Quella volta che Salvini ci ha salvati dagli estremisti del missile

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-07-16

Le fregnacce di Salvini sull’attentato contro di lui che ci ha salvato dagli estremisti del missile: il ministro oggi ha raccontato che è stato merito suo se è stato sequestrato un arsenale di proprietà di un ex candidato di Forza Nuova. Ma in realtà l’indagine è partita grazie alla testimonianza di un cittadino dell’Est che ha raccontato alla Polizia del piano per attentare alla vita del Ministro dell’Interno. Un piano che per fortuna non esisteva

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La scoperta della santabarbara con annesso missile aria-aria? Manco a dirlo è merito di Matteo Salvini. A dirlo è proprio il ministro dell’Interno che oggi a Genova ha raccontato che l’indagine che ha portato alla scoperta di un missile aria-aria Matra Super 530F era partita da una sua segnalazione. «L’ho segnalata io. Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno. I servizi segreti parlavano di un gruppo ucraino che attentava alla mia vita. Sono contento sia servito a scoprire l’arsenale di qualche demente».

L’attentato contro Salvini? Per la procura un’ipotesi senza consistenza

Ora che quella del ministro sia una “rivelazione”, come scrive ANSA, è una notizia discutibile. Visto che sui giornali di oggi (ad esempio La Stampa, il Corriere o Repubblica) si parla del fatto che l’indagine avesse preso le mosse dalla segnalazione di un informatore di un paese dell’Est che aveva svelato agli inquirenti l’esistenza di un traffico d’armi a livello internazionale riconducibile alle aree di estrema destra. In particolare La Stampa riferisce che tra le confidenze c’è anche il riferimento «a un presunto piano per colpire il ministro dell’Interno Matteo Salvini».  Che poi la segnalazione della minaccia sia arrivata anche dal Viminale naturalmente è possibile.

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Il Corriere della Sera racconta una versione analoga. L’indagine sarebbe iniziata circa un anno “quando in procura a Torino si presenta un uomo che afferma: «In Ucraina stanno
preparando un attentato contro Matteo Salvini»”. Ma è il proseguo della vicenda che è interessante, soprattutto alla luce della rivelazione di Salvini di oggi. Sempre su La Stampa Massimiliano Peggio scrive:

Gli accertamenti della polizia, coordinata dal pool antiterrorismo della procura affidato all’aggiunto Emilio Gatti, imboccano più strade: una di queste li porta a individuare i tre soggetti, intenzionati a mettere in vendita il missile, prendendo contatti con militanti del Donbass e con un alto funzionario pubblico africano.  Il piano contro Salvini si rivela subito un vicolo cieco, senza «consistenza investigativa » dicono dalla procura.

Insomma non solo non era mai esistito un piano per attentare alla vita di Salvini ma queste minacce non hanno nulla a che fare con le persone indagate e fermate per il possesso del Matra. Certo, l’inchiesta sull’ex candidato di Forza Nuova Fabio Del Bergiolo è partita dalle confidenze dello stesso informatore che ha parlato del piano per colpire il ministro dell’Interno. Ma le convergenze tra le due vicende finiscono qui. Perché gli investigatori non trovano alcun riscontro sulle parole dell’informatore ma grazie alle intercettazioni vengono a conoscenza dell’esistenza dell’arsenale di proprietà di Del Bergiolo e della comica trattativa per vendere il missile aria-aria.

Perché un ucraino potenzialmente potrebbe avercela con Salvini

La versione di Salvini è leggermente diversa: «penso di non aver mai fatto niente di male agli ucraini ma abbiamo inoltrato la segnalazione e non era un mitomane. Non conosco filonazisti. E sono contento quando beccano filo-nazisti, filo-comunisti o filo chiunque». Ora a prescindere dalla veridicità della minaccia Salvini sbaglia su due punti. La prima è sul fatto che non abbia mai fatto nulla nulla di male agli ucraini.

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Perché è noto che Salvini sia schierato dalla parte di Putin, soprattutto su una questione: quella delle sanzioni alla Russia. Sanzioni che sono iniziate proprio in risposta alla crisi ucraina e la conseguente annessione della Crimea alla Russia. Proprio un anno fa ad esempio Salvini aveva dichiarato al Washington Post che a suo parere l’annessione della Crimea da parte di Mosca fosse legittima. Una dichiarazione che probabilmente ha irritato alcuni ucraini e che potenzialmente (tanto per usare un termine usato da Salvini) potrebbe fare arrabbiare i combattenti filogovernativi (italiani) che hanno combattuto nel Donbass.

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Il secondo errore – o meglio, fregnaccia – di Salvini è quella sul fatto che non conosce neonazisti. Perché risulta che Salvini abbia ammesso di conoscere Gianluca Savoini. E risulta che Savoini sia proprio un ammiratore di Hitler da molti suoi ex colleghi definito “neonazista”. Ed è strano che Salvini, che è stato collega di Savoini alla Padania, non si sia mai accorto della foto di Hitler appesa in redazione. E curiosamente Savoini tramite i social di Lombardia-Russia si è prodigato ad addossare sugli ucraini le responsabilità (russe) dell’abbattimento del volo Malaysia Airlines 17. Ma anche non volendo parlare di Savoini Salvini pare conosca tutti i dirigenti di CasaPound, un partito di gente che si definisce “fascisti del terzo Millennio”.

Leggi sull’argomento: La verità sul censimento dei campi Rom è che la ruspa di Salvini è rotta

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