“Al mio arrivo ancora tremavano per la paura”, il racconto del papà di una delle ragazze molestate sul treno

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-06-07

L’uomo ha raccontato della telefonata con la figlia nel bel mezzo della ressa. Poi le molestie, una giovane che si è sentita male e l’arrivo a Desenzano dopo attimi di panico. La procura di Verona, ora, valuta anche l’ipotesi dell’odio razziale

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Le denunce sono state depositate e le indagini sono state avviate. Le forze dell’ordine stanno cercando di individuare quei 30 ragazzi accusati dalle cinque ragazze molestate a bordo di quel treno partito dalla sponda veneta del lago di Garda e diretto nella zona Sud della Lombardia. Al vaglio degli inquirenti ci sono i video delle telecamere di sicurezza delle varie stazioni (da Peschiera del Garda e Desenzano), i filmati condivisi sui social nel corso di quelle ore condizionate da tensioni anche per quanto avvenuto poco prima (la maxi-rissa proprio a Peschiera) e i racconti delle giovani vittime.

Ragazze molestate sul treno, il racconto del padre di una delle giovani

Una delle giovani aveva raccontato i palpeggiamenti subiti nel corso di quel viaggio a bordo di quel treno. Oggi, invece, a parlare è il padre di una delle ragazze molestate. L’uomo ha spiegato come la figlia si sia trovata in balia di quel gruppo di circa 30 persone che avevano affollato la carrozza. Poi il tentativo di telefonare ai genitori per raccontare cosa stesse succedendo a bordo di quel vagone. Una chiamata più volte interrotta, anche per paura di ritorsioni.

“Parlava a monosillabi e riattaccava. Poi non rispondeva, quindi mandava un messaggio: ‘Papà siamo ammassati, non ci fanno scendere’. L’ho implorata di spostarsi in un altro vagone e scendere alla prima fermata. E lei: ‘non riesco neanche a girarmi’”.

Il padre della giovane, una adolescente, si è messo immediatamente in automobile per cercare di raggiungere una delle stazioni di quel treno. Nel frattempo aveva provato a contattare le forze dell’ordine – al Corriere della Sera ha spiegato di aver chiamato prima la polizia ferroviaria di Peschiera (che ha risposto di non avere “competenze sul caso”) e poi i Carabinieri. L’Arma ha inviato pattuglie a Peschiera, ma nel frattempo la figlia e le sue amiche – in stato di choc – erano riuscite a scendere alla stazione di Desenzano.

Una delle ragazze molestate aveva anche avvertito un malore a bordo del treno. Per la calca, ma anche per la tensione di quelle molestie denunciate e il timore che la situazione potesse degenerare, diventando ancora più grave. E il padre di una delle giovani ha raccontato così quei momenti a Il Corriere della Sera:

“Quando una di loro ha avuto l’attacco di panico ed è svenuta loro si sono tolti la maglietta per farle aria, intanto le si avvicinavano al viso dicendo “I love you”. Alla fine si sono salvate solo grazie a un ragazzo, anche lui di colore, che è riuscito a farsi largo tra la folla a spintoni consentendo alle ragazze di aprire le porte. Al mio arrivo le ho trovate tutte cinque in un bar. Tremavano ancora per la paura”.

E le indagini stanno proseguendo proprio in base ai racconti delle giovani, oltre che alle testimonianze video raccolte nel corso di questi giorni.

L’aggravante dell’odio razziale

E ci sono frasi, contenute all’interno dei racconti delle vittime e delle denunce, che potrebbero portare la Procura di Verona ad aggiungere un’aggravante al fascicolo di inchiesta sui fatti accaduti a bordo del treno: quella di odio razziale. Perché alcuni degli aggressori avrebbero pronunciato frasi simili: “Donne bianche voi non potete stare qui… siete delle privilegiate”. E questo, dunque, potrebbe portare alla formulazione anche di questo reato. E ad alimentare un clima esplosivo ci sono anche dichiarazioni da parte di alcuni giovani figli di immigrati, raccolte dal quotidiano La Repubblica.

“Ma di noi non ha mai avuto pietà nessuno, dallo stesso momento in cui ci hanno sbattuti nei peggiori quartieri, possibilmente ammassando tutti insieme, per identificarci ancora meglio come immigrati, africani a vita. Alla fine, ce l’hanno fatta. Sono riusciti a farci credere di essere più africani che italiani. Non capisco quindi perché tutto sto scandalo”.

Tensioni che, dunque, vivono sul filo di lama della quotidianità. Rabbia che si incrocia con fatti di cronaca e di violenza, come quella delle molestie sessuali nei confronti delle adolescenti.

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