Perché gli stress test delle banche non rassicurano

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-11-03

Ieri spread in calo grazie ai risultati degli istituti di credito. Ma l’esame europeo per quanto concerne in Italia non considera l’escalation dei tassi di interesse dei titoli di Stato avvenuta dopo il 31 dicembre 2017

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Ieri lo spread dell’Italia è calato per i risultati favorevoli degli stress test a cui sono state sottoposte le banche europee, tra cui quelle italiane. I quattro istituti italiani più significativi inclusi nel campione dello stress test Eba 2018 (Banca Intesa, Unicredit, Banco Bpm e Ubi Banca) hanno dimostrato una tenuta in linea con quella media del complesso dell’SSM. In particolare, la riduzione media ponderata del capitale di migliore qualità (Cet1 ratio) nello scenario avverso del test è stata pari a 3,9 punti percentuali su base fully loaded. Bankitalia ha sottolineato in una nota diffusa pochi minuti dopo la pubblicazione dei risultati dello stress test la «buona capacità di tenuta» del sistema.

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Le banche italiane e gli stress test (Il Sole 24 Ore, 3 novembre 2018)

«Nel complesso – si legge nella nota di via Nazionale – le banche europee hanno mostrato una buona capacità di tenuta a fronte delle condizioni di stress ipotizzate nello scenario avverso. I risultati confermano il generale rafforzamento della solidità del sistema bancario europeo». Ma c’è chi avverte che la fotografia scattata sugli istituti di credito non è realistica perché partiva da parametri e presupposti ormai sorpassati. Dal punto di vista dell’esame, il risultato degli stress test per le italiane è «più che confortante – commenta Stefano Caselli, ordinario di economia degli intermediari finanziari alla Bocconi, alla Stampa che ne parla in un articolo a firma di Francesco Spina -: alle banche sono stati riconosciuti gli sforzi degli ultimi anni per rafforzarsi. Tutto ciò ha permesso di superare uno scenario che ci auguriamo di non dover affrontare mai». È il più duro di sempre, da che si fanno questi esami, col Pil italiano che casca di qui al 2020 del 2,7%, per dire. Sbagliato però credere che d’ora in avanti tutto sia risolto. «L’esame – continua Caselli – ci dice che le banche sono solide. Altro tema è la questione dello spread. Ha ricadute su molti settori e colpisce la redditività delle banche, erode il loro capitale. Il loro patrimonio, come vediamo, è solido, ma certo si ritrovano con minore spazio per finanziare le imprese e dunque l’economia».

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I risultati degli stress test (Il Sole 24 Ore, 3 novembre 2018)

Congiuntura che mostra i primi segni di debolezza.  «Ci sono due aspetti da tenere in considerazione in questi esami – avverte Marcello Messori, economista della Luiss -. Il primo, incoraggiante, è che nell’analisi condotta dall’Eba i dati di bilancio al dicembre 2017 sottovalutano l’ulteriore pulizia di crediti deteriorati delle banche che soprattutto istituti come Intesa Sanpaolo e Banco Bpm hanno compiuto nei primi mesi del 2018». Ma, notizia meno positiva, «l’esame europeo per quanto concerne in Italia non considera l’escalation dei tassi di interesse dei titoli di Stato avvenuta dopo il 31 dicembre 2017». Nei primi mesi del 2018 molte banche, inoltre, hanno aumentato l’esposizione in bond statali, per diminuirla solo in estate. «Parte di questi titoli devono essere valutati dalle banche a prezzi di mercato e il loro calo di valore non incide sul conto economico ma va a diminuire il patrimonio». Insomma la situazione, dopo che l’Eba ha scattato la foto si è «fortemente deteriorata». Lo stress test nel suo scenario avverso considera uno spread (il differenziale tra i bond decennali italiani e tedeschi) da 250 punti base. Nella dura realtà lo abbiamo visto, ultimamente, balzare a 340 punti base.

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