Il reddito degli italiani: la ricchezza perduta con la crisi non torna più

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-08-27

I dati del Sole 24 Ore: il valore medio dichiarato è di 25.170 euro. Lo scarto tra cima (Milano, 34mila) e fondo (Barletta, 16mila) è di 18mila euro. Gli introiti reali risultano ancora inferiori al 2008

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Il reddito degli italiani non recupera gli anni della crisi e la variazione 2016/2008 dell’andamento del reddito medio in termini reali ci dice che in 91 capoluoghi su 108 i valori reali risultano ancora inferiori al 2008. Tiene il Nord-Est con Trieste e Belluno a +2% mentre la famiglia media paga 1.672 euro l’anno tra casa, auto e addizionali in tasse locali: in Campania mille in più rispetto alla Val d’Aosta.

Il reddito degli italiani: la ricchezza perduta

L’analisi del Sole 24 Ore esamina il reddito 2016 (dichiarazioni 2017) nei capoluoghi di provincia. Il valore medio dichiarato è di 25.170 euro. Lo scarto tra cima (Milano, 34mila) e fondo (Barletta, 16mila) è di 18mila euro. Gli introiti reali risultano ancora inferiori al 2008 (dichiarazioni 2009): tolto l’effetto dell’inflazione, nelle città capoluogo la media è -1,92%. Anche nei capoluoghi di provincia – dove storicamente i dati sono migliori – gli importi dichiarati al Fisco nel 2017 (redditi 2016) sono di quasi il 2% più bassi, in termini reali per contribuente, di quelli del 2009 (redditi 2008): per la precisione, -1,92% di media, a 25.170 euro.

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Il reddito degli italiani: la variazione 2016-2008 (Il Sole 24 ore, 27 agosto 2018)

E così si certifica che gli incrementi dei redditi medi dei capoluoghi sono davvero pochi: al top Trieste (+2,15%), Belluno (+2,06%), Torino (+1,24%) e Verona (+1,1%). Il balzo record dell’Aquila (+5,64%) si spiega con il fatto che l’anno su cui viene fatto il confronto è quello del terremoto. A perderci sono molti di più e non solo al Sud: dallo scivolone di Isernia (-9,39%) a quelli di Crotone (-7,97%) e Agrigento (-7,09%), il segno meno appare in 91 capoluoghi su 108, compresi Roma (-4,09%) e Milano (-1,37%), che pure si conferma al top, con oltre 34mila euro per contribuente.

La crisi e l’oblio

L’analisi considera anche il numero di contribuenti rispetto agli abitanti. In quasi tutti i capoluoghi del Sud, il rapporto contribuenti/abitanti è inferiore a quello medio nazionale (65,4%) e in alcuni oscilla intorno al 50%: ad esempio, 49,5 a Napoli, 51,5 a Catania, 51,9 a Crotone. Numeri dietro cui si intravedono disoccupazione giovanile e femminile, oltre a un maggior numero di bambini.

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Reddito di inclusione, reddito di cittadinanza e reddito di avviamento: il confronto (Il Sole 24 Ore, 30 marzo 2018)

Ma che entrano anche nel dibattito di questi giorni: da un lato, chi non ha reddito non beneficia del bonus 80 euro, di cui si è discussa l’abolizione; dall’altro, il fatto che il numero dei contribuenti non cresca da anni ci ricorda che – al di là di un reddito di cittadinanza – la sfida, per il Sud, è pur sempre quella di creare occasioni di lavoro, anche sotto forma di autoimprenditorialità. La scomparsa dei contribuenti, comunque, è trasversale. Le province di Biella e Vercelli, ad esempio, seguono quella di Isernia per intensità del calo.

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