Radio Maria censura le critiche alla vignetta delle gattare. Ma le va male

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-06-08

Dopo la shitstorm scatenatasi ieri, la pagina di Radio Maria continua a cancellare e rimettere il post con la vignetta perché non gradisce le critiche e pensa così di arginarle o di far stufare chi li sta perculando da ieri. Risultati? Non molti

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Con l’intelligenza che è tipica di chi ha studiato tanti anni per fare il prete, il social sveglio manager di Radio Maria ha trovato un modo originalissimo per bypassare le critiche al post con la vignetta sulle gattare  che circola da qualche tempo su pagine tradizionaliste con didascalie come “The end of Motherhood” (la fine della maternità) e descrive la discesa agli inferi (lo si intuisce dal fumo e dalle fiamme) della famiglia tradizionale. Dopo la shitstorm scatenatasi ieri, la pagina di Radio Maria continua infatti a cancellare e rimettere il post con la vignetta perché non gradisce le critiche e pensa così di arginarle o di far stufare chi li sta perculando da ieri.

Radio Maria e la vignetta sulle gattare

Ovviamente si tratta di gente che capisce come funzionano le dinamiche del web meno di quello che capisce del Vangelo, il che è tutto dire: in questo modo il contenuto torna sulle bacheche di chi lo aveva commentato una prima volta, visto che FB ha notato l’interesse per lo stesso, e chi lo ha commentato torna a sfottere l’emittente già tristemente nota per aver insultato Monica Cirinnà dandole della prostituta.

E non solo, visto che dalle parti di quell’emittente si parlò anche di terremoto come castigo divino per la legge sulle unioni civili: «Dal punto di vista teologico questi disastri sono una conseguenza del peccato originale, sono il castigo del peccato originale, anche se la parola non piace. […] Arrivo al dunque, castigo divino. Queste offese alla famiglia e alla dignità del matrimonio, le stesse unioni civili… chiamiamolo castigo divino». Nel 2016, raccontava Sebastiano Messina su Repubblica, Radio Maria era in cima alla lista delle radio che ricevono ogni anno un contributo pubblico. Negli  tre anni di cui si conoscevano all’epoca le cifre, aveva incassato 779 mila euro per il 2011, 730 mila per il 2012 e 581 mila per il 2013: due milioni e 90 mila euro nel triennio. Per svolgere un servizio pubblico? No, a titolo di “mero sostegno”, in base a una legge di anni fa varata per sostenere le emittenti locali che però le assicurava un canale privilegiato.

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