Che fine ha fatto il Ponte “multilivello” di Toninelli per Genova?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-12-19

Il governo del Cambiamento vende sogni, non solide realtà. E così è successo a Genova dove la fantasmagorica idea del ponte “da vivere” avanzata dal ministro della Concentrazione è stata accantonata per far posto ad un viadotto autostradale che serva effettivamente allo scopo

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È ottimista il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli quando parla della ricostruzione del ponte autostradale sul Polcevera a Genova: «alla fine dell’anno prossimo lo vedremo in piedi a inizio 2020 lo inaugureremo». Durante un’intervista a Circo Massimo il ministro annuncia che «il cantiere è già partito e la prossima settimana ci sarà la cantierizzazione completa».

Il nuovo ponte non sarà come lo sognava Toninelli

Il nuovo ponte, che non si chiamerà più Ponte Morandi per ovvi motivi, sarà realizzato da Salini-Impregilo insieme con Fincantieri e ItalFerr. Il progetto sarà quello presentato da Renzo Piano a fine agosto. L’architetto genovese aveva deciso di donare la sua idea per il nuovo viadotto alla città di Genova. Il Commissario per la ricostruzione e sindaco di Genova Marco Bucci ha fatto sapere che a Piano è stato chiesto di partecipare a tutto il progetto come supervisore tecnico. Il ponte costerà 202 milioni al netto dell’Iva ai quali vanno aggiunti i 19 milioni necessari per la demolizione e l’abbattimento di quello che resta del Morandi.

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Ma tornando all’aspetto del ponte, come sarà? Bucci lo ha descritto così: «il progetto prevede una forma di nave che richiama il nostro ambiente. Ci saranno sei corsie, due per senso di marcia più una di emergenza. E ci sarà anche un percorso pedonale per consentire l’ispezione e la manutenzione dei pannelli solari. Vedo questo ponte molto vicino alla realtà dei genovesi e dei liguri: solido, ben piantato, che va avanti passo dopo passo e raggiunge l’obiettivo, in modo funzionale e bello ma nel nostro stile». Un ponte per i genovesi ma anche un ponte genovese come lo ha definito il senatore a vita Renzo Piano: «un ponte molto genovese. Semplice ma non banale. Un ponte di acciaio, sicuro e durevole. Perché i ponti non devono crollare».

Mamma mi è scomparso il ponte commerciale

Evidentemente la Commissione che ha esaminato i progetti ha scartato la vera idea geniale, quella presentata da Toninelli ad un mese dal disastro del Morandi. Secondo il ministro l’obiettivo era «non solo quello di rifare bene e velocemente il ponte Morandi ma di renderlo un luogo vivibile. Un luogo di incontri, in cui le persone si ritrovano, in cui le persone possono vivere possono giocare, possono mangiare». Per Toninelli – ma anche per Beppe Grillo che aveva ospitato un progetto sul suo sito –  il ponte avrebbe dovuto essere multilivello e multifunzione.

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In molti avevano preso in giro Toninelli ma lui aveva ribadito che i criticoni erano gente che non capiva come una grande opera potesse “riqualificare, ridisegnare e ripensare la vocazione di un’intera area”. Il progetto meraviglioso del ministro tutto cuore e concentrazione guardava al futuro e prevedeva gallerie commerciali, ristoranti, un ponte sotto al quale si socializza e si passeggia. Peccato che il viadotto autostradale sia a circa venti metri d’altezza.

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Sicuramente sotto ci sarà chi passeggia, chi ci vive e chi ci lavora, ma non perché è un ponte multilivello: semplicemente perché è un viadotto che scavalca un’area della città di Genova dove già ci sono persone che vivono, lavorano e passeggiano (pensate ci sono addirittura una ferrovia e un torrente).

Foto copertina via YouTube

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