Renzi e i giudici che decidono se una fondazione è un partito politico

di Mario Neri

Pubblicato il 2019-11-28

Matteo Renzi sostiene che l’inchiesta della procura di Firenze sulla Fondazione Open costituisca un’ingerenza della magistratura sulla politica perché non sono i giudici a dover decidere cos’è un partito politico e quali siano i limiti giuridici delle fondazioni: “Il fatto che Open sia stata trasformata da qualcuno in un partito politico è una cosa enorme. …

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Matteo Renzi sostiene che l’inchiesta della procura di Firenze sulla Fondazione Open costituisca un’ingerenza della magistratura sulla politica perché non sono i giudici a dover decidere cos’è un partito politico e quali siano i limiti giuridici delle fondazioni: “Il fatto che Open sia stata trasformata da qualcuno in un partito politico è una cosa enorme. Chi mi dice che una srl non è un partito politico?”.   In realtà, come spiega oggi La Stampa, la legge prevede espressamente dal lontano 1981 le furbizie dei politici, e quindi sono quasi quarant’anni che è reato anche il finanziamento occulto al singolo eletto, che sia del Parlamento o di un ente locale, ed è reato anche il finanziamento illecito ai “raggruppamenti interni dei partiti politici” (norma costruita ad hoc per le vecchie correnti), e alle “articolazioni politico-organizzative”.

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La questione è stata oggetto anche di una sentenza della Cassazione che ha confermato questo orientamento. E come si comportano i giudici in questi casi?

I magistrati nel caso di indagini che concernono finanziamenti sospetti si comportano valutando caso per caso. Non esiste, infatti, una regola univoca. La procura di Milano, ad esempio, ritiene la onlus “Più voci”, quella presieduta dal tesoriere leghista Giulio Centemero, una finzione giuridica e perciò procede per finanziamento illecito rispetto a un contributo di Esselunga, la società dei supermercati. E sulla medesima scia si colloca la procura di Roma che ha appena chiuso l’inchiesta sui versamenti del costruttore Luca Parnasi (l’imprenditore che doveva costruire lo stadio della Roma) e considera l’associazione “Più voci” una mera articolazione della Lega.

Perciò anche nella Capitale i 150mila euro che Parnasi ha versato a “Più voci” sono stati classificati come finanziamento illecito e su questa ipotesi di reato quanto prima sarà chiamato a pronunciarsi un giudice per le udienze preliminari. A sua volta, anche la procura di Genova, indagando sui 49 milioni scomparsi della Lega, ha messo sotto inchiesta “Più voci” nonchè un’altra associazione, “Now”, di area leghista.

E quando una fondazione è riconosciuta come tale e non come paravento giuridico di un partito?

La procura di Roma, nell’atto di chiusura delle indagini su Parnasi, riconosce che la fondazione “Eyu”, presieduta dall’ex tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi, pur destinataria di un finanziamento del costruttore da 250mila euro, svolgeva invece una sua rispettabile e autonoma attività di fondazione. Secondo i pm Barbara Zuin, Luigia Spinelli e Paolo Ielo, il problema di quei fondi non investe il partito in quanto tale, bensì il parlamentare Francesco Bonifazi. Per lui arriverà presto una richiesta di rinvio a giudizio a titolo individuale, assieme all’accusa di false fatturazioni.

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