Marco Carrai e l’indagine sulla Fondazione Open

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-11-27

Secondo la procura, Open ha agito da “articolazione” di un partito, come testimoniato dal lavoro in occasione delle primarie del 2012 o dalle ricevute di versamento da parlamentari. Inoltre, si legge ancora nel decreto di perquisizione dei pm Luca Turco e Antonino Nastasi, “ha rimborsato spese a parlamentari ed ha messo a loro disposizione carte di credito e bancomat”. Secondo fonti vicine a Bianchi stesso, le carte sarebbero state a disposizione di un solo onorevole

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Marco Carrai è indagato nell’inchiesta sulla Fondazione Open che ieri ha portato a perquisizioni in tutta Italia. Anche a carico di Alberto Bianchi, presidente della fondazione, che finora era indagato solo per traffico di influenze illecite e ora anche per finanziamento illecito ai partiti.

Marco Carrai e l’indagine sulla Fondazione Open

Ieri mattina all’alba la guardia di Finanza, coordinata dal procuratore Giuseppe Creazzo, ha eseguito oltre trenta perquisizioni presso una dozzina di imprenditori di nove città italiane che in passato avevano finanziato Open, molti dei quali rendendolo noto pubblicamente. Non sono indagati, la Procura cerca prove di eventuali irregolarità, e più in generale “significativi intrecci tra prestazioni professionali rese da Bianchi e dai suoi collaboratori e finanziamenti alla Open”. Sono stati visitati tra gli altri l’armatore Vincenzo Onorato e il finanziere David Serra, a Milano, Marco Zigon della Getra a Napoli, il gruppo Garofalo a Roma e a Firenze i fratelli Aleotti (proprietari della farmaceutica Menarini), Corrado Fratini e i fratelli Bassilichi. 

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Le donazioni alla Fondazione Open (Corriere della Sera, 10 aprile 2018)

La Guardia di finanza ha perquisito l’ufficio di Carrai a cui è stato notificato anche avviso di garanzia. Secondo quanto emerge , l’imprenditore sarebbe stato riferimento dentro la fondazione di parte dei finanziatori su cui si è diretta l’attenzione della procura di Firenze negli ultimi sviluppi dell’inchiesta e che sono stati perquisiti oggi. Tra le valutazioni investigative c’è il ruolo tenuto da Marco Carrai, quando era membro del Cda di Open, in particolare riguardo ai suoi rapporti con imprenditori che sostennero la fondazione. Di Open, procura e GdF di Firenze stanno esaminando operazioni relative alle primarie 2012 e al Comitato per Matteo Renzi segretario. L’attenzione si sarebbe centrata pure su alcune ricevute di versamento da parlamentari. Gli investigatori avrebbero individuato legami, ipotizzati come anomali, tra le prestazioni professionali, rese da Bianchi e collaboratori del suo studio, e i finanziamenti avuti dalla Open.

L’accusa a Carrai: finanziamento illecito

Il primo passaggio di denaro indagato è quello che coinvolge il gruppo di costruzioni Toto. Nell’agosto del 2016 Bianchi, a fronte di una fattura emessa per prestazioni professionali, ricevette dal gruppo Toto un pagamento di oltre 800mila euro, denaro che per l’accusa sarebbe stato in parte usato per finanziare Open, sui cui conti Bianchi versò 200mila euro il mese successivo. Altri 200.000 li versò al Comitato per il sì al referendum sulla Costituzione. Nello stesso anno lo studio Bianchi aveva ricevuto dal gruppo Toto circa 2 milioni per prestazioni professionali. Al vaglio anche i rapporti tra la fondazione e l’imprenditore Patrizio Donnini, che a sua volta, sempre nel 2016, avrebbe ricevuto dal gruppo Toto oltre 4 milioni di euro in parte con operazioni di compravendita di quote societarie effettuate dalla società immobiliare Immobil Green.

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Alcuni dei finanziamenti alla Fondazione Open di Matteo Renzi (Il Fatto, 7 agosto 2016)

Secondo la procura, Open ha agito da “articolazione” di un partito, come testimoniato dal lavoro in occasione delle primarie del 2012 o dalle ricevute di versamento da parlamentari. Inoltre, si legge ancora nel decreto di perquisizione dei pm Luca Turco e Antonino Nastasi, “ha rimborsato spese a parlamentari ed ha messo a loro disposizione carte di credito e bancomat”. Secondo fonti vicine a Bianchi stesso, le carte sarebbero state a disposizione di un solo onorevole. Concludono i magistrati: “Occorre vagliare le condotte dell’indagato (quindi Bianchi, ndr), accertare quali siano stati nel dettaglio i rapporti tra la fondazione e i soggetti finanziatori”. Renzi ha reagito ricordando che Turco e Creazzo sono i pm che hanno chiesto il carcere per i suoi genitori Tiziano e Laura Bovoli, un provvedimento poi annullato dal tribunale della libertà.

Fondazione Open e il decreto di perquisizione

Fabio Tonacci su Repubblica oggi spiega il ruolo di Carrai nella Fondazione Open e quali sono i finanziamenti attualmente sotto la lente:

Il legame tra Renzi, Bianchi e Carrai è solidissimo e di antica data: Bianchi ha difeso Renzi dalla Corte dei Conti, che gli contestava 2 milioni di euro di danno erariale; Renzi lo ha voluto nel cda di Enel nel 2014; Bianchi è stato socio di Carrai nella società K-Cube e ne è stato il testimone di nozze. I maligni sostengono che anche nelle corpose consulenze di Bianchi con Consip (756.000 euro) abbia avuto un peso l’amicizia con Renzi. L’intreccio amicale è stato all’origine della fondazione Open, rivelatasi però foriera di guai, e anche grossi.

I pm fiorentini infatti stanno ricostruendo tutti i finanziamenti transitati, in senso stretto e in senso lato, attorno a quell’intreccio. In particolare sospettano della parcella milionaria che Bianchi ha ottenuto dal Gruppo Toto, per risolvere un contenzioso con Autostrade per l’Italia riguardo a due lotti della Variante di Valico. Proprio la Variante inaugurata in pompa magna da Renzi nel dicembre di quattro anni fa.

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Il decreto di perquisizione per gli esponenti della Fondazione Open (27 novembre 2019)

Un rivolo sostanzioso di quella parcella ha seguito un percorso assai strano:

Bianchi riceve ad agosto 2016 dalla Toto Costruzioni 801.000 euro, e un mese dopo, in un giorno solo, ne gira
200.000 sul conto di Open, ufficialmente per ripianare un rosso in bilancio, e altri 200.000 “a titolo personale” al Comitato per il Sì al referendum sulla riforma costituzionale, voluta da Renzi. Operazioni che, sostengono i pm, «appaiono dissimulatorie di trasferimento diretto da Toto Costruzioni a Open». Diretto, come i 25.000 euro donati da Renaxia, sempre della famiglia Toto.

La spiegazione di tanta generosità potrebbe essere l’emendamento alla Manovra del 2017, sotto il governo Gentiloni, che “abbuonò” i 121 milioni che il Gruppo Toto doveva ad Anas per la concessione delle Strade dei Parchi. L’emendamento ha spalmato la cifra, con gli interessi, fino al 2031. Il Pd ha sempre negato che fosse un regalo ai Toto e, al momento è solo un’ipotesi investigativa.

Il Corriere della Sera spiega che dopo aver esaminato chat e messaggi nei computer, iPad e iPhone di Bianchi relativi al rapporto con la Toto costruzioni, i magistrati hanno deciso di analizzare anche il legame con gli altri finanziatori per verificare se il «sistema» utilizzato in quel caso potesse essere stato replicato con altre aziende. La Toto aveva pagato quasi 3 milioni di euro a Bianchi per la sua attività professionale, ma una parte del denaro era stata poi versato da Bianchi a Open come «contributo volontario». La difesa ha contestato che potesse trattarsi di un«giroconto» ma igiudici del Tribunale del riesame hanno ritenuto fondati i sospetti dell’accusa parlando di «operazioni di trasferimento di denaro che appaiono dissimulatorie». I controlli sui documenti sequestrati ieri serviranno a stabilire se anche altri abbiano utilizzato la stessa tecnica.

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