questa possibilità ma non ha mai ricevuto risposta e neanche Sea Watch ha ricevuto più risposta dall’olanda”. A questo punto, conclude la Ong, la nave ha deciso di puntare verso nord, “in quanto era la rotta meno vessatoria per le persone a bordo visto il peggioramento delle condizioni meteo”. Linardi afferma infine che la Sea Watch 3 si trovava davanti a Lampedusa anche perché “è stata invitata da un procuratore della Repubblica a fornire le testimonianze del capitano e del capomissione per il naufragio in cui sono morte 117 persone il 18 gennaio”. Ma i due “non hanno potuto incontrare il pm, nonostante tutta la volontà di collaborare con la giustizia, perché non è stato autorizzato l’approdo a Lampedusa”.

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