La bufala dei giovani assunti per quota 100 sulle pensioni

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-10-12

I due vicepremier sostengono che con la loro riforma delle pensioni i giovani verranno assunti per sostituire gli anziani. Si tratta di una fregnaccia. Vediamo perché

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Matteo Salvini sostiene che mandare in pensione prima 370mila lavoratori con quota 100 porterà i giovani ad avere quei lavori. Luigi Di Maio va addirittura oltre, promettendo che le aziende di Stato assumeranno un giovane per ogni dipendente che andrà in pensione il prossimo anno grazie alla riforma delle pensioni. Ma la verità è un’altra: non ci sarà nessun tasso di sostituzione uno a uno come raccontano i due vicepresidenti del Consiglio.

La bufala dei giovani assunti per quota 100 sulle pensioni

Tanto per dirne una che riguarda le aziende “di Stato”, il piano industriale delle Poste prevede 18 mila uscite entro il 2020 e solo 7mila assunzioni. In più, come spiega uno studio dell’ISTAT oggi citato da La Stampa, il problema è che a livello macroeconomico i settori che pensionano e i settori che assumono non coincidono. E nemmeno le qualifiche delle persone in uscita e in entrata. «Entrati e usciti – si legge – presentano una diversa composizione per posizione, settore di attività economica e professione svolta». Le uscite sono più frequenti nel pubblico impiego e nella scuola; i giovani trovano il primo impiego prevalentemente nel commercio, alberghi, o nei servizi alle imprese. In altre parole, come spiega l’esperto di previdenza Stefano Patriarca, «c’è senz’altro un rapporto tra età di pensionamento e tasso di occupazione giovanile; ma è intermediato da fattori molto più complessi di quanto si pensi».

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Il vicepremier Luigi Di Maio nei giorni scorsi ha persino rilanciato, dichiarando che nelle aziende pubbliche e partecipate si attende «un turn over 1 a 2, ovvero per un impiegato che viene pensionato vengono assunti due giovani». Ma mercoledì, al vertice di Palazzo Chigi, l’Eni ha promesso una sola assunzione ogni tre uscite. Ovvero il contrario di quello che ha dichiarato Di Maio alla fine del vertice. Dove, per soprannumero, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha infatti annunciato che le aziende investiranno 22 miliardi nei prossimi cinque anni:  nel perimetro rientrano Terna, Snam, Fincantieri, Italgas, Open Fiber, Ansaldo energia. Non ci sonoF s, né Poste. C’è però in compenso un altro problema: 22 miliardi in cinque anni fa in media la cifra importante di 4 miliardi l’anno. Nella lettera inviata al Sole 24 Ore sul suo piano Politeia il ministro Savona sosteneva che ne servissero 34 dalle aziende di Stato per quest’anno.

Quota 100 beffa le donne

E poi c’è Boeri. Il presidente dell’Inps ieri ha spiegato che con “quota 100” e lo stop all’adeguamento automatico dei requisiti di anticipo e vecchiaia alla speranza di vita «l’incremento del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future è nell’ordine di 100 miliardi». E ha spiegato con enfasi ed esemplificazioni concrete che le nuove anzianità senza correttivi attuariali si tradurrebbero in una vera e propria beffa per le donne «spinte ad accettare l’uscita con “Opzione donna” con un taglio consistente della loro pensione e che ora vedono uscire gli uomini in anticipo e con la pensione piena».

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L’ipotesi di riforma (Corriere della Sera, primo ottobre 2018)

Infine c’è il problema della liquidazione degli statali. Saranno 160mila, e  il governo pensa di posticipare l’erogazione della liquidazione al raggiungimento dell’età legale per il pensionamento di vecchiaia: 67 anni. Si parla di 8 miliardi e si rischiano ricorsi anche su questo, visto che ci sono precedenti di posticipo della pensione ma non arrivano a cinque anni di attesa.

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