Fact checking
Quelli che vogliono insegnare a Renzo Piano come si fa un ponte
Giovanni Drogo 29/08/2018
Un popolo di santi, poeti, navigatori e ingegneri civili si è messo ad analizzare il progetto regalato dall’archistar. Il verdetto dei professionisti laureati all’Università della Vita è unanime: il ponte così non si deve fare. Meglio forse un sofisticato sistema di specchi e leve per realizzarlo con una stampante in 3D?
A quindici giorni esatti dal crollo del Ponte Morandi a Genova molti italiani possono sfoggiare con orgoglio il loro diploma di laurea in ingegneria civile. Dopo aver discusso (al bar) le loro tesi di laurea su calcestruzzo armato precompresso, stralli, pile, prove di carico e tecniche costruttive sono pronti per esporre le loro teorie al grande pubblico. E perché no, fornire un fattivo contributo alla causa della ricostruzione.
Renzo Piano è un architetto non un ingegnere!
In fondo il progettista del viadotto sul Polcevera era un ingegnere, ed erano ingegneri anche coloro che in questi anni hanno vigilato e garantito che il ponte era sicuro. Non c’è alcun motivo quindi per cui una persona laureata all’Università dell’Internet non possa dare consigli su come ricostruire il ponte sul Polcevera. A maggior ragione dopo che l’architetto Renzo Piano ha deciso di regalare alla città di Genova un disegno progettuale per il nuovo ponte.
Non tutti però hanno gradito il gesto dell’archistar perché preferirebbero che il ponte venisse progettato da un ingegnere e non da un architetto. Nonostante il progetto di Piano sia tutt’altro che definitivo (mancano ovviamente tutti gli studi di fattibilità) c’è chi pensa che il regalo di Piano sia già pronto all’uso e non si fida dei calcoli strutturali.
Ad esempio l’ex pentastellata Marika Casssimatis solleva dubbi su dubbi riguardo al fatto che per fare quel disegno sia stato fatto uno studio idraulico perché “una quarantina di piloni sul bacino del polcevera sarebbero una discreta diga”. In realtà da quel poco che si è veisto del disegno e del plastico presentato da Piano si evince che non c’è alcun pilone posizionato nel greto del torrente. E a dirla tutta i piloni non sono nemmeno quaranta, quella cifra è il numero di lampioni posizionati sul ponte. Dettagli.
La Cassimatis si chiede del resto cosa abbia mai fatto Piano per Genova fino ad ora in confronto a quanto ha fatto nel resto del Mondo. Risposta: troppo poco per affidargli la progettazione di un ponte.
Il mio falegname con 30 mila lire lo faceva meglio!
C’è poi un grande filone di architetti (veri) e ingegneri esperti nella sorveglianza dei cantieri stradali che si cimenta nel grande sport nazionale: io l’avrei saputo disegnare meglio. Ci sono architetti arrabbiati perché Piano è ricco e quindi può permettersi di fare certi regali (che anche i ragazzini con i Lego saprebbero fare) togliendo lavoro ai professionisti genovesi che non sanno come arrivare a fine mese.
Altri esperti estratte a sorte su Internet dicono che quel progetto in fondo è “una sopraelevata semplicissima” e che non ci voleva certo un architetto per progettarlo. Bastava al limite il nipote che si è diplomato giusto questa estate all’istituto per geometri e che è in cerca della prima occupazione.
Genova non ha bisogno di un ponte di design (si sa, le cose di design costano e sono belle ma si rompono subito) ha bisogno di un ponte per i carichi di tutti i giorni. Qui forse il commentatore che dà consigli al Presidente Toti deve aver visto una di quelle pubblicità degli assorbenti per il flusso copioso, robusti e resistenti e poco attenti all’ergonomia.
C’è pure chi dubita sia davvero un’opera di Renzo Piano, di sicuro l’ha fatto qualche ingegnere “a libro paga” e lui se ne sta prendendo i meriti.
C’è anche chi fa critiche molto più circostanziate, ad esempio spiegando che i 43 piloni “portano sfiga” e che il progetto è anonimo, asettico, modernista, globalizzato (e turbocapitalista?).
C’è chi chiede una gara aperta a “progettisti puri di ponti” e interdetta a progettisti promiscui (brr) che come Piano non hanno mai progettato ponti.
Una nutrita schiera di architetti, designer e ingegneri ritiene che non ci sia nulla di geniale nel progetto del grande “genio”. Anzi, «anche io sarei capace di farlo». E visto che sono capaci tutti ecco che chi dopo una ricerca su Google scopre che anche in Cina sanno fare i ponti (tu guarda..) e che quindi meglio farlo fare ai cinesi. Su Alibaba ho visto un ponte in vendita a partire da 19 euro e 99. È un modellino ma nulla ci vieta di ingrandirlo e copiarlo.
Renzo Piano fa parte di un complotto
Altri si chiedono come abbia fatto Piano a progettare un ponte in 14 giorni e abbia potuto rivolgersi direttamente al Presidente della Regione. Cosa c’è dietro? Quali scandalosi profitti spera di trarne? «Visto che è un artista che non ha mai fatto niente per niente quanto pensa di sfilare con questo progetto?». Insomma la regola aurea dell’ingegnere di Facebook è il famoso detto andreottiano “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”.
Altre professioniste dell’ingegneria civile non riescono ad essere altrettanto civili ed educate. Piano è il solito architetto radical chic che ci propina “un progetto a cazzo” che fa “impazzire gli ingegneri e lievitare tempi e costi”, sentenzia Marcella su Twitter che ci spiega che “il ponte non è un’opera d’arte, è un ponte” (visti i francesismi deve essere una lontana parente di Jacques de La Palice).
Non manca chi ha subito scoperto che in realtà Renzo Piano è stato mandato dal PD. Resta solo da capire se paga il PD con i soldi delle offerte per i terremotati di Amatrice.
Ed infine arriva lui, l’immarcescibile Fabrizio Bracconeri che dopo anni di servizio al Tribunale di Forum ci ha messo poco a scoprire che Renzo Piano è amico dei massoni satanisti. In fondo non sono i massoni dei liberi muratori? E voi lo fareste fare un ponte così importante a dei muratori invece che agli ingegneri?
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