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Perché Salvini vuole tornare al governo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-12-15

Dietro le parole sul comitato di salvezza nazionale e l’apertura a Draghi premier ci sono le paure delle inchieste giudiziarie, il timore per una legge elettorale lontana dagli interessi della Lega e il terrore che il consenso con il tempo inizi a sciogliersi

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Lui invoca un comitato di salvezza nazionale mentre il suo braccio destro Giancarlo Giorgetti propone Mario Draghi premier dell’esecutivo con tutti dentro che dovrebbe portare velocemente il paese alle urne. Ma perché Matteo Salvini vuole tornare al governo?

Perché Salvini vuole tornare al governo

Per Marco Travaglio la mossa di Salvini nasconde un sintomo di disperazione dinanzi alla “prospettiva terrificante (per lui) che il governo Conte duri tre anni e lo costringa a 36 mesi di urla e strepiti fino a perdere il fiato e ad arrivare spompato alle elezioni del 2023. Intanto le inchieste che lo terrorizzano, dalle mazzette russe ai voli di Stato, dai 49 milioni scomparsi alla nuova Tangentopoli lombarda, saranno giunte in porto. Tutto questo Salvini l’ha capito benissimo e cerca di modulare le sue mosse di conseguenza”. E in effetti anche le dichiarazioni di ieri sembrano andare in questa direzione: . «La Lega va oltre l’interesse di parte e si mette in gioco. Noi chiamiamo tutti attorno al tavolo da Leu a Forza Italia e vediamo». Ed eccolo entrare nel merito. «Diamoci cinque priorità: risparmio, infrastrutture, burocrazia, politiche di crescita e tutela della salute. Ci mettiamo attorno a un tavolo, riscriviamo le regole del gioco. In un mese condividiamo le cose su cui siamo d’accordo».

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I voli di Stato di Matteo Salvini (Il Fatto, 12 dicembre 2019)

È indubbio che Salvini si sia accorto dei pericoli che nasconde la lunga traversata all’opposizione che rischia se M5S, PD e Italia Viva riescono a tenere in piedi un governo fino al 2023. Così come è vero che da settimane Salvini cala nei sondaggi e prova a cambiare immagine, facendo tattica per mettere in crisi i 5 Stelle.

La paura della legge elettorale

Ma c’è anche un altro punto importante: la legge elettorale. Il Messaggero segnala che il Capitano punta ad incunearsi nella maggioranza in stallo sulla legge elettorale con l’obiettivo di proporsi come interlocutore di quella fetta di Pd che resta ancora ferma su un sistema maggioritario e che ha accettato il proporzionale ma solo se lo sbarramento resta al 5%. Dal canto suo Giorgetti continua a mostrarsi scettico sulla possibilità che la Lega possa ottenere elezioni a breve, e molto più preoccupato che alla fine si faccia una legge elettorale «contro Salvini» che «non fa bene all’Italia» che avrebbe bisogno di «un sistema che permetta di governare per cinque anni».

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La simulazione di voto del Mattino con il Salvinellum (2 ottobre 2019)

Ovvero proprio la legge proposta da Salvini con Calderoli. Che però i DEM e i grillini non vogliono, visto che puntano sul sistema spagnolo incentrato sul proporzionale. Ma c’è di più, rivela Marco Conti:

Un invito al dialogo, quello dei due maggiori esponenti della Lega che, pur non coincidendo nella prospettiva temporale e negli obiettivi, rivela crescenti difficoltà. Il timore che il consenso possa svanire, o ridimensionarsi nei tempi lunghi, è comune. La campagna acquisti, oltre a non piacere molto all’elettorato leghista, non è in grado di destabilizzare più di tanto la maggioranza. Senza contare che dentro FI, esclusi i trenta parlamentari che si ritengono garantiti dalla Lega, l’atmosfera è incandescente e in tanti sono pronti a trasformarsi in novelli responsabili.

«L’idea di Salvini, se non è tattica, è importante». Si chiede l’azzurro Osvaldo Napoli. Una domanda destinata ad avere una prima risposta dal risultato in Emilia Romagna dove i sondaggi danno, seppur di poco, ancora avanti il presidente uscente. A turbare i sonni di Salvini ci sono anche le Sardine e il successo che ottengono le piazze anche al Nord dove non basta più parlare di migranti per nascondere i problemi di aziende e partite iva.

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