Il futuro dell’Italia è una cosa turca

di Fabio Scacciavillani

Pubblicato il 2018-08-07

Per quanto la macchina del tempo non sia stata ancora inventata, il viaggio nel futuro in taluni casi è a portata di mano. In poche ore d’aereo, ad esempio, si raggiunge la megalopoli che spazia su due continenti. Qui è possibile vivere il futuro del ritorno alla minkio-lira italiana attraverso lo spettacolo della lira turca …

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Per quanto la macchina del tempo non sia stata ancora inventata, il viaggio nel futuro in taluni casi è a portata di mano. In poche ore d’aereo, ad esempio, si raggiunge la megalopoli che spazia su due continenti. Qui è possibile vivere il futuro del ritorno alla minkio-lira italiana attraverso lo spettacolo della lira turca in picchiata (che ai sovranisti nostrani provoca turgidi entusiasmi craxian-andreottiani).

Cinque anni fa bastavano due lire turche per comprare un dollaro. Un anno fa occorrevano tre lire e mezzo. Ora non ne bastano cinque. Da maggio ad oggi la lira ha perso circa un terzo del suo valore rispetto al dollaro e continua a perderlo inesorabilmente. Stamattina è crollata di schianto del 7% prima di essere soccorsa da qualche intervento caritatevole. Esattamente come capitava periodicamente alla lira italiana negli anni 70, 80 e 90 che i minkio-sovranisti vagheggiano come l’età dell’oro (tragicamente distrutta dal Bilderberg e da Soros).

A dar retta alle farneticazioni webeti, sul Bosforo dovrebbero essere in corso da giorni oceaniche manifestazioni di giubilo. Infatti gli intellettualoidi bagnati, asciugati e lucidati a colpi di felpa, insegnano che quando una moneta si svaluta il Pil si impenna e i derelitti, gli analfabeti, i bibitari e i casalini diventano di colpo miliardari. In estrema sintesi, sui tomi di economia asinina, una moneta è descritta come il caffè della vecchia pubblicità: più va giù e più ti tira su.

referendum turchia erdogan

Per cotal motivo è palpabile lo sconcerto di cui sono preda i sopraffini ingegni somaristi. Invece del tripudio, il Presidente turco Erdogan, manifesta in pubblico la sua rabbia impotente contro i complotti esterni e invita la popolazione a tirare fuori dai materassi valuta straniera e oro per sostenere la Patria, in un farsesco remake del Mussolini anni ‘30.

E inoltre non si riesce a comprendere perché mai l’indice della borsa di Istanbul (calcolato in dollari) sia crollato del 40% da inizio anno e i tassi di interesse sui titoli di stato a dieci anni siano schizzati oltre il 20% (erano all’11% a inizio anno). Né come mai l’inflazione sia arrivata al 16% (quella dei beni per le famiglie supera il 23%) visto che nei testi(koli) dei Pippi sacri è scritto a caratteri cubitali che l’inflazione non c’entra assolutamente una fava con l’inflazione (ovviamente causata da complotti rettiliani e dalle scie kimike).

E’ in questo clima coincitato che è stato organizzato un convegno, volto ad esaminare (ma soprattutto approfondire) le strategie ana-toliche da adottare quando, dopo l’esecuzione del Piano B di Savona, il citrullame italiota – in attesa del reddito di cittadinanza – dovesse chiedersi il motivo delle pezze sempre più vaste e sdrucite sul lato B. I convegnisti ascoltano rapiti Erdogan che assicura la nazione: “Non abbiate paura, emergeremo vincitori!” e annuncia un fantomatico piano da 9 miliardi di dollari per 400 nuove infrastrutture da finanziare con un bond denominato in reminbi cinesi (quasi come Savona che annuncia i infrastrutture finanziate con il surplus di parte corrente). Comprato ovviamente dagli alieni, gli unici disposti a fare credito a un paese fallito.

Il relatore più applaudito propone che siccome il Sultano ha nominato suo cognato Ministro delle Finanze a Roma si può fare di meglio e di più: sostituire il malcapitato Tria, che ha il grande difetto di avere studiato (addirittura sui libri) con la Taverna (che di questo abominio non può certo essere accusata). Sì, proprio colei che apparve nel video di propaganda grillina in cui un babbeo scambiava in estasi un euro con mille lire, senza sapere che un euro ne valeva quasi duemila. E magari nominare qualche sicofante a governatore della Banca d’Italia, nuovamente sovrana, che stampi carta igienica a due veli. E infine trovare il Foa di turno che inveisca violentemente contro l’UE e i poteri forti a cui addebitare tutti i disastri, mentre Grillo e Casaleggio discutono su come abolire il Parlamento.

Leggi sull’argomento: Il vaffa del deputato Dall’Osso alla Camera

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