Come Salvini continua a strisciare verso la pace con i grillini

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-08-16

Il ministro su Twitter agita lo spauracchio di Renzi e Boschi per lasciare una porta aperta alla pace con rimpasto offerta ieri. Intanto anche altri leghisti puntano a prendere tempo in attesa di Conte. E a sorpresa persino Dibba apre uno spiraglio. Tipico delle trattative: spararla grossa per sedersi al tavolo e poi accontentarsi di meno. 

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Ieri sera Matteo Salvini ha twittato la dichiarazione a Sky Tg 24 in cui offriva la pace al MoVimento 5 Stelle in cambio di un rimpasto con turnover di ministri. Poi ha fatto ancora un passo più in là, segnalando al suo popolo che farà di tutto per impedire il ritorno al governo di Renzi e della Boschi, dimostrando così di aver scelto il bersaglio e lo spauracchio da agitare di fronte al popolo. E senza nominare il M5S.

Come Salvini continua a strisciare verso la pace con i grillini

Salvini sa benissimo che non c’è alcun rischio concreto di ritorno al governo di Renzi e Boschi. Ma sa anche che così sta preparando i suoi e-lettori a una virata possibile: l’estremo sacrificio di tornare al governo con i grillini prendendosi qualche ministero in più pur di non far nascere un esecutivo istituzionale o di emergenza tra MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali. Dei tre scenari che ieri il ministro ha dettato al Corriere della Sera l’ultimo, quello del periodo di opposizione prima del ritorno trionfale alle urne, non sembrava spaventare più di tanto il Capitano. Ma si doveva trattare di tattica visto che ieri, tra dichiarazioni controverse (“Io non ho mai detto a Conte di staccare la spina”, salvo aver presentato una mozione di sfiducia…) e inni alla pace degli altri ministri leghisti, non si poteva non registrare il palese tentativo di chiudere la crisi in amicizia con un bel Scurdammoce ‘o passato.

salvini pace m5s

Il Capitano quindi sta evidentemente facendo cambiare di nuovo rotta alla nave leghista, con buona pace di chi, come Giorgetti, rimane sempre con il cerino acceso in mano. E le dichiarazioni di Centinaio alla Versiliana sembrano andare nella stessa direzione: “A Salvini consiglierei di aspettare il 20 agosto e sentire che cosa ha da dire il presidente Conte alla Lega”, “Conte avrà da dire qualche cosa”. E ancora: “Noi dei messaggi li abbiamo lanciati”, “ma le risposte dei M5s sono sempre state aggressive”, allora “sentiamo che cosa ha da dire Conte”.

Cinque giorni per la pace Lega-M5S

La Lega quindi sembra voler attendere il 20 agosto, ovvero il giorno in cui Giuseppe Conte si presenterà in Parlamento per dire la sua sulla crisi. E attendere, per il Capitano, ha un solo significato politico: voler riaprire una trattativa ormai chiusa e guadagnarci politicamente il più possibile. Il ministro, che aveva preparato in maniera piuttosto affrettata il suo strappo e aveva poi cominciato a ricucire con il centrodestra in vista delle urne, adesso potrebbe mettersi alla finestra in attesa di una mossa del suo interlocutore, il MoVimento 5 Stelle.

m5s salvini alessandro di battista

Che ieri, ad onor del vero, non sembrava avere intenzione di tornare indietro. Prima con la chiusura culinaria di Di Maio (“Ormai la frittata è fatta, perché non si dimette?“) e poi con quella muscolare di Alessandro Di Battista, che l’ha definito “ministro del tradimento” per fare una bella rima con “tradimento”. Ma attenzione, anche lui a ben guardare una porticina l’ha lasciata aperta: ci vogliono interlocutori diversi da Salvini per avere rapporti istituzionali con la Lega Nord. Dibba la spara grossa perché Salvini non baratterà mai il suo ruolo di governo con  la pace con i grillini. Ma è tipico delle trattative: spararla grossa per sedersi al tavolo e poi accontentarsi di meno.

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