Come il Salva-Roma potrebbe ammazzare la Capitale

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-04-25

Con la norma che vuole Salvini lo Stato dovrebbe trovare il modo di accollarsi la cifra di 51 miliardi per liberare i comuni dai loro debiti. Ai quali, viene quasi da ridere, ci sono da aggiungere anche i 23-24 miliardi per l’IVA entro 2020. Buona caccia!

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Da Salva-Roma ad Ammazza-Roma in tre mosse. Il compromesso che l’altroieri ha consentito al governo Conte di salvaguardare il Decreto Crescita, ulteriormente licenziato “salvo intese”, prevede che il ministero del Tesoro non si accolli più i 12 miliardi di debito che il Comune di Roma aveva dato in gestione commissariale in seguito al decreto del governo Berlusconi che risale al 2008.

Come il Salva-Roma potrebbe ammazzare Roma

Quei soldi però, stando alla legge e in attesa delle necessarie e probabili modifiche, ora tornano in capo al Campidoglio. E siccome si tratta di vecchi debiti composti in buona parte da mutui accesi presso la Cassa Depositi e Prestiti, le banche e da un’obbligazione chiamata Colosseum Bond da 1,4 miliardi che scadrà nel 2048, che attualmente costa anche 75 milioni l’anno di interessi.

Ma, spiega oggi Andrea Bassi sul Messaggero, la legge prevede che se un Comune ha inpancia unBoc, èancheobbligato ogni anno ad accantonare una quota in bilancio per far fronte al pagamento del capitale alla scadenza.

La ragione è semplice. La regola è nata per evitare che i sindaci scaricassero sulle amministrazioni future le loro spese. A questa regola, però, non era tenuto il commissario straordinario che gestiva il debito e nemmeno lo Stato. Se il Colosseum bond torna al Campidoglio, il Comune di Roma potrebbe trovarsi obbligato ad accantonare ogni anno una cinquantina di milioni di euro per far fronte al Boc.

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Come cambia il Salva-Roma (Il Messaggero, 25 aprile 2019)

Ieri il ministero dell’Economia, in un comunicato stampa, ha sottolineato che il Campidoglio potrà comunque continuare a ricevere il contributo dello Stato da 300 milioni l’anno. Ma la verità è che questo contributo è molto più basso, è di soli 120 milioni. E questo perché gli altri 180 milioni sono già stati impegnati con la Cassa Depositi e Prestiti e con alcune banche fino al 2040 a fronte di un prestito al commissario di 4,5 miliardi che è servito a saldare una parte dei debiti (che inizialmente ammontavano a oltre 16 miliardi).

 Roma nei guai,  Salvini festeggia

Il problema non sembra per ora aver tolto il sonno alla Lega e a Salvini. Anzi. Anche perché la Lega ha preteso che si trovasse una soluzione anche per i debiti degli altri comuni. Ma questa soluzione la deve trovare lo Stato. Ovvero, come spiega oggi sul Corriere Mario Sensini, ogni Comune in difficoltà negozierebbe col Tesoro un piano individuale per ripianare il buco in tempi molto più brevi di quelli attuali:

Un meccanismo discrezionale. Simile a quello della sanità. Ma che data la mole dei debiti in ballo,ora che non possono più essere nascosti sotto il tappeto o rinviati di generazioni, apre scenari difficili. A Roma, ammortizzare 12 miliardi in 10 anni, contando come dice il decreto sui soliti 300 milioni annui del governo, vuol dire portare la quota di rimborso a carico del Comune da 200 milioni a 1,2 miliardi. Cioè moltiplicare per sei le addizionali Irpef. Oltre a cercare di limitare il passivo con un concordato con i creditori. O sperare che alla fine sia lo Stato, il debito pubblico, ad accollarsi i buchi di Roma e di tutti gli altri Comuni italiani.

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Il debito dei comuni (La Repubblica, 25 aprile 2019)

La Lega ora lavora ad un suo progetto che prevede poteri speciali per la Capitale, con una proposta di legge da presentare alle Camere quanto prima, e che estenda i suoi poteri anche agli altri Comuni in difficoltà: esattamente quello che voleva Salvini, che fin dall’inizio di questa storia ha continuato a ripetere che «Ro
ma non ha bisogno di regali, e che i debiti della Raggi non saranno pagati da tutti gli italiani». Ma così i debiti di tutti i comuni in difficoltà saranno pagati dagli italiani (anche da quelli che non sono residenti in quei comuni). E’ giusto?

39 miliardi da trovare (LOL)

Infine, il conto. Spiega oggi Repubblica che trentanove miliardi di euro sono l’ammontare complessivo dell’esposizione finanziaria, 12 dei quali riguardano i municipi maggiori, ovvero i capoluoghi delle città metropolitane. Ai 39 miliardi vanno poi aggiunti i 12 miliardi del debito pregresso del Comune di Roma sotto la gestione del Commissario. Tornando all’interno del perimetro dei 39 miliardi, poco meno di 30 sono costituiti da mutui con la Cassa depositi e prestiti, 7 con le banche e 2,2 con il Tesoro.

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Il debito delle grandi città (Il Sole 24 Ore, 23 aprile 2019)

Pensate quindi che con la norma che vuole Salvini lo Stato dovrebbe trovare il modo di accollarsi la cifra non inconsistente di 39 + 12 = 51 miliardi da coprire per liberare i comuni dai loro debiti. Ai quali, viene quasi da ridere, ci sono da aggiungere anche i 23-24 miliardi per le clausole di salvaguardia che devono fermare l’aumento dell’IVA. Un obiettivo impossibile.

Per questo, dicono dal M5S, alla fine il decreto Salva-Roma tornerà ad essere come lo avevano immaginato loro. In Parlamento le opposizioni forniranno eventualmente l’appoggio che la Lega attualmente nega, ragionano, visto che PD e Fratelli d’Italia hanno già detto sì all’accordo. C’è un dettaglio: così Salvini avrà fatto bella figura nel resto dell’Italia a spese del MoVimento 5 Stelle, visto che rimarrà l’unico a opporsi ai soldi a Roma.

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