Renzi e la storia delle gambe da spaccare a Sallusti

di dipocheparole

Pubblicato il 2018-05-13

È una storia che circola dal 2015, ma è improvvisamente tornata d’attualità: Alessandro Sallusti ha raccontato di essere stato minacciato al telefono da Matteo Renzi in un editoriale pubblicato dal Giornale il 13 dicembre di quell’anno per un non meglio precisato articolo che riguardava la moglie, Agnese Landini, pubblicato – a quanto pare – sul sito del quotidiano …

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È una storia che circola dal 2015, ma è improvvisamente tornata d’attualità: Alessandro Sallusti ha raccontato di essere stato minacciato al telefono da Matteo Renzi in un editoriale pubblicato dal Giornale il 13 dicembre di quell’anno per un non meglio precisato articolo che riguardava la moglie, Agnese Landini, pubblicato – a quanto pare – sul sito del quotidiano che fu di Montanelli.

«Io sono io, e voi non siete un c…». Dal Marchese del Grillo, Alberto Sordi, siamo passati al Marchese del Grullo, Matteo Renzi. Stessa arroganza, stessa prepotenza avvicinano il premier e la sua corte all’aristocratico che maramaldeggiava nella Roma papalina del Settecento e che Mario Monicelli ha reso immortale nel celebre film. Oggi non siamo in Vaticano ma alla Leopolda, l’ex stazione ferroviaria di Firenze dove da anni Matteo Renzi raduna la sua corte per celebrare se stesso.

alessandro sallusti peter gomez matteo renzi

Una passerella egocentrica e blindata sulla quale sfilano giullari e cortigiani per decantare le presunte doti del capo e di se stessi. Chi è fuori, chi non si allinea, è trattato e descritto come un reietto. I giornali che hanno osato criticare il governo – tra i quali il nostro – sono esposti in bella vista in una gogna pubblica e al centro di un nuovo gioco di società dal titolo «Vota il peggiore». Non mi sorprende questo esercizio di democrazia. Esattamente un anno fa- a tanto risale l’ultima volta che ci siamo sentiti al telefono – Matteo Renzi mi minacciò per una notizia che lo riguardava, pubblicata sul nostro sito: «Guarda – mi disse – che vengo sotto casa e ti spacco le gambe»

Sallusti ha di recente raccontato il presunto aneddoto anche in tv, nel programma di Peter Gomez La Confessione: «Era una vigilia di Natale e ho ricevuto una telefonata da Palazzo Chigi. Dico buongiorno e lui inizia con un ‘Come sto un cazzo… bastardo… io ti asfalto’… io gli chiedo cosa c’è e lui dice ‘hai pubblicato sul sito una notizia’ e ancora: ‘Scherzi a parte un cazzo, io vengo sotto casa e ti spacco le gambe’. E io gli ho risposto: “Sai che c’è? Io ho un rispetto per l’istituzione della presidenza del Consiglio ma se la metti su questo piano puoi andare affanculo”… e gli ho chiuso il telefono».

Venerdì sera però lo staff dell’ex presidente del Consiglio ha smentito tutto: “Matteo Renzi non ha mai pronunciato le parole riportate da Sallusti. Né in tono serio, ovviamente. Ma neanche in tono scherzoso. E del resto un simile linguaggio da gangster non può appartenere a una persona civile. La vicenda sarà chiarita in sede civile, con richiesta di risarcimento danno d’immagine per evitare ulteriori problemi di natura penale al direttore Sallusti”. Del presunto articolo non c’è traccia sul sito del Giornale, ma Sallusti ha raccontato che successivamente si chiarì, dopo mesi di reciproco silenzio, amichevolmente con Renzi durante un ricevimento al Quirinale: «Mi hai fatto litigare – disse lui – con mia moglie, crede che davvero ti abbia detto quelle cose». «Sai bene presidente – gli risposi io – che le mogli hanno sempre ragione», e la cosa finì lì, con una stretta di mano pacificatrice. Oggi però Sallusti sul Giornale chiede a Renzi di non querelarlo:

Non ho le prove di quello che dico perché non sono uso registrare le telefonate con il presidente del Consiglio. Ma è la pura verità e chi conosce Renzi sa bene che uno sfogo del genere è altamente probabile, visto il suo non facile carattere.

Ora faccia ciò che crede, mi sfidi a duello o alla macchina della verità ma la querela per favore no. Non per paura, è solo triste, e arrogante, da parte di un leader politico di quel livello. Se insiste gli propongo uno scambio: lui querela me per quella che ritiene una balla ma accetti che io quereli lui, a nome di tanti, per tutte le balle (documentate) che ha raccontato agli italiani in tutti questi anni. Con rispetto e simpatia attendo risposta.

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