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Il Fatto vi spiega perché Salvini è l’unico responsabile del caso Diciotti

neXtQuotidiano 01/02/2019

Antonio Esposito, ex magistrato della Corte di Cassazione, spiega perché a prescindere dalle responsabilità politiche è Salvini che deve rispondere di sequestro di persona

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Antonio Esposito, ex magistrato della Corte di Cassazione in pensione che già è intervenuto sulla vicenda Diciotti spiegando perché Zuccaro ha sbagliato a chiedere l’archiviazione, sul Fatto Quotidiano di oggi spiega, come avevamo sottolineato su neXt Quotidiano, perché, «a prescindere dalle responsabilità politiche, è Salvini che deve rispondere di sequestro di persona perché non è in discussione la “linea politica del governo” in tema di migrazione, ma il comportamento attuativo del ministro che ha posto in essere un abuso continuato in atti di ufficio, invadendo sfere di competenza di altri ministri ed esautorando di fatto sia il governo sia lo stesso presidente del Consiglio e gestendo direttamente in prima persona la vicenda “Diciotti”in violazione di precise disposizioni di leggi costituzionali, ordinarie e internazionali».

Nel caso di specie, quindi –al di là del delitto di sequestro di persona, sulla cui precisa configurazione, nella specie, vi è certamente materia per discuterne in sede dibattimentale –non vi è dubbio che il comportamento del ministro Salvini possa integrare il reato continuato di cui all’articolo 323 del codice penale.

In questo contesto è impropria l’assunzione di responsabilità del “premier ”e il riferimento a una posizione collegiale assunta dal governo, dal momento che un provvedimento che avesse riguardato specificamente la nave “Diciotti” doveva essere assunto con formale delibera del Consiglio dei ministri, a meno che non si voglia impropriamente ritenere che la volontà di Conte, Di Maio e Toninelli, oltre che di Salvini, rappresenti la volontà dell’intero governo.

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Sicché, quanto mai irrituale, oltre a costituire una palese ingerenza nell’attività del Senato, è la memoria difensiva che il governo, a firma di Conte, Di Maio e Toninelli, si appresterebbe a inviare alla Giunta delle autorizzazioni rivendicando, appunto, una, informale e tardiva, collegialità del governo in ordine alla vicenda.

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