Un reddito di cittadinanza europeo contro la crisi del Coronavirus

di dipocheparole

Pubblicato il 2020-03-17

Pino Arlacchi sul Fatto Quotidiano oggi propone il People’s Quantitative Easing, cioè, il trasferimento di una somma consistente dalla BCE ai cittadini europei per acquistare beni e servizi entro un dato periodo di tempo. Non si tratta di una nuova proposta, ma vista la situazione per l’economia europea con la crisi del Coronavirus non è …

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Pino Arlacchi sul Fatto Quotidiano oggi propone il People’s Quantitative Easing, cioè, il trasferimento di una somma consistente dalla BCE ai cittadini europei per acquistare beni e servizi entro un dato periodo di tempo. Non si tratta di una nuova proposta, ma vista la situazione per l’economia europea con la crisi del Coronavirus non è strano che torni d’attualità e qui lo paragoniamo a un reddito di cittadinanza (vero, ovvero che spetta a tutti i cittadini mentre quello che viene chiamato così in Italia in realtà è più corretto definirlo reddito minimo garantito) ma su scala europea.

È venuto allora il momento di porsi una domanda. Perché non usare questo strumento in una direzione diversa, in grado di avere un impatto anti-crisi grandemente superiore? Mi riferisco a quello che viene chiamato il people’s quantitative easing, il QE democratico, che consiste nel trasferimento diretto, dalla Bce ai cittadini, di una somma consistente, da spendere nell’acquisto di beni e servizi entro un dato periodo di tempo.

Una specie di “assegno europeo”, da reiterare mensilmente per uno o due anni, ai cittadini dell’Eurozona. Un bonus, non un prestito, che non verrebbe a gravare sui bilanci degli Stati e delle famiglie e non ne aumenterebbe l’indebitamento. Non esistono ostacoli giuridici di rilievo a questa misura. Si tratta solo ditrasferire direttamente ai cittadini consumatori risorse destinate finora solo alle banche, e capaci di stimolare subito l’economia.

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Una misura temporanea, che potrebbe creare anche quel po’di inflazione ricercata da tempo e senza successo dalla Bce. Quanto costa l’assegno europeo? Secondo l’economista di Oxford John Muellbauer, la Bce potrebbe trasferire 500 euro al mese a larga parte dei 275 milioni di adulti dell’eurozona tramite un assegno individuale agli iscritti alle liste elettorali. La cifra totale si aggirerebbe intorno ai 1.500 miliardi di euro all’anno: un colpo di bazooka pari all’11% del Pil dei 19 Paesi interessati. L’assegno europeo contribuirebbe a unificare l’Eurozona perché avrebbe il suo massimo impatto su Italia, Francia e altre nazioni del Sud, il cui Pil potrebbe salire di oltre 2 punti.

C’è il solito problema, obiezione valida anche per il reddito di cittadinanza: se la misura nasce per far lievitare i consumi, rischia però di vedere defalcata una sua quota importante in acquisto di prodotti d’importazione. Fallendo così in parte il suo obiettivo per quanto riguarda l’economia europea (e italiana, nella fattispecie).

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