Economia

Quanto ci costa l’aumento dello spread

neXtQuotidiano 26/05/2018

Le soglie a 230-250 e il rischio rating. I pericoli sul tetto della spesa e il downgrade imminente

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Quanto ci costa l’aumento dello spread? Mentre la crescita del differenziale di rendimento tra i BTP e i bund si è fermata ieri a 204,8 dopo aver toccato i 217 (100 in più in un mese), ieri Moody’s ha cominciato ad avvertire che l’Italia è a rischio downgrade e  il supporto della Banca d’Italia pesa sempre di meno con il QE agli sgoccioli, calato dal picco degli 80 miliardi mensili agli attuali 30 miliardi di tutti gli asset acquistati.

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I mercati e la finanza pubblica (Corriere della Sera, 26 maggio 2018)

In questo quadro è necessario ricordare che il rating a livello d’investimento è un requisito irrinunciabile per usare i titoli di Stato come collaterale presso le operazioni di rifinanziamento della BCE. Ma qual è la soglia di allarme? Dino Pesole sul Sole 24 Ore spiega:

Nel caso in cui – stima l’Ufficio Parlamentare di Bilancio – si verificasse uno shock di 100 punti base su tutta la curva dei rendimenti (a partire da gennaio 2018 e per tutto il periodo di previsione del Def, quindi fino al 2020), la spesa per interessi crescerebbe di circa 1,8 miliardi nel primo anno, 4,5 miliardi nel secondo e 6,6 miliardi nel 2020. Di conseguenza, il fabbisogno crescerebbe di 0,1, 0,3 e 0,4 punti di Pil. Non è difficile prevedere quel che accadrebbe nel caso in cui lo spread crescesse di 200 punti base, e così via. Scenario da incubo se si ritornasse ai valori del 2011, con lo spread a 575 punti base.

A conclusioni non molto differenti perviene Carlo Cottarelli. Se per ogni punto percentuale (100 punti base) di aumento dei tassi si producesse un incremento di pari dimensione del costo medio di finanziamento per imprese e cittadini, si avrebbe ogni anno un costo aggiuntivo di 1,8-2,8 miliardi. Nello scenario peggiore (spread di 500 punti base) l’impatto su famiglie e imprese sarebbe compreso tra 9,1 e 14,1 miliardi di euro di interessi aggiuntivi.

Quindi il rischio è che quando il governo si insedierà (se ci riuscirà) anche le promesse elettorali dovranno fare i conti con gli interessi. E con l’oste.

Leggi sull’argomento: Matteo Renzi, i mutui e lo spread

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