Perché Marine Le Pen può vincere le elezioni in Francia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-04-28

Il divario tra Emmanuell Macron e Marine Le Pen si riduce sempre di più. La candidata del Front National è ancora staccata di una ventina di punti nei sondaggi ma sta approfittando delle indecisioni del “fronte repubblicano” per guadagnare consensi a destra e a sinistra. Un gioco che Macron non sembra essere in grado di contrastare e che potrebbe aumentare le chance di vittoria per la Le Pen

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A poco più di una settimana dal ballottaggio delle Presidenziali francesi la vittoria di Emmanuel Macron, da molti auspicata e pronosticata nel tentativo di scongiurare la vittoria di Marine Le Pen, appare più incerta. Alcuni sondaggi infatti danno infatti la leader del Front National in leggera rimonta al 39% contro il 61% del candidato di En Marche. Un distacco enorme, senza dubbio, ma non incolmabile se pensiamo che il FN alle ultime elezioni politiche ha preso poco meno del 18%. E se confrontiamo i dati attuali con il risultato delle Presidenziali del 2002, quando Chirac sostenuto dal Fronte Repubblicano sconfisse Jean-Marie Le Pen con uno schiacciante e umilante 82,2% al ballottaggio.

Il front républicain si è dissolto

In queste presidenziali però a mancare è proprio il front républicain. Non si è ancora palesato il vasto e eterogeneo schieramento di forze politiche che si uniscono per non far vincere l’estrema destra xenofoba e sovranista di Marine Le Pen. Il problema è che non sembra probabile che entro il 7 maggio l’opposizione al FN si coaguli attorno a Macron. Questo accade per un motivo piuttosto semplice: il sovranismo e l’anti-europeismo della Le Pen non sono fanno passare in secondo piano le politiche di destra del FN (ad esempio i dirigenti negazionisti dell’olocausto) e piacciono a molti elettori di sinistra. Ma guardando il più recente sondaggio Ipsos è l’elettorato di tutti i partiti ad essere spaccato.

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I dati del sondaggio Ipsos del 23 aprile [Fonte: Game Changers/Ipsos/Sopra Steria via Ipsos.fr]
Ad approfittare di questa situazione sarà ovviamente la Le Pen alla quale fin da subito i sondaggi hanno accreditato dieci punti percentuali in più rispetto al primo turno. Nel 2002 le cose andarono diversamente e il fondatore del FN al ballottaggio prese sostanzialmente lo stesso numero di voti del primo turno.

La campagna di Macron segna il passo

Emmanuel Macron non è riuscito a capitalizzare il successo del primo turno utilizzandolo come volano per rivitalizzare la sua campagna elettorale. La Le Pen ne ha subito approfittato per andare ad Amiens e mettere a segno un colpo che ha umiliato Macron nella sua città natale. Quello che è successo nella fabbrica della Whirlpool, dove la Le Pen è si è precipitata mentre Macron incontrava le rappresentanze sindacali. Il candidato di En Marche! è stato fischiato dai lavoratori in sciopero che rischiano di perdere il posto di lavoro. La Le Pen invece si è presentata con i croissant al presidio promettendo di bloccare le delocalizzazione della produzione in Polonia e lodando la loro resistenza alla globalizzazione. Promessa che tutti sanno che l’eventuale Presidente Le Pen non potrà mantenere ma che ha sortito il suo effetto.

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La sindaca di Lille (PS) invita a far fronte comune contro il FN ma evita di menzionare Macron

Nel frattempo molti amministratori locali, sia socialisti che gollisti rifiutato di invitare i propri concittadini a votare per Macron e a fare fronte comune contro la Le Pen. Lo stesso ha scelto di fare anche Jean-Luc Mélenchon, il candidato della sinistra radicale che al primo turno ha conquistato poco meno del 20% dei voti, che ha deciso di non voler dare indicazioni ai suoi elettori. Sulla stessa linea anche i sindacati francesi che ancora non hanno preso una posizione sul voto del 7 maggio. L’ex deputata europea Marie-France Garaud ha invitato a votare Le Pen definendola una donna “che ha senso dello Stato”.

Gli elettori sono convinti che Macron ce la farà lo stesso

Marine è la candidata del popolo che difende i lavoratori, Macron l’uomo dei Rothschild al servizio delle oligarchie e dei mercati finanziari. Secondo il Telegraph per la prima volta Macron è sceso sotto il 60% dei consensi arrivando al 59%. C’è però da tenere conto anche il ruolo (e il peso) dei “né né”. Quelli che non vogliono stare né con i razzisti (il presidente in pectore del FN è stato rimpiazzato per antisemitismo) né con i banchieri (anche se la Le Pen è accusata di aver utilizzato impropriamente 5 milioni di euro di fondi europei). Un gioco a non volersi sporcare le mani (e la coscienza) che rischia di avvantaggiare ulteriormente la Le Pen.
 
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Dal momento che i pronostici puntano tutti su Macron è possibile che un’ampia fetta dell’elettorato, convinta che Macron ce la farà, non vada a votare. In questo modo gli elettori del FN avrebbero la possibilità di far pesare ancora di più il loro voto consentendo alla Le Pen – in caso di sconfitta – di ottenere un risultato che le farebbe molto comodo. Il FN, preso atto di non essere più una corpo estraneo alla democrazia francese potrebbe quindi accreditarsi come principale forza politica del paese. E non bisogna dimenticare che a giugno i francesi andranno a votare per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale e che Macron non ha ancora un partito e dei rappresentanti in Parlamento.

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