Guardare Quito per capire il meticciato

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2018-10-31

Quito, situata a cavallo dell’equatore a 2700 metri di altezza, è sia la città dell’eterna primavera che la città dei vulcani che circondano l’altopiano dove è situata. L’economia è completamente dollarizzata. Ossia non esiste moneta sovrana locale: la moneta utilizzata in tutte le transazioni, dall’acquisto di caramelle ai grandi investimenti infrastrutturali è il dollaro statunitense. …

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Quito, situata a cavallo dell’equatore a 2700 metri di altezza, è sia la città dell’eterna primavera che la città dei vulcani che circondano l’altopiano dove è situata. L’economia è completamente dollarizzata. Ossia non esiste moneta sovrana locale: la moneta utilizzata in tutte le transazioni, dall’acquisto di caramelle ai grandi investimenti infrastrutturali è il dollaro statunitense. Quindi, per l’orrore dei sovranisti, gli Ecuadoregni sono conciati peggio che l’Italia. Almeno noi Italiani una abbiamo qualche voce in capitolo sulla politica monetaria alla BCE. Al contrario, la Federal Reserve probabilmente manco sa che esista l’Ecuador e di sicuro l’economia equadoregna non contribuisce a influenzare la decisione della Fed a Washington. Come per i titoli pubblici italiani nel confronto con quelli tedeschi, anche i titoli pubblici ecuadoregni soffrono un ampio spread rispetto a quelli USA. Non si capisce proprio il motivo di questo spread così alto. L’Ecuador ha un’economia tradizionalmente basata sul petrolio, sul caffè e sul cacao (non sopportano la Nutella e il Cioccolato al Latte perché fanno uso di troppo poco cacao per esportarne il più possibile) e si sta aprendo con notevole successo al turismo. Il Paese è bellissimo: Galapagos, spiagge equatoriali, Ande e vulcani, foresta amazzonica, frutta esotica strepitosa. Il cibo è buono anche se abbondano con le porzioni. Piatti tipici sono il ceviche (diverso da quello peruviano) e il cuy (una specie di topino, tipo un porcellino d’India, cotto al forno) che non ho mai avuto il coraggio di mangiare.

Rispetto ad altri paesi latinoamericani il paese è anche sicuro. Una politica sociale ha avuto effetti visibili di redistribuzione dei redditi. La Chiesa svolge una funzione continua di sostegno alle fasce più povere della popolazione che peraltro è omogenea. Anche l’immigrazione dal Venezuela, dove la popolazione fugge dal disastro economico del governo socialista, non crea fenomeni apprezzabili di xenofobia e razzismo. Molte iniziative sono apprezzabili e condivisibili: l’Università è sostanzialmente gratuita ma gli studenti devono investire 200 ore del loro tempo in attività socialmente utili. È una specie di servizio civile accettato senza problemi dalla popolazione perché è avvertito come giusto ed equo. In questo contesto proprio non si capisce il perché di uno spread così alto con gli USA. Forse l’unica ragione è che lo spread è il prezzo da pagare per essere costretti a rigare dritto ed essere, più o meno, virtuosi. Infatti, pensiamo all’Italia: se non ci fosse stato lo spread e la moneta unica, il governo giallo-verde non avrebbe avuto alcun freno e remora nel pompare ancora più debito. La città di Quito ha un centro storico in stile coloniale bellissimo. Gli autoctoni asseriscono con molto orgoglio che il centro di Quito è diventato patrimonio dell’Unesco prima di quello di Firenze. Una gigantesca statua di Madonna alata domina sulla città.


La ragione delle ali è che si richiama ad un passo della Apocalisse, quando concede le ali a Maria affinché possa scappare dal demonio intenzionato a divorare il frutto del suo grembo. La bellezza della città risiede proprio in questa commistione e sincretismo fra diverse culture che produce risultati stimolanti e inaspettati. Le Chiese sono luccicanti, piene di oro, come a ricordare il Dio del Sole Inca. Nelle decorazioni barocche compaiono spesso simboli Inca. Il rapporto con Dio è diverso da quello triste tipico della cultura cattolica europea. Una leggenda ad esempio racconta di Padre Almeida, un novizio che per gustare un po’ di musica, birra e fanciulle, scavalcava di notte le mura del convento arrampicandosi sull’enorme crocefisso della Chiesa. La leggenda dice che il Cristo (come quello di Don Camillo) protestò un po’ sul fatto che il fraticello lo calpestasse, ma in un modo sotto sotto divertito. Da ciò inizio un rapporto molto ma molto umano fra il frate e il Cristo. Ovviamente la leggenda si conclude con la piena conversione del frate, ma si capisce che il comportamento libertino del frate non solo non scandalizzava i fedeli ma era sostanzialmente accettato. Siamo ben diversi dal terribile racconto di Marcellino Pane e Vino, dove Cristo prende “crudelmente” la giovane vita di Marcellino.

 

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How I miss my city so magical, unique and beautiful surrounded by many volcanoes #quito

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A differenza che in Europa, in Ecuador il meticciato è visto come un valore positivo. Quando Cortes e Pizarro conquistarono gli imperi Maya e Inca, l’Imperatore Carlo V si pose il problema di cosa fare della popolazione Indios. Infatti nel 1550, l’imperatore Carlo V, tormentato dai dubbi di coscienza circa la legittimità dell’impresa de conquistadores, decise di convocare un’ennesima junta di teologi e giuristi per risolvere “definitivamente” la questione. A Valladolid si riunirono i principali teologi e giuristi dell’epoca per ascoltare le ragioni delle due parti in disputa, rappresentate da un lato da Juan Ginés de Sepúlveda, apologeta dei conquistadores, e dall’altro da Bartolomé de Las Casas difensore delle ragioni degli indigeni. La disputa si concluse con un compromesso: l’accettazione del fatto che gli Indios erano sì esseri umani ma ancora a uno stadio bambinesco. Non dovevano essere sterminati ma educati. La conseguenza fu che l’aristocrazia Inca si fuse con i conquistadores, furono fondate università dai gesuiti aperte alla classe dirigente e furono aperte scuole professionali per il popolo. Nacque una cultura “meticcia” grazie alla fusione della cultura indios con quella spagnola. Il comportamento in Nord America fu totalmente diverso. I nativi furono sterminati. Il valore aggiunto del “meticciato” fu ottenuto tramite una immigrazione prima dall’Europa e poi dal resto del mondo. Non fu una fusione di due culture ma fu un melting pot, una mescola di culture diverse in una pentola pre-costruita. Gli immigrati dovevano accettare il modello americano e in tale struttura potevano portare in dote agli USA le loro culture, i loro modelli sociali. Quindi i due modelli (latino americano e nordamericano) sono stati e sono molto diversi. Il modello anglosassone è prevalso fino ad adesso imponendo al resto dell’America un colonialismo ed imperialismo violento ed oppressivo. Ma nell’epoca della globalizzazione, l’imperialismo americano sembra non funzionare più. Le masse oppresse e povere del Sud America stanno migrando, in modo irrefrenabile, negli USA, modificando in modo irreversibile la struttura demografica e culturale della superpotenza. Stiamo assistendo alla resa dei conti fra i due modelli. La cultura india sta ritornando prepotentemente e la cultura “gringa” è costretta a mescolarsi suo malgrado. Il Trumpismo può rallentare il fenomeno, ma non fermarlo perché la demografia tende a prevalere. Esattamente quello che sta capitando in Europa con l’immigrazione africana ed islamica. Un grande cambiamento, inevitabile, molto profondo, da governare con intelligenza, prudenza e senza ideologie preconcette.

 

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Ya huele a fiestas de #Quito 😁💃 #NadaEso

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Leggi sull’argomento: Perché noi Italiani, per essere orgogliosi, dobbiamo guardare il passato?

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