Perché Salvini ha una gran paura della Gregoretti (e della legge Severino)

di dipocheparole

Pubblicato il 2019-12-21

Ieri avevamo fatto notare che nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera Matteo Salvini aveva detto una frase sibillina a proposito della legge Severino, in relazione all’indagine sul caso Gregoretti e all’accusa di sequestro di persona nei suoi confronti. «Al termine dei quattro giorni di presunto sequestro ottenemmo che cinque Paesi europei si suddividessero gli immigrati. Una …

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Ieri avevamo fatto notare che nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera Matteo Salvini aveva detto una frase sibillina a proposito della legge Severino, in relazione all’indagine sul caso Gregoretti e all’accusa di sequestro di persona nei suoi confronti. «Al termine dei quattro giorni di presunto sequestro ottenemmo che cinque Paesi europei si suddividessero gli immigrati. Una cosa è certa: lo rifarei. E se gli italiani lo vorranno, lo rifarò. Sempre che non ci siano stranezze legate alla legge Severino», ha detto il Capitano. Oggi Massimo Malpica sul Giornale spiega gli esatti contorni della paura di Salvini. Che è, come vediamo, piuttosto concreta:

Il problema, dunque, è che in caso di condanna Salvini potrebbe dover affrontare, appunto, le «stranezze legate» alla legge che porta il nome del Guardasigilli del governo Monti e che stabilisce, tra l’altro, i casi di sospensione e incandidabilità per le cariche politiche. Ne sa qualcosa Silvio Berlusconi, ma anche – soprattutto – il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Quest’ultimo, dopo la condanna in primo grado a un anno e tre mesi per abuso d’ufficio, legata a quando, da pm, aveva condotto l’inchiesta Why Not, era stato sospeso proprio per effetto della Severino.

Che impone, appunto, la sospensione degli amministratori pubblici, se condannati anche se solo in primo grado, per un periodo «di almeno 18 mesi». Per De Magistris, che si vide respingere il ricorso arrivato alla Consulta dal Tar che lo aveva reintegrato, a evitare la sospensione arrivò la sentenza di assoluzione in appello. Quanto serviva perché quella decisione della Corte costituzionale non avesse più alcun effetto sul sindaco di Napoli.

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In che modo la questione riguarda il leader leghista? Per Salvini, una eventuale condanna in primo grado non vorrebbe dire essere incandidabile, ma prevederebbe la sospensione in caso di elezione. Ed ecco dunque che quel riferimento tra le righe dell’intervista al Corriere evidenzia il verotimoredelnumerounodellaLega.Chetemechelatrappolasimaterializzi grazie al combinato disposto tra una condanna in primo grado e quanto previsto dalla legge Severino.

Che lo priverebbe degli effetti di una vittoria, costringendolo a finire sospeso – una volta eletto – subito dopo la chiamata al voto. È questo l’effetto che il leader leghista teme di più nell’appuntamento del 20 gennaio, ed è per questo che il «tradimento» degli ex alleati – con l’annuncio del voto a favore dell’autorizzazione del M5S da parte di Di Maio-non soltanto lo indispettisce. Ma lo preoccupa.

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