Il Pil secondo la premiata ditta Di Maio & Salvini

di Fabio Scacciavillani

Pubblicato il 2018-11-04

La batosta subìta dalla crescita italiana nel terzo trimestre, corredata da un drastico aumento della disoccupazione, rappresenta un pesante coperchio appoggiato sulla bara del governo minkio-leghista. Certo rimangono ancora da piantare i chiodi, ma difficilmente assisteremo ad una resurrezione della salma gialloverde. Non a caso gli ultimi sondaggi cominciano a riflettere il punto di svolta nei …

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La batosta subìta dalla crescita italiana nel terzo trimestre, corredata da un drastico aumento della disoccupazione, rappresenta un pesante coperchio appoggiato sulla bara del governo minkio-leghista. Certo rimangono ancora da piantare i chiodi, ma difficilmente assisteremo ad una resurrezione della salma gialloverde. Non a caso gli ultimi sondaggi cominciano a riflettere il punto di svolta nei consensi. I risultati di questi quattro mesi di governo sono evidenti persino agli irriducibili con spesse fette di salumi rancidi a copertura dei bulbi oculari. Niente flat tax, una manciata di sussidi ai parassiti, spread in zona default, Decreto Dignità che spinge a licenziare, aumento delle tasse alle imprese, capitale delle banche a rischio, riduzione del credito, nuovi mutui più cari, produzione industriale alla canna del gas, emergenze come il Ponte Morandi rinviate sine die, grandi infrastrutture come Tap, Terzo Valico e Tav oggetto di un mercato delle vacche politico.

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Insomma solo chi risiede stabilmente su una luna di Urano non si accorge che i minkio-sovranisti hanno stabilito il record mondiale di castroneria economica applicata, devastando i germi di una faticosa ripresa dopo dieci anni di crisi. I ragli della propaganda svitata minkio-somarista attribuiscono la colpa del dissesto ai passati governi. Con sprezzo del ridicolo Palazzo Chigi inscena l’ennesima ignobile parodia del Circo Campidoglio dove, dopo due anni e mezzo, ad ogni inondazione, ad ogni emergenza rifiuti, ad ogni guasto della metro, ad ogni incendio di autobus, ad ogni disastro nella Capitale, la Raggi continua a blaterare di colpe altrui. Al tempo stesso, come l’allenatore di una squadra sotto di quattro goal all’85mo, il ras di Pomigliano (forte del consenso guadagnato con l’indecente condono edilizio a Ischia) dichiara serafico che “Dal punto di vista internazionale c’è stata una serie di fattori che incidono sulla congiuntura economica generale. Ma vedrete che con la “Manovra del Popolo [Bue]” non solo il Pil ma la felicità dei cittadini si riprenderà». Insomma la propaganda della premiata ditta di bufale (a due zampe) CazzaLega & Dissociati, dirama il seguente messaggio: i piani B per l’uscita dall’euro, la sfida suicida alla Commissione Europea, la vigliacca violazione delle regole che il governo aveva sottoscritto a giungo scorso in sede europea, le offese a Mario Draghi (che sta cercando di evitare il peggio), la pretesa che la Bce compri i titoli spazzatura del governo italiano, il declassamento delle agenzie di rating causato dall’insipienza dei ministri, i 7 miliardi di maggiori interessi sul debito pubblico pagati da aprile spariranno d’incanto in un’estasi di felicità collettiva suscitata dal debito pubblico fuori controllo.
Purtroppo nel mondo reale (non in quello dei casalini e dei tontinelli da strapazzo) un imprenditore che vede il paese andare a ramengo non si precipita ad investire o ad assumere.

 

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Un risparmiatore che ha visto i suoi risparmi in Btp crollare del 15% in poche settimane non è dell’umore giusto per rilanciare i consumi. Chi viene licenziato per effetto del Decreto Dignità non ha reddito da spendere. L’artigiano a cui la banca taglia il fido non riesce a sopravvivere senza patemi. E, dulcis in fundo, gli investitori stranieri non aspettano il default somarista prima di vendere la paccottaglia di via XX settembre. Come ha ricordato Visco alla Giornata Del Risparmio da maggio ad agosto dall’estero si sono sbarazzati di titoli italiani per 82mld (di cui 67 pubblici).
Dietro il fondale di cartapesta governativo, la disfatta gialloverde ha già prodotto un’umiliante ritirata. Nella legge di bilancio inviata al parlamento non c’é il Reddito di cittadinanza, non c’é quota 100 per le pensioni, non c’é la Flat Tax. Saranno inseriti in provvedimenti collegati che molto probabilmente non verranno mai attuati nelle forme promesse fino a tre giorni fa. In parole povere, sul balcone di Palazzo Chigi sventola la bandiera bianca dopo la tronfia esibizione di un mese fa. Infatti la Lega vuole fuggire dalla responsabilità di governare un’Italia in recessione. Salvini intensificherà la retorica anti immigrati e anti europea (mentre Tria e i suoi Sancho Panza negoziano a Bruxelles la resa) per qualche settimana illudendosi di consolidare il bottino elettorale che i sondaggi (fasulli) gli attribuiscono. Poi alla prima occasione imbullonerà il coperchio sulla bara del governo Conte dando la colpa a Di Maio e alla UE per il disastro e le promesse mancate. A quel punto sarà interessante verificare quanto gli elettori si faranno irretire dalla mossa del cavallo dell’avanzo di Leoncavallo.

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