Salvini ha paura che la Lega gli faccia fare la stessa fine che i 5 Stelle vogliono far fare a Di Maio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-06-21

Il silenzio nel Carroccio sarà rotto solo dopo il ballottaggio delle Amministrative. E c’è una fronda che è pronta a sfiduciare il segretario

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I risultati dei ballottaggi in programma domenica prossima potrebbero far sollevare quel polverone nascosto per mesi sotto il tappeto della Lega. Matteo Salvini, infatti, da giorni commenta quasi silenziosamente quel che sta accadendo all’interno del M0Vimento 5 Stelle, con l’ex capo politico e attuale Ministro degli Esteri Luigi Di Maio sfiduciato – di fatto – ma con un’espulsione congelata in attesa delle prossime mosse pentastellate. E il segretario del Carroccio ha il timore che anche nel suo partito possa essere riprodotto uno schema simile.

Salvini come Di Maio? I timori del leader della Lega sul suo partito

Il calo nei sondaggi, il sorpasso (ormai conclamato) di Fratelli d’Italia come primo partito in quella coalizione (?) di centrodestra che viaggia su binari paralleli che rischiano di non incontrarsi neanche all’infinito. Poi quelle mosse – come il viaggio a Mosca, sospeso – che non sono piaciute agli altri grandi nomi della Lega. Scossoni continui che, qualora la Lega dovesse fallire anche l’appuntamento ai ballottaggi delle Amministrative, potrebbero portare all’ammutinamento nei confronti del “Capitano”.

Come riporta Il Fatto Quotidiano, le scadenze per il leader della Lega sono sempre più vicine. Domenica i ballottaggi, settimana prossima la chiusura delle indagini da parte della Procura di Milano sul caso dell’Hotel Metropol di Mosca, inchiesta in cui sono coinvolte diverse persone considerate vicine al segretario del Carroccio (Gianluca Savoini, Gianluca Meranda e Alessandro Vannucci), accusate di corruzione internazionale.

Se la Procura dovesse chiedere il rinvio a giudizio e il caso tornare sui giornali, sarebbe un duro colpo per Salvini dopo le polemiche sul suo viaggio a Mosca e sui suoi incontri con l’ambasciatore russo Sergej Razov. Già in quell’occasione il leader della Lega con i fedelissimi aveva parlato di una manovra dei ‘servizi segreti’ per farlo fuori. Ora, con la decisione imminente dei pm di Milano, in via Bellerio qualcuno tira fuori già la parola ‘complotto’.

Un calendario fitto, condito dalle tensioni interne. Perché colui il quale, per anni, è stato il braccio destro di Matteo Salvini – Giancarlo Giorgetti – si è chiuso nel silenzio. Ma lui è il più governista all’interno della Lega ed è anche molto vicino a Luigi Di Maio. Proprio quel Di Maio che da giorni è nel mirino del suo partito ed è a rischio espulsione per le tensioni sulla guerra in Ucraina. E poi quel patto di non belligeranza con i governatori delle Regioni (Zaia e Fontana su tutti), che lunedì potrebbero presentare un conto salato al segretario. Analogie tra quei due partiti che governarono a braccetto per poco più di un anno, prima della rottura del Papeete.

(Foto IPP/Gioia Botteghi)

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