Cosa vuole fare Salvini con le cassette di sicurezza degli italiani?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-06-12

Il Capitano a Porta a Porta lancia una tassa sulle cassette di sicurezza degli italiani. I risparmiatori vi depositano ogni genere di preziosi: gioielli, lingotti, monete d’oro, ma anche ingenti somme di denaro. Una voluntary disclosure o la minaccia di una patrimoniale?

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Matteo Salvini a Porta a Porta lancia una tassa sulle cassette di sicurezza degli italiani: «Non parlo di soldi all’estero, se qualcuno ce li ha portati sono affari suoi, ma mi dicono che ci sono centinaia di miliardi in cassette di sicurezza, fermi. Potremmo metterli in circuito per gli investimenti. Si potrebbe far pagare un’imposta e ridare il diritto di utilizzarli», annuncia.

Cosa vuole fare Salvini con le cassette di sicurezza degli italiani?

E la frase somiglia molto a quella sulla ricchezza privata che pronunciò qualche tempo fa: chi tiene nelle cassette di sicurezza del denaro potrebbe dichiararlo al fisco e, pagando una certa percentuale — quella che circola è del 15%, come la flat tax —, farlo pienamente «riemergere». Si tratta di una sorta di patrimoniale che, secondo La Stampa, potrebbe fruttare molto:

Un tesoretto interessante da tassare se si considera che secondo il vice premier i nostri concittadini vi tengono nascosti beni per decine se non centinaia di miliardi. Sarebbero circa cinque milioni gli italiani che hanno una cassetta di sicurezza nel caveau di una banca.

I risparmiatori vi depositano ogni genere di preziosi: gioielli, lingotti, monete d’oro, ma anche ingenti somme di denaro. Per la verità l’idea di accendere un faro su questo tesoretto non è nuova: già nel 2013 Bankitalia mise in atto un provvedimento di verifica in chiave antiriciclaggio.

Da allora l’Agenzia delle Entrate conosce nome e cognome dei titolari delle cassette e può ordinare quando lo ritiene utile verifiche a tappeto sui loro contenuti.

salvini patrimoniale cassette di sicurezza italiani 1

La voluntary disclosure sulle cassette di sicurezza degli italiani

Gian Maria De Francesco sul Giornale nota che il meccanismo potrebbe essere simile a quello della voluntary disclosure:

Nella pace fiscale originaria, così come formulata dalla Lega prima dell’avvio della sessione di Bilancio 2018 nello scorso agosto, era prevista una flat tax al 15 o al 20% sui contanti detenuti in Italia o all’estero e non dichiarati. Lo stop dei M5s allo scudo penale (si configurano, infatti, i reati di riciclaggio e autoriciclaggio) ha fatto passare tutto in cavalleria.

Eppure il carroccio avrebbe voluto «obbligare» a investire quanto non tassato in titoli di Stato o in Pir, i piani di investimenti nelle aziende italiane. Non si hanno dati precisi sull’ammontare dei risparmi detenuti nelle cassette di sicurezza ma sulla base di quanto dichiarato in audizione dal procuratore di Milano, Francesco Greco, si stimavano almeno 150 miliardi di cui almeno un terzo, cioè 50 miliardi in Italia. In quella formulazione si sarebbe potuto incassare un massimo di 7,5-10 miliardi, cioè un anno di quota 100 o di reddito di cittadinanza.

Secondo i leghisti a proporre un meccanismo simile è stato nel 2017 il procuratore capo di Milano Francesco Greco, che a un convegno del 2017, presente l’allora ministro Maria Elena Boschi, aveva quantificato in circa 200 miliardi l’ammontare dei contanti sepolto nelle cassette di sicurezza italiane. Ricorda oggi il Corriere che “lo stesso governo Renzi aveva accarezzato l’idea di «scudare» quelle somme, ma se ne sarebbe trattenuto per le delicate implicazioni che la mossa comporta: a seconda di come venisse messa in pratica si potrebbe sfiorare l’ipotesi di riciclaggio di denaro sporco da parte dello Stato”.

salvini cassette di sicurezza

Resta solo da capire, come segnala Mario Seminerio su Twitter, se si tratta invece di una minaccia per chi vuole evitare la prossima patrimoniale su conti correnti e dossier titoli.

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