Di chi è la colpa quando cresce lo spread

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-06-25

È il risultato più evidente di un’inchiesta condotta incrociando i dati di Consob e Borsa Italiana con le variazioni quotidiane dello spread dal 2012 in avanti. A maggio il picco di vendite allo scoperto ha anticipato la crisi italiana

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Di chi è la colpa quando cresce lo spread? La Stampa pubblica oggi una serie di infografiche a corredo di un articolo firmato da Gianluca Paolucci e Raphael Zanotti che servono a dimostrare una realtà del tutto contraria rispetto alle narrazioni di questi tempi sul differenziale tra BTP e Bund e sulla speculazione: non c’è una correlazione diretta tra le scommesse sul ribasso di Piazza Affari e l’aumento dello spread. Un dato che smonta gran parte della retorica sull’«attacco all’Italia» e sul «grande complotto» speculativo dei mercati contro il nostro Paese. Secondo i dati raccolti e elaborati da La Stampa, le scommesse al ribasso sono aumentate mentre lo spread calava, per poi diminuire tra 2015 e 2017, quando lo spread è tornato a salire. Questa tendenza si inverte però nel maggio scorso, quando crescono progressivamente le segnalazioni alla Consob di posizioni corte che raggiungono il picco il 18 del mese anticipando il balzo dello spread, che raggiunge l’apice il successivo 29 maggio.

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Le vendite allo scoperto e lo spread (La Stampa, 25 giugno 2018)

Il quotidiano torinese fa anche il punto sulle scommesse al ribasso: il primatista per l’entità della scommessa è invece ancora il fondo americano Bridgewater.

Nel febbraio scorso aveva fatto un certo scalpore la notizia che Bridgewater aveva aperto una serie di short su titoli italiani, per un controvalore di circa due miliardi di euro. Complice il calo del mercato italiano e la riduzione di una parte di queste scommesse, venerdì valeva ancora 1,4 miliardi di euro ma era in gran parte lì, su Intesa Sanpaolo, Unicredit e Generali, ma anche Eni ed Enel, l’esposizione maggiore, e su una serie di titoli più piccoli tanto finanziari che industriali.

«Si tratta di un unico investimento, costruito da un broker per conto del fondo alla fine dell’anno scorso, che con una serie di prodotti ha permesso a Bridgewater di prendere questa posizione con un investimento molto minore», spiega un broker concorrente. Una decisione d’investimento massiccia, presa per la debolezza dell’Italia e per la corsa di Piazza Affari durante il Qe della Bce.

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Primi cinque detentori per vendite (La Stampa, 25 giugno 2018)

Leggi sull’argomento: Lo spread e la fantastica storia del complotto contro l’Italia

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