Opinioni

Come funziona un rimpatrio forzato

Johannes Bückler 07/08/2018

Le persone allontanate dall’Italia nel 2017 sono state oltre 17 mila: i respingimenti alla frontiera i 2/3 del totale. Il Ministero indica in 6.514 i rimpatri a tutto il 2017. Perché sono sempre pochi i rimpatri? E’ solo questione di volontà? Seguiamo un’operazione di rimpatrio. Ogni singola operazione avviene sotto la supervisione del “Garante Nazionale […]

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Le persone allontanate dall’Italia nel 2017 sono state oltre 17 mila: i respingimenti alla frontiera i 2/3 del totale. Il Ministero indica in 6.514 i rimpatri a tutto il 2017. Perché sono sempre pochi i rimpatri? E’ solo questione di volontà? Seguiamo un’operazione di rimpatrio.

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Ogni singola operazione avviene sotto la supervisione del “Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale”quale organo di monitoraggio indipendente dei rimpatri forzati. Alla fine viene stilato un rapporto per il Ministero dell’Interno. Il 19 maggio 2016 il Viminale ha noleggiato un volo della Bulgarian Air Charter, con decollo da Roma Fiumicino ore 8.40. I tunisini da espellere sono 30. Perché solo 30? Perché 30 è il limite massimo che l’accordo bilaterale Italia-Tunisia prevede per una singola operazione.

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Quindi sono 30 le persone da rimpatriare. Quante persone servono per rimpatriare 30 persone? Dunque, vediamo. Serve un funzionario responsabile, un medico, un infermiere, e 71 persone appartenenti alla polizia di Stato con funzioni di scorta.

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Gli agenti non sono armati, né in divisa, ma riconoscibili “per l’esposizione della placca, ovvero il distintivo di riconoscimento della polizia di Stato in cui non è visibile il nome, ma un numero identificativo. Sono presenti anche operatrici di sesso femminile”.

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Prima tappa Lampedusa. Ci sono attimi di tensione, ma poi torna la calma. Dopo le perquisizioni personali (“nella grande maggioranza dei casi viene chiesto di abbassare le mutande”) e dei bagagli, vengono applicate ai polsi degli espulsi fascette di velcro. Di solito le fascette vengono tolte su viaggi lunghi, tipo in Nigeria. Nei viaggi brevi di regola vengono lasciate perchè l’esigenza di andare in bagno è meno sentita e il pasto è uno solo. Quindi si parte. Si va direttamente in Tunisia? Calma.

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Secondo voi la Tunisia fa atterrare un aereo con dei tunisini senza prima controllare che sia gente loro? Si va a Palermo. Dove si svolgono le audizioni con due funzionari del consolato della Tunisia per verificare “l’effettiva provenienza e cittadinanza” degli espulsi. Accidenti. C’è un intoppo. Durante i colloqui, un ragazzo in lacrime dichiara di essere minorenne. Quindi? Il problema è che i minorenni NON possono essere espulsi. Devono restare in Italia. Una telefonata a Tunisi per accertare la data di nascita. E’ vero. Viene fatto scendere.

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Quindi si riparte per Hammamet. Vista la stretta scala d’accesso all’aereo, che permette il passaggio di una persona alla volta, il caposcorta avverte che “la situazione è esposta a rischi di gesti di autolesionismo”. Tutti, invece, salgono senza incidenti.

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Si atterra alle 15.10. All’arrivo, i 29 cittadini tunisini vengono liberati dalle fascette e consegnati alle autorità locali direttamente dalla porta anteriore dell’aereo. Alle 15.45 il volo della Bulgarian è pronto a decollare per far ritorno a Fiumicino. Quanto è costato riportare 29 persone in Tunisia? Parecchio. In media dai quattro ai seimila euro per ogni persona rimpatriata. Inoltre avere diversi accordi con i paesi del Nord Africa non basta. Perché il confronto tra le autorità viene fatto per ogni singolo caso.

E ora vi confiderò un segreto. I rimpatri che stanno avvenendo non hanno niente a che vedere con l’ondata migratoria degli ultimi anni. Quelli rimpatriati nel 2017, per esempio, erano tutti individui che, dopo aver avuto il permesso di soggiorno,ne avevano perso il diritto. Anche brava gente che, grazie ad una legge assurda, appena perdono il lavoro diventano automaticamente clandestini. Anche se si sono sempre comportati bene. Perché la frase “Ben venga chi arriva in Italia per lavorare, fuori i delinquenti”, nei fatti, è un’emerita stupidaggine.

Avete presente il sistema Sprar? Si comincia con un tirocinio di sei mesi. Se l’azienda è contenta lo può prolungare. In alcuni casi può portare ad un vero contratto di lavoro. Molti vorrebbero assumere alcuni ragazzi arrivati dall’Africa. Perchè sono bravi. Ma qui casca l’asino. Perchè per sei su dieci la risposta sulla richiesta d’asilo è negativa. Sempre per una legge assurda che richiede altri criteri, senza prendere in considerazione il percorso svolto dal richiedente asilo e la sua situazione lavorativa.

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Ricapitolando. Rispedire a casa loro i clandestini è molto complicato. Costa parecchio, anche se i soldi non sono nemmeno il problema principale. Anche fare accordi con alcuni Paesi spesso non è sufficiente.

*** Johannes Bückler è su Twitter, da dove questo post, con il suo permesso, è stato tratto

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