Cosa succede dopo il congelamento dell’espulsione di Luigi Di Maio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-06-20

L’ex capo politico è ormai considerato un elemento di disturbo e potrebbe essere proprio lui ad abbandonare il MoVimento. Cosa c’è nel suo futuro?

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Sfiduciato, ma congelato. Dopo l’ennesima débâcle alle elezioni Amministrative, all’interno del MoVimento 5 Stelle è iniziata – ancora una volta – una resa dei conti. Da una parte Giuseppe Conte, dall’altra Luigi Di Maio. Il capo attuale e l’ex capo dei pentastellati viaggiano da tempo su due barche diverse. Il primo ammicca da tempo (soprattutto dopo l’inizio della guerra in Ucraina) all’uscita del partito dal governo, il secondo – invece – è il più governista di tutti (anche per il suo ruolo di Ministro degli Affari Esteri). E, a fare da sfondo a tutto ciò, c’è anche il tema del limite del doppio mandato.

Di Maio e l’espulsione dal M5S congelata, cosa succede ora

La sfiducia è a un passo. Da giorni, soprattutto dopo il botta e risposta a distanza sul risultato delle Amministrative, la contesa dialettica tra Di Maio e Conte prosegue spedita. Ed è deflagrata con quella riunione d’urgenza del Consiglio Nazionale pentastellato durante il quale, almeno a parole, il MoVimento 5 Stelle ha annunciato la fine dell’appoggio al suo capo della Farnesina. Ci sono, dunque, tutti i prodromi dell’espulsione. Una cacciata che potrebbe non avvenire visto che potrebbe essere proprio l’ex capo politico M5S a decidere di fare un passo indietro (rimanendo, però, al governo come Ministro degli Esteri “senza bandiera”).

L’uomo in grado di condurre il MoVimento a quello storico 33% alle Politiche del 4 marzo del 2018, dunque, sta per essere messo alla porta. E cosa accadrà ora? Nel partito in subbuglio, le carte in tavola non sembrano sbagliare. Seguendo l’antico dettame del passato (più o meno recente), chi viene “pizzicato” in fuori gioco e non in linea con le idee dei vertici, viene gettato giù dalla torre. Ma cosa farà Luigi Di Maio? Secondo quanto riportato da Matteo Pucciarelli su La Repubblica, al momento non è in piedi alcuna ipotesi di fondare un partito personale che, di fatto, andrebbe a togliere voti al MoVimento 5 Stelle. Ma sul tavolo ci sono alcune possibili trattative:

Le interlocuzioni per costruire qualcosa d’altro però ci sono: col sindaco di Milano Giuseppe Sala, posizionato su sponde liberalsocialiste ed ecologiste; col sindaco uscente di Parma Federico Pizzarotti, un altro ex 5 Stelle oggi a pieno titolo in uno schema moderatamente progressista. E poi: Dario Nardella sindaco di Firenze, Luigi Brugnaro sindaco di Venezia, Stefano Bonaccini presidente dell’Emilia Romagna, Giovanni Toti presidente della Liguria.

Cinque nomi che potrebbero aprire le porte a Luigi Di Maio. Quasi tutti, Toti escluso, legati a ideologie progressiste o, più in generale, al mondo del centrosinistra. Con Enrico Letta che, nel frattempo, sta provando a mediare – visti gli inevitabili riflessi di questa scissione sul governo Draghi – tra i due litiganti. Ma, almeno fino a che non sarà ufficializzato il divorzio, tutte le trattative sul possibile futuro dell’ex capo politico del MoVimento 5 Stelle sono solamente possibili.

(Foto IPP/Fabio Cimaglia)

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