Ugo Russo: i punti oscuri della storia del 15enne ucciso da un carabiniere a Napoli

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-03-02

Due elementi non quadrano: un presunto foro d’ingresso di proiettile esploso dal carabiniere in borghese, all’altezza della nuca; e persino l’ipotesi che la coppia di minorenni avesse preso di mira proprio il militare libero dal servizio, che era in compagnia della fidanzata. Altro punto oscuro, altro punto decisamente controverso riguarda il terzo colpo: contro chi è stato esploso?

article-post

Il 15enne Ugo Russo è morto ieri dopo essere stato colpito da un carabiniere fuori servizio in via Generale Orsini, nei pressi di Santa Lucia. Incensurato, nato nei Quartieri spagnoli, Russo è stato raggiunto da due colpi di pistola calibro 9 Parabellum esplosi da un carabiniere 23enne: il terzo colpo è andato a vuoto. Dopo la morte dichiarata all’ospedale Pellegrini alcune persone, considerate “amici” di Russo, hanno preso d’assalto il pronto soccorso del nosocomio, sfasciando ogni cosa e costringendo i medici ad un improvviso trasferimento di tutti i pazienti ricoverati; e poi hanno sparato una serie di colpi di pistola alla caserma Pastrengo, sede del comando provinciale dei carabinieri.

Ugo Russo: i punti oscuri della storia del 15enne ucciso da un carabiniere a Napoli

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica guidata da Giovanni Melillo, si avviano ad ipotizzare al momento per il militare il reato di eccesso colposo di legittima difesa (aggiornamento ore 17,30: ora il reato è cambiato e si indaga per omicidio volontario; i dettagli in calce all’articolo). Si attendono l’autopsia e le immagini delle telecamere per capire come sono andati i fatti. Per ora c’è la versione del carabiniere, ritenuta attendibile dagli inquirenti: a notte fonde il 23enne carabiniere è a bordo della sua auto con la fidanzata, di quattro anni più giovane, quando sopraggiunge uno scooter. Dal ciclomotore scende un giovane, ha il volto travisato da un casco e da uno scaldacollo.  Impugna un’arma, la riproduzione di una “Beretta 52”, un giocattolo che sembra vero. Il rapinatore intima al 23enne carabiniere di consegnare l’orologio. Sotto la minaccia della pistola, il militare prima si qualifica, poi spara tre volte. Russo cade a terra, gravemente ferito. Il carabiniere chiama il 112 poi anche il 118.

ugo russo 15enne napoli carabinieri
Foto da: Il Mattino, 2 marzo 2020

Poi c’è la versione di una persona che gli inquirenti considerano il complice di Russo e che era scappata nell’immediatezza dei fatti ma successivamente si è costituita: si tratta di un ragazzo di 17 anni.

Il complice invece scappa, si presenterà poco dopo in caserma, dove viene interrogato alla presenza del suo difensore di fiducia, l’avvocato Mario Bruno. Non ha precedenti penali, anche se in famiglia altri hanno avuto guai con la giustizia per reati contro il patrimonio. Insieme a Russo, spiega, avevano notato l’auto e avevano deciso di rapinare i passeggeri. Ugo, sostiene, è stato raggiunto da un primo colpo al petto, poi si sarebbe voltato nel tentativo di fuggire ma è stato ferito una seconda volta dietro alla nuca. Quindi è stato esploso anche il terzo proiettile. (La Repubblica, 2 marzo 2020)

ugo russo profilo facebook

La morte di Ugo Russo e i tre colpi sparati dal carabiniere

Vincenzo Russo, il padre di Ugo, ha rilasciato una serie di interviste ai media per raccontare la sua versione della storia, che non combacia con quella del carabiniere. Due elementi non quadrano: un presunto foro d’ingresso di proiettile esploso dal carabiniere in borghese, all’altezza della nuca; e persino l’ipotesi che la coppia di minorenni avesse preso di mira proprio il militare libero dal servizio, che era in compagnia della fidanzata. La dinamica e la sequenza di quelle fasi, con i due ragazzini che impugnano una pistola risultata poi giocattolo (era priva del tappo rosso che ne caratterizza la funzione “scenica”) diventa a questo punto di fondamentale importanza. E per questo bisognerà attendere gli esami autoptici e l’acquisizione delle immagini di videosorveglianza. Il Mattino enumera il giallo del terzo colpo e della pistola scarrellata:

Altro punto oscuro, altro punto decisamente controverso riguarda il terzo colpo: contro chi è stato esploso? Contro il 15enne che cercava di scappare, magari in un raptus di paura, o contro il complice del 15enne? Difeso dal penalista Mario Bruno, il 17enne ha spiegato di aver avuto paura, dopo aver visto il corpo dell’amico riverso a terra e dopo aver incrociato per un attimo lo sguardo del carabiniere con l’arma in mano. È un punto controverso, che potrà essere chiarito solo alla luce di testimonianze raccolte in queste ore o attraverso la visione di eventuali immagini raccolte dalle telecamere in zona.

ugo russo 15enne napoli carabinieri 1

Ma c’è un altro particolare destinato a risultare significativo nel corso dell’inchiesta: il carabiniere dice infatti di essersi qualificato, di aver urlato «alt, sono un carabiniere», in quella manciata di istanti che hanno fatto seguito allo scarrellamento della pistola giocattolo (ma senza tappetto rosso) impugnata dal 15enne. C’è stato lo scarrellamento della pistola giocattolo? Il carabiniere si è qualificato dinanzi ai rapinatori? E a chi era diretto il terzo colpo?

La versione del carabiniere A. sulla morte di Ugo Russo

Conchita Sannino su Repubblica riporta invece la versione del carabiniere, figlio di un brigadiere in servizio a Napoli. A. ha trascorso — raccontano i colleghi — infanzia e adolescenza in questa città di cui conosce inferno e delizie, il papà stimato sottufficiale, poi la scelta di seguirne la strada, fino all’altra notte.

Un film ripercorso con lucidità, un autocontrollo che ha sorpreso anche suoi colleghi. Quando mancavano «forse una ventina di minuti all’una di notte e io stavo parcheggiando l’auto, con la mia fidanzata», è la ricostruzione del racconto — ecco quel ragazzo che gli punta l’arma dal finestrino. «Sembra una pistola a tutti gli effetti». Ora quell’oggetto è in mano agli inquirenti: perfetta replica di una Beretta. A. si qualifica, reagisce, spara. Tre colpi. Mortali.

via generale orsini napoli

Un proiettile che raggiunge l’adolescente alla testa, forse mentre è in torsione, mentre sta per urlare e fuggire. «Io ho solo reagito a una pistola puntata alla mia tempia», è il punto che affronta con gli investigatori. Una frase che viene scandita e motivata più volte, mentre da fuori arrivano notizie che quella vittima è solo un ragazzino, ha una famiglia sgangherata, mentre c’è un ospedale già devastato dall’ira degli amici della Pignasecca.

«Sono stati attimi. Non è stato facile», spiega ancora lui, prima con un filo di voce, poi con dolore, poi sempre più controllato mentre l’indagine fa il suo lavoro: raccogliere dati, riascoltare testimonianze, mettere insieme i pezzi. «Non ho mai fatto male a nessuno in vita mia — mormora poi, quando ritrova la forza per parlare con qualche collega — questa divisa la porto per difendere gli altri, ma come posso immaginare di non reagire se vedo una pistola a un centimetro dalla mia testa?».

EDIT ORE 17,30: Cambia il capo di imputazione per il carabiniere che di aver fatto fuoco, uccidendolo, contro Ugo Russo, il 15 enne dei Quartieri Spagnoli a Napoli. Il reato da eccesso colposo in legittima difesa passa a omicidio volontario. Nelle prossime ore ci sarà l’autopsia sul corpo del ragazzo e domani la convalida del fermo per il complice 17 enne, arrestato per tentata rapina. A fornire le informazioni più preziose riguardo quanto accaduto quella notte in via Generale Orsini, nella zona di Santa Lucia, a Napoli, saranno i risultati dell’esame autoptico, gli esami balistici ed eventuali immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza della zona. Secondo la versione resa dal complice 17enne di Ugo Russo, difeso dall’avvocato Mario Bruno, i due, che viaggiavano in sella a uno scooter (risultato sottoposto a fermo amministrativo e con targa clonata), notano la macchina con a bordo un giovane con un orologio di pregio, verosimilmente un Rolex, al polso, e decidono di entrare in azione per rapinarglielo. Il 17enne, che e’ alla guida si avvicina alla macchina: Ugo scende con in mano una pistola (successivamente si scoprirà che era una replica priva del tappo rosso di riconoscimento), si avvicina al finestrino lato guida dell’auto e la punta contro la testa del guidatore intimandogli di consegnare l’orologio. Il ragazzo, un carabiniere campano in servizio a Bologna, a Napoli in vacanza, fingendo di sfilarselo, prende la pistola e spara un primo colpo che raggiunge Ugo al torace. Secondo il racconto del giovane, il 15enne ha prima un sobbalzo e poi si gira verso il complice. Il carabiniere – riferisce ancora il 17enne – dall’interno dell’auto spara di nuovo e lo colpisce, ancora una volta. Secondo il conducente dello scooter il militare spara ancora, forse altre due volte, nella sua direzione. Ugo, intanto, era già caduto a terra. Il complice, impaurito scappa verso casa, dove alcune ore dopo verrà raggiunto e sottoposto a fermo dai carabinieri con l’accusa di tentata rapina.

Leggi anche: «Vi racconto l’emergenza Coronavirus all’ospedale di Codogno e nella sanità del Lodigiano»

Potrebbe interessarti anche