Salvini e la legge elettorale da fare “tramite referendum”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-14

Il Capitano propone un sistema maggioritario all’inglese che è già stato sperimentato in Italia senza risultati apprezzabili sulla stabilità. Ma soprattutto rischia di convocare un referendum su di sé e di perderlo

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Matteo Salvini una ne fa e cento ne pensa. Oggi, intervenendo all’assemblea degli amministratori locali della Lega a Milano, ha raccontato qual è il suo piano per fermare la legge proporzionale che il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico potrebbero approvare prima della fine della legislatura. Il piano di Salvini è semplice ma delirante, quantomeno secondo l’illustrazione che ne ha fatto oggi.

Salvini e la legge elettorale da fare “tramite referendum”

Salvini propone che cinque Regioni approvino a maggioranza assoluta “entro settembre” la proposta di un referendum abrogativo della parte proporzionale dell’attuale legge elettorale, lasciando la parte maggioritaria.  L’obiettivo, ha spiegato, è”avere un sistema elettorale completamente maggioritario chi prende un voto in più vince, anche con l’indicazione del candidato premier”. “Il quesito è già pronto”, ha sostenuto. Poi è andato ancora più nello specifico: “Vogliamo una legge elettorale totalmente maggioritaria, diciamo all’inglese, con 630 collegi in cui si eleggono i parlamentari. La gente così conosce nomi e cognomi, e si governa. Lunedì vi faremo avere il quesito”.

Quindi ha continuato sullo stesso refrain:  “Voglio fermare l’inciucio che stanno facendo a Roma, per poi tornare al voto in primavera – aggiunge -. Se si arriva a ottobre poi si dovrebbe votare nel 2021”. A chi gli ha chiesto se vuole inserire anche il vincolo di mandato, replica: “Per quello serve una riforma costituzionale”. Salvini insomma propone più o meno un sistema inglese, non rendendosi conto che in una situazione di tripolarismo come quella fotografata alle elezioni politiche 2018 non è assolutamente detto che questa porti a un vincitore “la sera delle elezioni”, come si ama spesso ripetere.

Perché il piano di Salvini non funziona

Ma il piano di Salvini non funziona per una serie di motivi che il Capitano dovrebbe tener presente. In primo luogo il leader della Lega pare non essersi ancora conto che la legge per la riduzione dei parlamentari porterà a cambiare i numeri e quindi è inutile fare il conto sui 630 deputati attuali.  In secondo luogo, anche se vincesse questo fantomatico referendum che le regioni dovrebbero chiedere, nulla vieterebbe al parlamento di cambiare la legge elettorale su base proporzionale. Ma soprattutto, Salvini pare non rendersi conto che uno scenario di referendum in cui saranno tutti contro uno – e non c’è dubbio che nell’occasione non troverebbe certo l’intero appoggio del centrodestra per una proposta di riforma del genere – ha già visto uno sconfitto eccellente: l’altro Matteo, ovvero Renzi.

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Come funzionava il Mattarellum (AGI)

Salvini rischia di andare a impelagarsi in un’impresa troppo grande per lui, anche perché i partiti della sua alleanza raggiungono sì attualmente una percentuale di voti ragguardevole, ma questa non arriva al 51%: l’impresa sarebbe piuttosto rischiosa. Infine, Salvini dovrebbe ricordare che il maggioritario nella versione da lui proposta – con alcuni correttivi  – è stato già sperimentato in Italia: chi lo ha proposto (Mario Segni) ha fatto una brutta fine elettorale, mentre la stabilità auspicata non è mai stata raggiunta. Quello di Salvini sembra il piano di un kamikaze che intende dare una spallata “popolare” alla legislatura che scade nel 2023 (e il semestre bianco che renderà impossibile sciogliere le camere inizia da agosto 2022). Ma i kamikaze di solito fanno una brutta fine.

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