Qui!Group: i dipendenti pubblici senza buoni pasto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-07-19

Quasi un milione di persone si trova in tasca buoni pasto non spendibili. Quale soluzione per Qui!Ticket?

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La bolla di Qui!Group è definitivamente scoppiata. Una platea (potenziale) di quasi un milione di dipendenti pubblici di Piemonte, Lombardia, Liguria, Valle d’Aosta e Lazio si trova in tasca una montagna di buoni pasto non spendibili perché non vengono più accettati a causa dell’insolvenza dell’azienda. Dopo la disdetta della convenzione da parte di CONSIP, alcune aziende pubbliche hanno cambiato fornitura mentre la società degli acquisti di Stato ha attivato un tavolo con le amministrazioni pubbliche. Ma il problema più grosso è un altro. Spiega oggi La Stampa:

I nodi da risolvere sono almeno due: cosa fare dei buoni già distribuiti ai dipendenti e non ancora «spesi» ma ormai rifiutati dai bar e supermercati e come attrezzarsi per il futuro immediato. E poi c’è il problema degli insoluti degli esercenti rimasti senza rimborso. La convenzione tra Consip e Qui! Group è stata attivata da marzo 2016 a giugno 2018. La gara valeva oltre 500 milioni di euro e di questi 450 milioni sono stati ordinati e ritirati. Altri 25 milioni di euro sono non più ordinabili, mentre gli enti locali possono ordinarne, in teoria, per altri 28 milioni.

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I dipendenti pubblici interessati all’accordo Consip-Qui!Group

Difficile dire quanti siano i buoni in circolazione. Anche perché, spiegano da Consip, la distribuzione dei buoni riguarda il rapporto tra datore di lavoro l’ente pubblico – e il suo dipendente. Gli enti a loro volta fanno ordini programmati, anche per l’intero anno, che poi vengono distribuiti mensilmente ai propri dipendenti.

Quale soluzione per Qui!Ticket? A parte una serie di meccanismi di tutela, come la sospensione dell’emissione dei ticket alle amministrazioni insolventi, da Consip fanno notare che tra l’altro, «nel novero dei quattro aggiudicatari della convenzione in oggetto, Qui! Group è l’unica ad aver manifestato tali problematiche di insolvenza». Per adesso c’è solo da aspettare.

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