Ecco perché per salvare l’Europa serve un reddito di quarantena

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-27

C’è una bomba sociale pronta ad esplodere già prima ancora che si raggiunga il picco dell’epidemia di Covid-19: molte persone stanno finendo i soldi per fare la spesa e mangiare. Serve un reddito universale di base per far fronte all’emergenza economica

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La prima a sollevare la questione dei lavoratori in nero al tempo dell’epidemia di Covid-19 ad onor del vero era stata la sindaca di Roma Virginia Raggi. Poi è toccato al ministro per il Sud Giuseppe Provenzano ricordare a tutti in un’intervista al Corriere della Sera che «se la crisi si prolunga dobbiamo prendere misure universalistiche per raggiungere anche le fasce sociali più vulnerabili: le famiglie numerose, oltre a chi lavorava in nero».

Perché è importante aiutare anche chi lavora in nero

Subito la Lega ha attaccato Provenzano dicendo che ci sono ben altre categorie di persone cui pensare. «Tra pensionati, precari, disabili, operai a casa c’è un popolo che sta soffrendo e sentiamo che bisogna aiutare chi lavora in nero» ha dichiarato Matteo Salvini. Ed è vero, quelle sono tutte persone – tranne i pensionati – che a causa dell’epidemia hanno perso o rischiano di perdere la propria fonte di reddito. Ed è giusto che lo Stato pensi a loro, con la cassa integrazione, con misure di sostegno al reddito. Ma lo Stato non può permettersi di lasciare indietro nessuno. Non significa “stare dalla pare degli evasori” (ironico lo dica chi voleva abbassare le tasse ai ricchi e a sempre lisciato il pelo a chi evadeva le tasse con condoni chiamati “pace fiscale”) significa stare dalla parte dei più deboli.

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Così come ha spiegato successivamente il ministro «al Sud, e non solo, dopo questa crisi, specialmente se si prolungherà, rischiamo il collasso sociale. A differenza della crisi precedente, questa volta anche i risparmi privati delle famiglie sono in gran parte erosi. La quota di sommerso che esiste – non parlo di chi sfrutta il lavoro, ma di chi è sfruttato – ha dei riflessi nell’economia emersa, nell’economia reale, a partire dai consumi». Il problema è che il Cura Italia non copre le fasce più vulnerabili della popolazione, quelle che non hanno nemmeno accesso al Reddito di Cittadinanza (misura votata dalla Lega).

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Ed è curioso che proprio Salvini che criticava tanto l’uscita del ministro ieri a Piazza Pulita abbia chiesto di «immettere liquidità ADESSO o tra 10 giorni ci saranno italiani che avranno finito le scorte». Probabilmente Salvini sta pensando in realtà ad imprenditori, operai, pensionati eccetera. Ma non c’è dubbio che tra gli italiani che “finiranno le scorte” ci siano anche quelli che lavorano in nero.

Un reddito universale di quarantena su base europea

Anzi, non serve aspettare dieci giorni. Sta già succedendo. Lo raccontano le agenzie di stampa che parlano dei numerosi casi di cittadini italiani che sono in difficoltà perché non riescono a fare la spesa. Ci sono gli anziani soli che non possono uscire di casa che vengono aiutati dalle Forze dell’Ordine che provvedono come possono portando un po’ di spesa o delle medicine. Ma ci sono anche persone che i soldi della spesa non li hanno proprio. A Sant’Antimo nel napoletano un 37enne ha confessato ai militari di lavorare solo saltuariamente e di avere in questo momento serie difficoltà di sostentamento a causa della chiusura di gran parte delle attività produttive.

A Palermo un gruppo di persone ha assaltato un supermercato tentando di forzare l’uscita dopo aver fatto la spesa e chiedendo di non pagare nulla perché non avevano soldi. Non sono casi isolati, sono segnali di un malessere diffuso. Situazioni che sono diametralmente opposte a quelle di chi si mette in fila per ore per fare la spesa settimanale o che dà l’assalto ai negozi al primo annuncio di lockdown. Ci sono in Italia milioni di persone che già in una situazione normale fanno fatica ad arrivare a fine mese. Tra questi ci sono anche persone che sono costrette ad arrangiarsi, non perché sia più conveniente ma perché è l’unica alternativa che hanno al morire di fame.

 


Non ci sono solo lavoratori in nero. Ci sono precari, autonomi e finte partite IVA, Co.Co.Co., lavoratori del mondo dello spettacolo, lavoratori del comparto della ristorazione e imprenditori. Insomma milioni di persone che in molti casi sono già senza un reddito. Chi è fortunato può fare affidamento sulle reti sociali e familiari, chi può userà gli ultimi risparmi. Ma se l’epidemia continuerà ancora a lungo si dovrà trovare una soluzione per tutti (tutti tutti, non solo quelli simpatici al proprio elettorato). Un economista della Bocconi, Gianmario Cinelli, ha proposto quindi un nuovo modello di reddito universale di base chiamato Reddito di Quarantena. Cos’è? È un reddito di sopravvivenza – non si diventa ricchi – di circa 751 euro al mese per tutti. Tutti si intende il precario, il lavoratore che è stato licenziato perché l’albergo per cui lavora non ha più prenotazioni, l’avvocato che non può lavorare ma deve pagare lo stesso l’affitto dello studio o la segretaria e quindi rischia di non avere soldi per sé, e anche chi un lavoro vero non l’ha mai avuto ma solo un lavoro in nero.

Quanto costa alle casse dello Stato? I calcoli parlano di una spesa di 19,2 miliardi al mese (57,5 miliardi per il trimestre). Ma attenzione perché parliamo di un piano d’emergenza che quindi prevede un grande sforzo collettivo da parte di tutti perché sarà necessario ridurre – temporaneamente – anche gli stipendi dei dipendenti pubblici e le pensioni ma anche che proprietari di casa o dei muri dei negozi sospendano gli affitti, che le banche sospendano i mutui o i leasing per i macchinari aziendali. Insomma: l’economia come la conosciamo dovrebbe bloccarsi per un po’ e tutti dovrebbero cedere qualcosa in nome della solidarietà tra lavoratori, tra concittadini. L’alternativa? Trovarsi in una società devastata dall’epidemia e dalla crisi delle finanze individuali. Non solo sapere che il virus sta uccidendo i nostri amici, parenti o vicini di casa ma che per molti di quelli che saranno risparmiati il rischio è morire di fame.

Foto copertina via Twitter.com

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