Marco Jacobini della Popolare di Bari indagato per corruzione di Bankitalia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-21

Gli elementi in forza dei quali l’ex Presidente della Popolare è indagato hanno a che fare con i rapporti avuti nel tempo tra Jacobini e la Vigilanza di Bankitalia. Elementi allo stato indiziari

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Carlo Bonini e Giuliano Foschini raccontano su Repubblica oggi che il Procuratore aggiunto Roberto Rossi, i sostituti Lanfranco Marazia e Federico Perrone Capano, hanno notificato a Marco Jacobini, ex Presidente e padre-padrone della Banca, un’informazione di garanzia per corruzione. Atto in cui, allo stato, non viene indicata l’identità del corrotto. Ma di cui Repubblica ha ricostruito il perimetro: la Vigilanza di Palazzo Koch.

Nel documento, la Procura si limita alla semplice contestazione del reato, senza specificarne le circostanze di tempo e di luogo, né chi sarebbe stato il destinatario della corruzione o in cosa si sarebbe concretizzata. L’unico dato di fatto che Repubblica è stata appunto in grado di acquisire con certezza, è che gli elementi in forza dei quali l’ex Presidente della Popolare è indagato hanno a che fare con i rapporti avuti nel tempo tra Jacobini e la Vigilanza di Bankitalia. Elementi allo stato indiziari. Sufficienti dunque all’iscrizione del registro degli indagati dell’ex Presidente come corruttore, ma non ancora così solidi per la Procura da dare un nome anche a chi, in Bankitalia, sarebbe stato in ipotesi corrotto.

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Le crisi bancarie e i salvataggi (Corriere della Sera, 15 dicembre 2019)

Nei rapporti tra Palazzo Koch e Bari c’è l’acquisto di Tercas, fosse uno dei nodi cruciali dell’inchiesta sul crac era apparso evidente già all’indomani del commissariamento. Ma non si può dire che sia questo il punto della questione in base ai dati disponibili.

Non fosse altro perché, gravata da quest’ombra, ora anche la lettura a posteriori di quanto accaduto nel cruciale autunno del 2013 (quando alla Popolare venne concesso di procedere a un’acquisizione cui in quel momento era ancora formalmente inibita) potrebbe trovare risposte diverse da quelle sin qui offerte da Bankitalia. Altro infatti è sostenere che, posta di fronte al dilemma se abbandonare al fallimento l’abruzzese Tercas e i suoi risparmiatori o consentirne il salvataggio per mano di chi non poteva tirarsi indietro (la Popolare), la Vigilanza scelse il male minore, scommettendo su un percorso virtuoso della Popolare e che i vertici della Popolare si erano impegnata a intraprendere. Altro è anche solo immaginare o ipotizzare che nella tolleranza concessa dalla Vigilanza alla dissennata governance della Popolare abbia ballato la promessa o la corruzione piena di chi della Vigilanza faceva parte.

Ma già così la notizia è abbastanza esplosiva. E potrebbe diventarlo ancora di più successivamente.

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