La Camera ha respinto il ricorso di Sara Cunial: per entrare a Montecitorio dovrà esibire il Green Pass

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2021-11-25

Il Consiglio di giurisdizione della Camera dei Deputati ha revocato la sospensiva dell’obbligo di Green Pass della quale godeva Sara Cunial, che entrava quindi a Montecitorio senza certificato verde

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La Camera dei Deputati ha respinto la sospensiva per la deputata ex M5s Sara Cunial che aveva fatto ricorso per entrare a Montecitorio senza Green pass. Per lei, come per tutti gli altri deputati che avevano chiesto di poter partecipare ai lavori dell’Aula senza esibire il certificato verde, le porte della Camera resteranno chiuse se si rifiuterà di esibirlo. “Il Consiglio – si legge nelle motivazioni – ritiene che non vi siano ragioni d’urgenza per sospendere la decisione dei deputati Questori di chiedere il Green pass a tutti i deputati e quindi anche per la deputata Sara Cunial”. Il Presidente del Consiglio di giurisdizione della Camera dei Deputati Alberto Losacco rettifica quindi la pronuncia del Presidente del Collegio d’appello della Camera, Andrea Colletti, che aveva invece sospeso l’obbligo di esibire il Green pass per Cunial. La deputata complottista ex Movimento 5 stelle era stata autorizzata ad accomodarsi nelle tribune dell’Aula, seguendo un percorso speciale, e da lì aveva tenuto anche un discorso in cui “perdonava” i suoi colleghi per le “discriminazioni” che a suo avviso stava subendo.

Lapidario il comunicato del Consiglio di giurisdizione, che ritiene che “sia la vaccinazione contro il Covid-19, sia il tampone sono strumenti che, pur non potendo scientificamente garantire la certezza in assoluto della loro efficacia ed attendibilità, offrono al riguardo un significativo tasso di probabilità statistica, ed in ogni caso costituiscono attualmente le uniche misure concrete che le Istituzioni possono porre in essere nel doveroso perseguimento della tutela della salute individuale e collettiva, garantita dall’articolo 32 della Costituzione”.

Il tema è stato sollevato anche in Senato da quattro parlamentari che hanno presentato ricorso alla commissione contenziosa: i tre ex 5s Laura Granato, Michele Giarrusso, Gianluigi Paragone e Carlo Martelli. Tutti attualmente nel gruppo Misto. Ma a quanto si apprende da fonti interne alla commissione i ricorsi non sarebbero validi perché presentati fuori dai termini previsti dal regolamento che prevede 30 giorni dal provvedimento del consiglio di presidenza.

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