Economia
Quota 100, il bluff del governo sui posti di lavoro in più
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2019-04-24
Nel privato coloro che hanno presentato domanda per «quota 100» sono spesso persone che hanno perso il lavoro o rischiano di perderlo mentre nel pubblico pesano soprattutto le richieste che vengono dalla scuola
Vi ricordate Matteo Salvini che diceva che Quota 100 avrebbe portato un’orgia di posti di lavoro in più che lévati? Ebbene: secondo uno studio della Cgil, le richieste per «quota 100» sono state meno della metà di quelle previste dal governo.
Quota 100, il bluff del governo sui posti di lavoro in più
Lo Stato, nel triennio, spenderà circa 7,2 miliardi in meno rispetto ai 21 miliardi stanziati con la legge di Bilancio. Un tesoretto che solo per l’anno in corso vale 1,6 miliardi di euro. Buone notizie per le casse pubbliche, meno buone per chi ha spacciato Quota 100 per il superamento della Legge Fornero. Perché se meno persone vanno in pensione, è ovvio, meno persone saranno pronte a occupare i famosi posti lasciati liberi dai pensionandi.
E anche il reddito di cittadinanza sta collezionando numeri non da record. E quindi il governo potrebbe disporre di qualche miliardo di euro di risparmi rispetto ai 9,4 miliardi complessivamente stanziati per il 2019: 3,8 per «quota 100» e 5,6 per il «reddito di cittadinanza». Ma c’è di più, spiega oggi il Corriere nell’articolo che presenta la ricerca della CGIL:
Secondo le elaborazioni della Cgil «quota 100» sta tirando la metà rispetto alle attese. Evidentemente la riduzione implicita dell’assegno dovuta al pensionamento anticipato (meno contributi versati e coefficiente di calcolo più basso perché tiene conto del fatto che l’assegno verrà preso per più tempo) ha scoraggiato molti lavoratori.
Non a caso, gli stessi patronati che hanno raccolto le domande raccontano che nel privato coloro che hanno presentato domanda per «quota 100» sono spesso persone che hanno perso il lavoro o rischiano di perderlo mentre nel pubblico pesano soprattutto le richieste che vengono dalla scuola, da parte di insegnanti che stanno ben oltre«quota 100» cioè i 62 anni d’età e i 38 anni di contributi che sono la soglia minima per lasciare il lavoro.
Quindi, dicono gli esperti della Cgil, nel 2019 utilizzeranno il nuovo canale di pensionamento anticipato solo 128.594 lavoratori invece dei 290mila previsti dal governo. Di questi, 87.338 saranno lavoratori del settore privato, invece dei 190 mila attesi, e 41.256 del settore pubblico invece di 100 mila.
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