Scillieri, Di Rubba e Manzoni: i tre commercialisti vicini alla Lega ai domiciliari

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-09-11

I tre commercialisti vicini alle Lega e coinvolti nell’inchiesta milanese relativa alla vicenda Lombardia Film commission e la compravendita di un immobile a Cormano nel Milanese da ieri pomeriggio sono agli arresti domiciliari

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I tre commercialisti vicini alle Lega e coinvolti nell’inchiesta milanese relativa alla vicenda Lombardia Film commission e la compravendita di un immobile a Cormano nel Milanese da ieri pomeriggio sono agli arresti domiciliari. Ad eseguire l’ordinanza di custodia cautelare che riguarda anche Fabio Giuseppe Barbarossa, sono stati i militari del nucleo di Polizia economico-finanziario della Guardia di Finanza. Ai tre professionisti, Arturo Maria Scillieri, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, insieme a una quarta persona anch’essa ai domiciliari, ovvero Barbarossa, sono stati contestati a vario titolo i reati di peculato, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Scillieri, Di Rubba e Manzoni: i tre commercialisti vicini alla Lega ai domiciliari

Dalle parti del Carroccio ostentano tutti sicurezza: “Siamo assolutamente tranquilli, finirà in nulla come tante altre inchieste che cercavano soldi che non c’erano in Russia, in Svizzera o in giro per il mondo”, spiegano. Ma qual è il legame dei tre con la Lega e di cosa sono accusati? Spiega il Fatto:

I commercialisti della Lega Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba erano stati scelti da Matteo Salvini e dal tesoriere Giulio Centemero rispettivamente come revisore legale del gruppo Lega al Senato e direttore amministrativo alla Camera. Insieme a loro i militari del nucleo di Polizia economico-finanziario della Guardia di Finanza di Milano hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare anche per altre due persone: Michele Scillieri, altro commercialista vicino alla Lega, nel cui studio è stata domiciliato nel 2017 il partito Lega Salvini Premier, e Fabio Giuseppe Barbarossa, cognato di Scillieri. Sono tutti coinvolti nella strana compravendita di un immobile a Cormano, in provincia di Milano, avvenuta alla fine del 2017. Un capannone acquistato per 800mila euro dalla Lombardia Film Commission, l’ente pubblico controllato dalla Regione Lombardia e presieduto, all’epoca dell’affare, proprio dal commercialista salviniano Di Rubba. Di strano c’è che undici mesi prima lo stesso capannone era stato valutato 400mila euro: esattamente la metà del prezzo pagato con i soldi dei contribuenti lombardi.

Il l gip Fanales nell’ordinanza che confermava  la custodia cautelare in carcere di Luca Sostegni, “prestanome” di Scillieri, scriveva che l’acquisto del capannone di Cormano in provincia di Milano da parte di Lombardia Film Commission come sua futura sede, non aveva utilità pubblica ma “natura sostanzialmente appropriativa, concretizzando di fatto l’impossessamento” da parte dell’allora presidente Alberto Di Rubba, commercialista ed ex revisore contabile della Lega, “e dei suoi sodali, del capitale giacente sul conto della fondazione, vincolato alla destinazione pubblicistica e versato alla società Immobiliare Andromeda”, gestita da Michele Scillieri.

La storia del capannone di Cormano

L’operazione immobiliare, scriveva il gip, è priva di “una reale giustificazione economica” e si presenta, invece, come uno “schermo giuridico dietro al quale occultare l’unico intendimento perseguito, ossia la distrazione del fondo erogato dall’ente pubblico” a “favore dell’allora presidente Di Rubba e dei suoi complici”. La Regione aveva stanziato 1 milione di euro e dalle casse della fondazione uscirono 800mila euro per comprare l’immobile da Andromeda, che poco prima l’aveva acquistato per 400mila euro dalla società Paloschi, di cui era liquidatore Sostegni. E mentre Salvini annuncia querele nei confronti di “chiunque accosti il mio nome a gente mai vista né conosciuta” – intendendo probabilmente proprio Sostegni – il Gip mette in fila i versamenti seguiti alla compravendita, ossia dove finiscono parte dei soldi arrivati ad Andromeda nel dicembre 2017: prima un bonifico di circa 178mila euro da Andromeda verso la “Sdc srl”, da cui partono “due bonifici, in favore di Di Rubba” per 50mila euro. Altri due bonifici per un totale sempre di 50mila euro vanno da Sdc ad Andrea Manzoni, anche lui ex revisore contabile del Carroccio. Oltre 44mila euro arrivano allo “Studio CLD”, amministrato prima da Manzoni e poi da Di Rubba. Studio che bonifica, poi, 45mila euro “in favore della propria controllante Studio Dea Consulting srl”, che fa capo a Di Rubba e di cui è socio Manzoni. Si tratta “di movimenti finanziari”, secondo il gip, “volti a garantire la restituzione di una consistente porzione della provvista al presidente Di Rubba ed ai suoi sodali”. Spiega oggi Repubblica:

Di Rubba e Manzoni, commercialisti quarantenni, stessa età, stesso territorio del deputato Giulio Centemero che li aveva individuati come «affidabili riferimenti», sono stati revisori contabili rispettivamente al Senato e alla Camera del Carroccio ultima generazione, e continuano a collaborare con la Lega. Scillieri, più anziano, loro “maestro”, è il professionista nel cui studio è stato battezzato, e domiciliato, il partito di Salvini. Il gip ricostruisce così il flusso del denaro verso il cerchio magico leghista. Almeno 150mila euro finiscono a Di Rubba e Manzoni, altri 260mila transitano dai conti di Sostegni. Che, però, rimane al verde, accusa i commercialisti di averlo dimenticato, e minaccia. «Scoperchio il pentolone, può fargli danni assurdi» dice, intercettato, al dominus delle società. C’è appena il tempo di uscire dal lockdown, risalgono a giugno gli avvertimenti via cellulare a Scillieri: «Non ti vorrei coinvolgere, ma quale strada ho? Ecco.. l’imbecille di Manzoni no».

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Non si capacita che i tre preferiscano risparmiare quei «pochi soldi» piuttosto che rischiare una slavina che sarebbe devastante, se vuotasse il sacco. Dopo i primi 20mila euro, Sostegni attendeva gli altri 30mila pattuiti. La Finanza trova nel suo bagaglio non solo i biglietti per la fuga, ma anche il pizzino con la contabilità delle sue pretese: «25.000 (5.000) – mercoledì 15 Euro 7.000 – rimanenza 18.000 – a partire dal 20 settembre – ogni 20 gg circa». Ogni tre settimane, per lui, gli uomini d’oro della Lega avrebbero dovuto ricomprarsi il suo silenzio

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