Matteo Salvini e Grillo che si fa condonare le cause dal PD

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-01-24

“La Verità” scrive che Grillo sarebbe interessato all’accordo con il Pd pur di avere condonate alcune cause a suo carico. Vediamo quali

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“Leggo sui giornali che c’è chi pensa che a Grillo l’abbraccio con il Pd interessi per le sue cause e non solo…ma agli italiani delle cause di Grillo interessa poco, parliamo d’altri”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini, in collegamento con Agorà, su Rai 3, commenta l’articolo de “La Verità” secondo cui Grillo sarebbe interessato all’accordo con il Pd pur di avere condonate alcune cause a suo carico.

Matteo Salvini e Grillo che si fa condonare le cause dal PD

A cosa si riferisce La Verità? Un articolo di Giancarlo Amadori stamattina apre il quotidiano con l’udienza istruttoria del 4 febbraio a Roma, dove Grillo è chiamato a rispondere di un post pubblicato nel 2016 sul suo blog. Nell’atto di citazione i dem chiedevano al settantunenne guru pentastellato 1 milione di euro di risarcimento per diffamazione.

Nelle scorse ore ci risulta che i difensori di Grillo abbiano contattato il senatore Luigi Zanda (che, da buon avvocato, segue passo passo la delicata causa) per trovare un accordo. Chi ha parlato con il tesoriere pd riferisce di trattative in via di definizione. Anche perché il post incriminato prendeva di mira, come vedremo, Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, oggi fuoriusciti dal Pd. Ma se l’intesa non verrà formalizzata entro il 4 febbraio, si renderà necessario un rinvio e le parti avrebbero individuato come prossima data d’udienza il 15 dicembre 2020.

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La lunga posticipazione sarebbe giustificata dal fatto che i legali starebbero lavorando, a quanto ci riferiscono fonti ben informate, a una composizione globale di tutte le controversie in corso tra i due schieramenti, una specie di condono tombale. Insomma non solo Grillo non dovrà aprire il portafogli, ma Pd e 5 stelle proveranno a chiudere tutte le cause avviate in questi anni, comprese quelle nate intorno al caso Bibbiano. Un mega accordo che includerà numerosi procedimenti e necessiterà di tempi lunghi per limare i dettagli. Una pax che consoliderebbe l’alleanza giallorossa, rendendo più profondo il solco con la linea che fu di Di Malo e di Casaleggio junior.

La causa si riferisce al marzo 2016, quando sul blog di Grillo compare un post intitolato «Matteo Renzi e Maria Elena Boschi a casa». L’attacco non è firmato e nel frattempo è stato tolto dal blog ma se ne trova ancora traccia online:

Le dimissioni del ministro Guidi sono un’ammissione di colpa, dimostrano il coinvolgimento del ministro Boschi e del Bomba che fanno l’interesse esclusivo dei loro parenti, amici, delle lobby e mai dei cittadini. Devono seguire l’esempio della Guidi e dimettersi subito: la misura è colma. Che altro deve succedere perchè si schiodino dalla poltrona questi abusivi non eletti da nessuno? I cittadini vengono prima dei papà banchieri indagati e dei compagni petrolieri. Basta battute, basta supercazzole, basta balle. Renzie e la Boschi devono presentarsi dinanzi al Parlamento, dire la verità sui favori alle banche, ai petrolieri e alle lobby e andarsene.

Nella telefonata intercettata dai pm di Potenza nelle indagini sul traffico illecito di rifiuti, tra la ministra Guidi e il compagno Gemelli, si fa riferimento a un emendamento che era stato tolto dallo ‘Sblocca-Italia’ e che doveva essere reinserito nella legge di Stabilità 2015. “Dovremmo riuscire a metterlo dentro al Senato, se Maria Elena (la ministra Boschi, ndr)) è d’accordo”, afferma Guidi nella telefonata. Secondo i pm, l’emendamento avrebbe favorito le aziende di Gemelli, facendogli guadagnare 2,5 milioni di subappalti. La Guidi chiese l’avvallo della Boschi che – per blindarlo e assicurarsi che tutto andasse come doveva – inserì l’emendamento incriminato nel testo del maximendamento su cui poi, con il consenso del Bomba, pose la questione di fiducia.

Un meccanismo perfetto ai danni dei cittadini. Tutti collusi. Tutti complici. Con le mani sporche di petrolio e denaro. Ora si capisce perchè il Pd ed il governo incitano illegalmente all’astensione sul referendum delle trivelle in programma il prossimo 17 aprile: intacca gli interessi delle compagnie petrolifere e tutela i cittadini e l’ambiente. Il Bomba non può permetterlo.

Subito dopo la pubblicazione il Pd decide di presentare un atto di citazione per diffamazione nei confronti di Grillo, supposto dominus del sito e dei profili Twitter e Facebook collegati. Un anno dopo, nella primavera del 2017, i legali del comico, nella loro memoria difensiva, sostengono che il loro cliente «non è responsabile, quindi non è autore, né gestore, né moderatore, né direttore né titolare del dominio, del blog, né degli account Twitter, né dei tweet e Facebook, non ha alcun potere di direzione e controllo sul blog, né sugli account Twitter e su ciò che viene postato» in quello che diventerà famoso come la scoperta che Beppe Grillo ha un blog a sua insaputa.

EDIT: ”Per l’ennesima volta: non è assolutamente vero che Rousseau abbia tolto la tutela legale a Beppe Grillo, né ha mai avuto luogo il fantomatico incontro in cui tutto ciò sarebbe stato formalizzato”. Così in una nota il Garante del MoVimento 5 Stelle, Beppe Grillo, il presidente dell’associazione Rousseau, Davide Casaleggio. ”L’Associazione Rousseau – continua la nota – ha sempre garantito la copertura legale a Beppe e continuerà a farlo. Il giornale ‘La Verità’ anche oggi riporta questa bufala che è stata smentita innumerevoli volte, a partire dal primo giorno in cui è stata inventata di sana pianta a fine dicembre. L’articolo di oggi, però, va oltre e parla di una causa civile per presunta diffamazione per cui Beppe rischierebbe di pagare 1 milione di euro al Pd”. ”Premesso che l’Osservatorio sulla Giustizia Civile del Tribunale di Milano prevede per casi analoghi una sanzione massima di 50.000 euro e ribadito che nella denegata ipotesi di condanna Rousseau provvederà a pagarla assieme alle spese legali – concludono Grillo e Casaleggio – è vero invece, come è ovvio che sia, che ci sono trattative in corso tra gli avvocati di entrambe le parti per chiudere questa e altre vicende analoghe in maniera consensuale”.

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